Chi si diverte nell’ora di educazione fisica?

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Chi si diverte nell’ora di educazione fisica?

Quando ero piccola pensavo di odiare lo sport.
Pensavo di essere incapace, pigra, svogliata.
E allora cominciavo nuovi corsi che poi abbandonavo poco dopo, avevo ansia prima delle lezioni di educazione fisica ed evitavo di giocare in spiaggia a pallavolo, racchettoni, qualsiasi attività che prevedesse del movimento.

Crescendo ho iniziato ad allenarmi da sola. È stata la mia salvezza, perché mi ha permesso di capire che non è vero che non mi piace lo sport. È che mi hanno sempre fatto credere così.
Uno dei grandi problemi dell’educazione sportiva (ma lo sappiamo, della nostra società) è l’approccio alla performance – si valuta quanto sei bravo, quanto corri veloce, quanti punti fai.
Perché?

Parlando di questo argomento sui social, negli ultimi anni, ho raccolto diverse testimonianze che dicevano la stessa cosa: l’idea di dover essere valutati sulle performance sportive allontanava dallo sport. E nel modo peggiore: facendoti sentire inadatto, incapace, imbranato, con un corpo non conforme a fare ciò che gli altri, invece, consideravano come un divertimento.

Anche io avrei voluto divertirmi nello scoprire i molti sport a cui mi sono iscritta: ma tra le prese in giro – che purtroppo ci sono – e un contesto che non faceva niente per spostare il focus su altro, io dallo sport mi sono allontanata.
E in questo modo mi sono allontanata dal mio corpo, dall’allenare il mio equilibrio, i miei movimenti, la mia percezione di ciò che ero.
Sono cresciuta sentendomi imbranata e sentendomi dire che non ero una sportiva.
Pensando che lo sport non poteva appartenermi – perché facevo troppa fatica, perché non ero coordinata, perché ero sgraziata, perché nessuno voleva mai scegliermi in squadra.
Considerando lo sport come a una disciplina per gli altri, non per me.

Ma nella mia mente vorrei provare ogni sport del mondo, ne sono incuriosita, attirata, affascinata. C’è l’idea di sperimentare cose nuove, di sfida con me stessa… Ma è difficile riconnettermi del tutto al mio corpo, perché quegli anni lì hanno spezzato qualcosa, e mi rimane appiccato dell’imbarazzo, la sensazione di non essere al posto giusto, di essere sbagliata.

Perché lo sport dovrebbe essere giusto solo per alcuni?
Perché lo sport dovrebbe essere solo per chi raggiunge determinati obiettivi?
È un nonsense che si alimenta di incredibili pregiudizi e sistemi sbagliati.

Raramente le lezioni erano accompagnate da riflessioni: ma quanto è importante comprendere il nostro rapporto con il corpo? Soprattutto negli anni della scuola, in cui il corpo cambia e diventa uno strano contenitore che ci può far soffrire.
Nelle definizioni di sport che trovo su vari dizionari fisici e online, compaiono le parole svago e divertimento: ma chi si diverte durante le ore di educazione fisica?
Il divertimento non deve essere imposto, ma ci deve essere un percorso che permetta a tutti di capire come divertirsi in un determinato contesto.
Divertimento. E allenamento delle capacità fisiche e psichiche: vanno di pari passo, nelle varie definizioni, ma a me sembra che nelle palestre si sia sempre puntato sulle prime, poco sulle seconde.

E poi c’è la componente di agonismo e quella di competizione.
La competizione, di per sé, è sempre sbagliata?
Non ho ancora un’idea precisa di questo. Io amo fare sfide con me stessa. Meno con gli altri. Ma la competizione può essere stimolante e insegnarci tante cose. Ma la nostra società ruota sempre più attorno alla competizione, in ogni ambito. E forse dovremmo imparare anche a godere delle cose senza essere i migliori, senza doverlo diventare. Forse ci vorrebbe anche qualcuno che ci spiega che l’equilibrio personale vale di più.

Nelle nostre scuole la strada da fare è ancora lunga.
Io mi auguro che qualche cambiamento ci sia. Che nessuno si senta più escluso da una attività – lo sport – che ne include, potenzialmente, mille.
Che tutti possano fare il proprio percorso seguiti da qualcuno che ha studiato, che li può aiutare nel capirsi, allenarsi, scoprirsi e divertirsi.

Una volta che si ama lo sport, poi, è per sempre.

Che sia per una corsa di venti minuti al parco sotto casa, una lezione di yoga al parco, una danza di notte sulla spiaggia.

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