Ranma in Mezzo: un cosplayer simbolo del cambiamento
A Riminicomix è successa una cosa che mi ha fatto pensare, anzi ho visto una cosa che mi ha fatto pensare. La fiera è andata bene, è stato stupendo ritornare dietro lo stand, accogliervi, firmare autografi e ridere con voi. Mi è perfino capitato di vedere un “free hugs”, probabilmente delle Harley Quinn avranno sfoderato le mazze da baseball e gli avranno dato quello che si meritava.
Sappiamo tutti com’è Rimini, non per forza il Comix, parlo anche della città: pelle scoperta per tutti e non c’è niente di male, fa caldo. Quindi i cosplayer si adeguano, molto spesso ci troviamo versioni da “puntata da spiaggia” dei personaggi di manga e anime, ma anche versioni più “leggere” dei nostri beniamini. Non è una regola, ma capita spesso e non posso che dargli ragione.
Io muoio con la camicia del Rinoceronte, anche se tiro su le maniche, ma è l’uniforme che mi sono scelto quindi zitto e mosca. Quello che ho visto era un cosplay di “Ranma 1/2”. “Ranma 1/2”, sia la versione da tankobon che la versione animata, la conoscete; se avete visto MTV quando la sua “M” voleva dire musica e non macherobaè, avete sicuramente visto Ranma, ma per quanto mi sembri strano, devo rendermi conto che sono vecchio, quindi parliamo velocemente di che cos’è Ranma. Si tratta di un manga e un anime dell’autrice Rumiko Takahashi, pubblicato in Giappone dal 1987 al 1986, il cui protagonista è un ragazzo esperto di arti marziali che, a seguito di una serie di eventi, viene colpito da una maledizione a dir poco singolare: a contatto con l’acqua fredda si trasforma in una ragazza e torna ragazzo a contatto con quella calda.
Ecco, questo è Ranma e io ho visto un cosplay a Rimini di Ranma versione maschile, fatto da una ragazza, una ragazza che come aspetto, forme e altezza ricordava molto la versione femminile di Ranma, ma tuttavia ha scelto di fare una sua versione maschile. Non ho fatto foto con la ragazza, l’ho vista di sfuggita (se leggerai questo ciao) però mi ha colpito particolarmente, non per il suo aspetto, ma per il messaggio che forse inavvertitamente mandava, ovvero che: non è sbagliato sentirsi chi si vuole e mutare da un giorno all’altro. Alcuni passano la vita a cercare se stessi dimenticandosi che forse c’è anche un’altra opzione: non si è sempre in un modo o nell’altro, ogni tanto si può essere anche in entrambi i modi e, soprattutto, poter cambiare quanto si vuole anche durante la stessa puntata, magari solo perché dell’acqua calda ti cade in testa. Quella ragazza avrebbe potuto semplicemente prendere la scelta più ovvia (alcuni direbbero naturale) invece ha scelto, senza volerlo, di mandare un messaggio, forse lo ha mandato solo a me; forse nessun altro si è fermato a pensare quanto potesse essere potente vedere una ragazza che sceglie di fare un cosplay di un uomo che può diventare una ragazza. Per molti, quasi tutti, probabilmente non ha voluto dire nulla, per me invece è uno specchio di questi tempi di rivelazione, uno specchio che riflette, sì questi momenti cruciali, ma se ci avviciniamo e scrutiamo bene sulla superficie ci accorgeremo che riflette noi come ogni specchio dovrebbe fare. Perché siamo noi questo momento storico e in questo momento storico ogni sforzo è utile, anche quelli involontari, anche quello di una ragazza che avrebbe potuto essere ovvia e invece ha deciso di stupire, anzi di stupirmi.
Forse è solo un mio viaggio, forse è qualcosa di più.
La cosa certa è che, se tutti stessimo più attenti a questi piccoli indizi lasciati dagli altri, forse capiremmo meglio quali attimi storici stiamo vivendo e quanto sia importante non dimenticarsi che molte regole che ci hanno detto, che abbiamo visto o che abbiamo trovato nei libri non erano in realtà regole, ma stereotipi. E, continuando a guardare in quello specchio, dobbiamo spostare lo sguardo dai nostri occhi a quelli degli altri, perché anche molti altri stanno guardando. E forse, se guarderemo tutti insieme, riusciremo a scorgere qualcosa di più, come io ho fatto tra la folla di Rimini qualche settimana fa.
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