Solar Opposites: una famiglia di tutti i generi
Dimentichiamoci di quanto si avverta l’assenza del genio di Dan Harmon.
Dimentichiamo la violenza gratuita e non pensiamo che quel mondo in miniatura, che è quasi una serie a sé stante, ci ricorda una moltitudine di altri film.
Dimentichiamoci per un momento di quello che non funziona.
Solar Opposites in fondo, parla di una famiglia.
Una famiglia di tutti i generi, tra le altre cose.
Approdata a febbraio su Star, espansione di Disney+ contenente serie tv e film di genere meno disneyano, Solar Opposites è un cartone animato ideato da Justin Roiland (co-creatore di Rick and Morty) e da Mike MacMahan (Star Trek – Lower Decks). La serie parla delle avventure quotidiane di un gruppo di alieni: Korvo, Terry, Yumyulack, Jesse e la Pupa. In seguito alla distruzione del loro pianeta natale, Shlorp, si rifugiano in una cittadina americana in attesa che la loro Pupa raggiunga la maturità e proceda alla terra-formazione del pianeta per trasformarlo in un nuovo Shlorp.
Ad un primo sguardo tutto questo ci ricorda un po’ la fortunata serie 3rd Rock from the Sun, in cui un equipaggio di esploratori extraterrestri prende le sembianze di una famiglia media americana allo scopo di studiare il pianeta terra e gli esseri umani, ma le somiglianze finiscono qui. In Solar Opposites i protagonisti non fanno nulla per passare inosservati. La loro presenza è di dominio pubblico, mettendoli perfino al centro di una serie di bizzarre discriminazioni. I riferimenti e le citazioni non mancano, sebbene non siano paragonabili alle sottigliezze che ci ha regalato la serie di Rick and Morty.
In buona sostanza le situazioni strappano la loro quota di risate e in generale funzionano grazie al particolare punto di vista dei personaggi. Essendo esterni alla nostra società la commentano causticamente per tutto il tempo. Questo mostra fin da subito una divisione tra chi si innamora della terra e della sua cultura consumistica (Terry e Jessie) e di chi invece la disprezza (Korvo e Yumyulack).
Qualcuno la considera una serie un po’ superflua, anche se credo che gli vada riconosciuto il non trascurabile merito di averci mostrato una famiglia praticamente gender free (o addirittura gender fluid) senza alcuna forzatura. Tutto il resto è talmente sopra le righe che l’orientamento sessuale (o presunto tale) dei protagonisti passa quasi in secondo piano. È anche vero che il suo inserimento nella storia si insinua in modo molto naturale. Questo ci dimostra quanto le cose, nella televisione degli ultimi anni, siano cambiate.
Ci sono chiaramente delle figure para-genitoriali, Korvo e Terry. Una specie di coppia non coppia le cui interazioni sono un condensato di vita matrimoniale da sit-com, ma con molti più epiteti. Di fatto Korvo e Terry dormono in un letto matrimoniale e non si sa se per abitudine aliena o terrestre. “L’uomo di casa” è chiaramente Korvo, anche se questa sembra più una conseguenza diretta del suo ruolo di capo missione e non il derivato di una arcaica convenzione sociale.
I due replicanti (Yumyulack è quello di Korvo, mentre Jessie è quella di Terry), sono invece un maschio e una femmina. Di nuovo non si avvertono forzature. Si potrebbe pensare che questi due adolescenti siano stati inquadrati con più attenzione per risultare meno ambigui e accontentare quella fetta di pubblico tradizionalista. La verità è molto più semplice: sono solo dei ragazzi e in quanto tali ancora in cerca di una propria identità. Incantati e un po’ anche incastrati, nelle dinamiche sociali dei teenager terrestri, anche loro qualche volta vogliono solo piacere e integrarsi. D’altro canto, essendo Jessie e Yumyulack più immigrati degli immigrati, diventano il nuovo bersaglio dei compagni di scuola.
Attenzione. Non siamo certo di fronte ad una critica nei confronti di quella che qualcuno definisce dittatura del gender fluid. Per quello vi consiglio di prendere visione del capitolo 19 della terza stagione de Il metodo Kominsky, più o meno al minuto 4.00. Essendo un pezzo fuori contesto, non serve aver visto la serie e non ci sono spoiler.
In quella puntata Morgan Freeman interpreta sé stesso mentre gira il pilot di un remake di Quincy, serie investigativa degli anni ’80 che vedeva come protagonisti un patologo legale e il suo brillante assistente. Nella nuova versione, però, il dottor Quincy è un personaggio gender fluid.
Il dialogo è tanto bizzarro quanto comico ed è chiaramente una critica per certe prese di posizione, forse un po’ estreme, relative alla ridefinizione dei generi.
Ecco perché questo specifico aspetto di Solar Opposites, merita di essere sottolineato.
È vero. Sono alieni, non conosciamo la loro struttura sociale e quindi per questo possono appartenere a qualunque genere vogliano senza che ciò ci sembri strano. Ma è una cosa questa, che possiamo benissimo interpretare come un invito ai terrestri perché facciano lo stesso.
di Alessandro Felisi
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