I tormentoni riescono ancora a tormentarci?

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I tormentoni riescono ancora a tormentarci?

I tormentoni, non solo estivi, sono sempre esistiti e, diciamocelo chiaramente, i meme non sono che una declinazione internettiana del tormentone, ma a dirla tutta, è fin dall’antica Grecia che si ripetono certe frasi, o movimenti.
Canzoni non so, riesco difficile immaginare un reggaeton babilonese o un Despacito fenicio.
Ma avranno certo avuto anche i loro tormentoni.
Ci sono tanti punti da cui si poteva partire per parlare di tormentoni, e io ho scelto il più lontano, perché mi piace essere comoda.

Credo che non vi sia niente di più effimero e fugace di un classico tormentone estivo, la canzone che ti entra in testa per dieci minuti e poi mai più. Dunque, intanto mi chiedo, in un periodo dove si è bombardati da una sovrapproduzione di ogni genere, nello specifico musicale, che senso hanno ancora i tormentoni? Riescono davvero a tormentare? Cioè, fanno in tempo a sovrapporsi alla miriade di input che ci vengono sparati a raffica addosso?
Lasciamo stare la mia insofferenza per il genere che tende a diventare tormentante, che per me è un vero tormento, ma sul serio, chi si ricorda ormai le canzoni nel giro di un paio di settimane?

Ora non voglio fare la nostalgica che parla di antichi tormentoni come Festivalbar (anche se ne avrei ogni sacrosanto diritto parte 1) e rimpiange i gloriosi anni Novanta (anche se comunque le musiche remixate e ballate oggi sono quelle degli anni 90 e prima, quindi, ne avrei ogni sacrosanto diritto parte 2), ma voglio porre una questione più profonda.
Che bisogno c’è?

Ci sono significati nascosti dietro il “tormentone” che secondo me hanno radici assai interessanti. È indiscutibile che l’essere umano ami la ripetizione, la sicurezza della routine, ma senza fare della psicologia spicciola, basta pensare a quante canzoni nella nostra vita abbiamo ascoltato/stiamo ascoltando/ascolteremo in loop. Sicuramente più di una e non necessariamente un tormentone estivo, ecco.

Perciò adesso, scegliamoci il nostro tormentone estivo, del resto in molti sostengono ogni anno che non ci saranno più tormentoni e poi ZAC eccallà, che torna, l’amore e capoeira o il pistolero di turno.

La ripetizione tuttavia, è alla base della musica tutta: il ritornello non l’hanno inventato Takagi e Ketra.

Il concetto però che un motivetto entri in testa e venga continuamente canticchiato è stato a lungo studiato, sia per le sue ragioni sia per le sue conseguenze sulla mente umana. Esistono tanti effetti che una parola ripetuta fa nel nostro cervello: provate a ripetere una parola, o la stessa breve frase, magari un paio di rime. Dopo un po’ di volte, non perde di senso e rimane solo il ritmo o “il suono” che ha, invece del significato? Si chiama sazietà semantica e se questo vale solo per le parole, figuriamoci se arrivano accompagnate dalla musica o se si tratta solo di note.

La ripetizione fa bene al cuore e non è una questione di musica occidentale o orientale, funziona così ovunque, perché di base ci si sente più tranquilli quando si viene esposti a qualcosa che già conosciamo.

Per esempio, se vi dico “Ma-nah ma-nah” sapete già come dovete cantarla e vi verrà da rispondere “Du duu dududu” perché la ripetizione porta verso un’irresistibile voglia di rispondere a qualcosa che sappiamo. E agli esseri umani piace tanto sapere le cose, soprattutto quando di solito non ne sanno tante. Un effetto positivo della ripetizione sulla nostra mente è che ci invita a partecipare alla musica, facendo immaginare come essa continuerà e questo in realtà, attiva il cervello perché previsione e immaginazione implicano un ascolto attivo e non passivo. La ripetizione pertanto genera il piacere della prevedibilità: non significa che le cose inaspettate non ci piacciono, ma ci piace vedere come va a finire. In breve, se una parte già sai com’è e ti aspetti che continui in un certo modo, la seguirai per averne la conferma, mentre se c’è una parte ripetuta che a un certo punto cambia, ci piacerà lo stesso, perché abbiamo sia la ripetizione (prima) sia la sorpresa del cambiamento (dopo).

Si tratta di effetti che si applicano a in ogni genere musicale, dalla classica al pop, dal rock perfino al jazz.

Vien da chiedersi dunque perché certi tormentoni funzionano più di altri, ma la risposta purtroppo esulerebbe dall’ambito musicale per scivolare in quello economico… quindi rimaniamo con questo pensiero rinfrescante: potenzialmente il motivetto tormentone dell’estate potrebbe essere di qualsiasi genere musicale, ci è andata solo male per questo periodo, ecco.

Ora non vi rimane che dirci: qual è il vostro tormentone estivo?

di Alessandra ‘Furibionda’ Zanetti

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