E3, il nostro tormentone
Qualcuno d’estate immagina il mare, il sole, i gelati Cinque Stelle Sammontana e la musica reggaeton che sfonda i timpani: l’ennesima hit estiva a ripetizione che si può odiare quanto si vuole, ma che finiamo per cantare ugualmente. Per gli appassionati di videogiochi l’estate non è solo questo, ma anche questo. Videogiocare con 40 gradi all’ombra e i PC che scaldano ulteriormente stanze già ampiamente munite di ventilatori puntati sulla faccia, cercando di non morire e di seguire i nuovi annunci durante le conferenze E3: il nostro tormentone estivo. Ogni anno sviluppatori e publisher di tutto il mondo presentano le loro prossime uscite e mostrano lo stato di avanzamento dei lavori e dei servizi legati alla propria azienda: un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di videogiochi. L’E3 regala da sempre strane emozioni, spesso contraddittorie: un cocktail stravagante tra l’estasi e l’imbarazzo. Tutti si aspettano novità sulla propria serie di videogiochi preferita, alimentando sempre di più l’eccezionalismo di una console piuttosto che di un’altra, dimenticando che la crescita dell’industria riguarda tutto il suo insieme senza rivalità di sorta.
Quest’anno, nonostante alcuni alti e bassi, le conferenze hanno portato degli spunti di analisi che non si possono ignorare. Il periodo di pandemia ha messo a dura prova il settore dell’intrattenimento digitale, poiché se da una parte aumentava la richiesta di questa tipologia di prodotti, dall’altra lo smart-working e le condizioni lavorative disagevoli hanno reso difficile molti dei processi creativi e logistici dietro lo sviluppo di un titolo: le uscite di molti videogiochi sono, infatti, state rimandate più volte. Scopo fondamentale delle presentazioni di ques’tanno era di dare l’iniezione di speranza necessaria per un’eventuale ripresa nel mondo post-pandemia, un segnale che pian piano si sta riprendendo a creare. Mi sbilancerò, ma tutto ciò è avvenuto: per quanto ci siano stati momenti stucchevoli (Capcom e Square Enix ad esempio) e poco stimolanti, sarà eccitante seguire nel futuro prossimo diversi dei progetti annunciati.
Il punto più alto, checché se ne dica, è stato raggiunto dalla presentazione di Xbox e Bethesda, prima conferenza svolta in collaborazione tra i due colossi dopo l’acquisizione avvenuta nel marzo 2020. Quasi novanta minuti di annunci a ritmo serrato hanno portato alla luce tantissime novità, restituendo quantomeno l’impressione che questa partnership sia fruttuosa su tutta la linea.
Possiamo quindi gioire perché, anche se spoilerato tutto dal Washington Post, finalmente c’è una data di uscita per Starfield, il nuovo titolo fantascientifico di Bethesda. Uscirà il giorno 11/11/22 “Skyrim in space”, così è stato infelicemente definito dallo stesso produttore esecutivo Todd Howard. E’ inoltre percettibile anche un ritorno di fiamma per titoli cooperativi, da The Anacrusis di Stray Bombay, passando per Redfall di Arkane Austin fino ad arrivare a Back 4 Blood di Turtle Rock Studios. Ma la cosa che più ha lasciato stupiti è sicuramente la presenza imprescindibile di Xbox Game Pass, un servizio in abbonamento che permette di accedere ad un vastissimo catalogo di giochi: un Netflix di noi altri.
La maggior parte dei titoli annunciati in quei 90 minuti sarà disponibile sul servizio in abbonamento dal primo giorno di uscita, giocabile sia da utenti Xbox che PC. Così facendo si rimpolpa un catalogo già di per sé molto variegato, rendendo accessibili anche titoli nuovi: il potenziamento di questo servizio è un investimento coraggioso. La conferenza Xbox e Bethesda è stata, quindi, la più interessante, ma come non citare anche gli annunci rivelati da Nintendo, con l’uscita di Breath of the Wild 2 e Metroid Dread, oppure Bandai Namco che ha mostrato il primo trailer e data di uscita per Elden Ring, a mani basse uno dei titoli più attesi prodotto da From Software e previsto per il 21/1/2022.
Ma a lasciare un segno in questa sequela di stancanti conferenze, quest’anno svolte almeno ad orari decenti e che permettevano quel tanto sopravvalutato sonno che ogni addetto ai lavori dell’industria reclama durante questa lunga settimana, lascia un solco importante anche la realtà italiana. Ubisoft, durante il suo spazio virtuale, ha presentato Mario + Rabbids: Sparks of Hope, sequel di Kingdom Battle e crossover tra i personaggi iconici di Nintendo e i Rabbids della software house francese. Ad occuparsi di questo delicato progetto collaborativo è lo studio di Ubisoft Milan, con la direzione di Davide Soliani. Un incarico complesso da gestire e l’annuncio di un secondo capitolo è il segnale lampante che la collaborazione prosegue a gonfie vele. Inoltre grandi notizie soprattutto per l’annuncio di Soulstice, brutale hack ‘n’ slash sviluppato dalla software house milanese Reply Games Studios, che in passsato si era occupata della trasposizione dei celebri libri game di Lupo Solitario, collaborando anche a stretto contatto con il loro autore Joe Dever. Per l’azienda si tratta di un incredibile balzo in avanti in termini tecnici: dal trailer è possibile vedere qualche frammento di gameplay e risulta un prodotto più complesso rispetto a quanto realizzato in precedenza, con forti richiami a titoli come Devil May Cry e una grande influenza orientale.
Il tormentone dell’E3 è arrivato alla sua fine anche quest’anno, in un momento complesso nella storia del mondo, lasciando grandi aspettative per il futuro dell’industria. Tra franchise secolari in cerca di nuove identità ludiche e proprietà intellettuali completamente originali, è in arrivo una ventata di aria fresca. Come la brezza che si sente le sere d’estate, guardando l’orizzonte in cerca di un futuro dopo questo anno di sofferenza ed incertezze. Magari mangiando un Cinque Stelle Sammontana e, ancora, non ci siamo liberati della canzone reggaeton dell’anno, anzi l’abbiamo cantata tutti a gran voce.
di Damiano D’Agostino
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