I sussurri del mare

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I sussurri del mare

Non sai dire di preciso quando è cominciata. All’inizio erano cose di così poco conto che raramente lasciavano la loro impronta. Quando hai iniziato ad accorgerti di quello che stava succedendo, forse era già troppo tardi.

Un rumore alle tue spalle, delle ombre, vento. Cose così, a cui nemmeno davi peso. O peggio, ne ridevi. Ridevi di esserti fatto prendere alla sprovvista da qualcosa che non c’era.

E così è passato del tempo, la tua vita continuava tranquilla, giorno dopo giorno. Poi, hanno cominciato a succedere delle cose un po’ più difficili da mandare giù: degli stupidi errori, qualcosa di rotto, e ti dicevi di dover semplicemente fare più attenzione. Ha funzionato, ti ha tranquillizzato, finché tutto è sfuggito al tuo controllo: oggetti che cadevano senza che tu facessi nulla, mobili fuori posto, a volte solo di un nonnulla, ma abbastanza da farti capire che qualcosa decisamente non era come lo avevi lasciato.

Poi, è finito tutto.

Niente più fenomeni strani, e non hai potuto che riderne. Raccontavi di quegli strani mesi agli amici, e tutti ridevano ripensando agli horror spazzatura della loro infanzia. Tutto era normale e presto dimenticasti la maggior parte dei dettagli.

Un giorno, però.

Un giorno ricominciarono i fruscii, ma ti seguivano anche in luoghi in cui non avevano ragione di esistere. Un vento ti solleticava le orecchie, quasi come…un respiro delicato che iniziava a serpeggiare, diretto verso il centro della tua testa. Scuotevi con forza la testa, schiaffeggiandoti coi tuoi stessi capelli. Non è nulla, sarà un raffreddore.

Però. Però ad un certo punto hai realizzato che quel respiro non era vuoto, portava con sé mormorii lontani, e te ne rendesti conto quando ormai non potevi più negare la loro esistenza. Suoni leggerissimi, ma completamente sconnessi, inizialmente non avevano nemmeno una struttura, ma poi hanno iniziato a somigliare sempre di più a parole. Non riuscivi a trovare pace, hai consultato dottori, ma non c’era niente che non andasse, hai consultato psichiatri, ma niente alleviava i sintomi.

È stress, dicevano. E così hai lasciato il lavoro, hai iniziato a fare delle lunghe passeggiate. Ma i mormorii erano ancora lì, tempestando anche il tuo sonno. Non riuscivi a decifrare cosa contenessero quei suoni, ma ormai era un parlare continuo, come se qualcuno ti stesse sussurrando amorevolmente parole…che stavano distruggendo la tua vita.

E così hai pensato di farla finita. Davvero, stavolta. È tutto pronto, la tua psiche è talmente distrutta che non riesci nemmeno a tremare mentre le tue mani fanno quello che devono fare. Manca poco, pochissimo, e tutto sarà finito. Le parole nella tua testa aumentano vertiginosamente di volume, ti sembra di scoppiare, di essere strattonato in trecento direzioni diverse, di incrinarti e spezzarti come stoffa e vetro. Mentre la tua essenza sembra perdere completamente forma, fuori dalla finestra scorre via l’ultimo giorno d’estate.

Tra le parole assordanti, crolli a terra e la notte ti avvolge. C’è silenzio. L’estate è finita. Era solo un tormentone.

Apri gli occhi, è il primo giorno d’autunno e ti prepari per andare al lavoro.

Ciao a tutti! Per questo mese ho voluto tentare qualcosa di diverso rispetto al solito, lasciandomi ispirare dalla cosa che tutti aspettiamo con terrore: la stagione dei tormentoni, che nessuno che non viva sotto ad una roccia sfortunatamente riesce a sfuggire. Fortunatamente manca poco alla fine. Spero che questo raccontino vi sia piaciuto, e alla prossima!

Rowan

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