Inno allo sport

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Inno allo sport

L’estate 2021 verrà ricordata da tutti – amanti dello sport e non – come una delle migliori da molto tempo, almeno a livello sportivo.
Dopo l’incredibile vittoria degli Europei di calcio, la spedizione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ha portato l’Italia a raggiungere straordinari obiettivi in ambito sportivo.
Noi italiani siamo fatti un po’ così: quando si tratta di sport troviamo di nuovo una ragione per amare la nostra patria, per esporre bandierine tricolore, per sentirci di nuovo davvero italiani. Sono queste le occasioni in cui, gli amanti dello sport, si scontrano più duramente con la dolorosa verità: nessuno li capirà davvero, mai fino in fondo. Non importa quanti amici sei riuscito a trascinare davanti alla tv per vedere le partite, o quella gara di nuoto a cui tenevi tanto. Ti sembra che nessuno ti capirà mai. Amare lo sport è una tortura solitaria, fatta di grandi soddisfazioni ma, soprattutto, di forti mal di pancia.

Se devo raccontare la mia esperienza personale e partire dall’inizio, devo citare la fase della mia vita in cui lo sport ero costretta a praticarlo. Ogni genitore, ad un certo punto, deve affrontare questo argomento con il proprio figlio: lo sport. Durante la ma infanzia ho provato  varie discipline, con risultati appena sufficienti. Nuoto, ginnastica artistica, pallavolo, pattinaggio artistico. Ho capito molto presto che lo sport migliore che avrei potuto praticare era mettermi sul divano e guardare una partita di calcio.
I miei primi ricordi legati allo sport riguardano soprattutto la domenica. Quando ero bambina, il pranzo della domenica era sacro, una di quelle rare occasioni in cui io, i miei genitori e mia sorella potevamo finalmente sincronizzare gli orologi e vivere nello stesso fuso orario. Nella piccola cucina della casa della mia infanzia, c’era una ancora più piccola televisione, quasi sempre sintonizzata sull’evento sportivo di punta. C’era il Supergigante con Alberto Tomba, qualche tappa del Giro d’Italia e, soprattutto, la Formula Uno.

La mia passione per lo sport è nata e cresciuta tra le quattro mura di casa, più che nei campi da gioco, più nel suono gracchiante della radiolina di mio padre che, a fine giornata, riassumeva i risultati delle partite di calcio che negli spogliatoi di qualche palestra di quartiere. Lo sport per me è sempre stato una grande passione che ho affrontato come tutte le altre: più con il cuore che con la testa. Ecco, quindi, che sono una tifosa imparziale, chiassosa e alcune volte un po’ volgare.

È davvero difficile spiegare a chi non ama lo sport quali siano le sensazioni che noi, che di sport ci nutriamo dalla mattina alla sera, proviamo ogni volta che dobbiamo affrontare una partita.
Da amante del calcio, ho negli anni cercato di spiegare più volte l’importanza di qualsiasi vittoria. E ai commenti del tipo che “noi veri tifosi non siamo mai contenti”, rispondo allo stesso modo: come ogni forma di amore, anche quella per lo sport deve avere la sua buona dose di sofferenza per essere davvero completa.

Credo che di questa straordinaria estate rimarrà a tutti, anche ai più lontani dal mondo dello sport, un bellissimo ricordo. Forse anche loro, obbligati a intense sessioni di nuoto e atletica, sono riusciti a sbirciare nel nostro mondo, fatto di attese e istanti preziosissimi.
La differenza di un solo secondo che decreta il colore di una medaglia.
La millimetrica attenzione dell’attaccante per evitare di finire in fuorigioco.

di Silvia ‘Stovtok’ Pochetti

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