I traumi e le ansie di "Niente Paura c'è Alfred"

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I traumi e le ansie di “Niente Paura c’è Alfred”

Di paperi nei cartoni ce ne sono fin troppi, un po’ come i cani, i gatti e soprattutto i topi, maledetti topi. Quando qualcuno dice “paperi” il pensiero vola (o nuota) subito a Carl Barks, l’inventore disneyano di Zio Paperone e della sua allegra famigliola, poi c’è Duffy Duck, come dimenticare lo scontro epico al pianoforte in “Roger Rabbit”?

Ma il papero di cui voglio parlarvi io si chiama Alfred. È comparso in Italia negli anni ’90 sulle reti Mediaset, in un apparente innocuo cartone animato dal titolo “Niente paura c’è Alfred! – Alfred J. Kwak” (titolo originale giapponese “Chiisana Ahiru no Aokina Ai no Monogatari Ahiru no Kwak”). Lo avete visto, lo so.

Ma perché scrivere anche: “niente paura”? Cosa c’è da aver paura in questo cartone? Credetemi quando vi dico che c’è fin troppa roba da temere in “Niente paura c’è Alfred”. Questo cartoon, con ovviamente la sigla cantata da Cristina D’Avena, è un patchwork di: traumi, fobie, ingiustizie e meschinità; forse è proprio grazie ad esso che abbiamo mandato giù con tanta semplicità prodotti come “Game of Thrones”. Voi forse pensate che io stia scherzando, che come al solito io esageri, la verità è che questo dannato papero ha visto cose più orribili della paperetta di gomma che tenete in bagno. Ma anche se potrebbe essere divertente elencare questi frammenti horror che avete cercato di insabbiare, il vero punto forte di “Alfred J. Kwak” è la lungimiranza e l’anticipo sui tempi con la quale affronta tematiche serie ed importanti per le quali oggi ci danniamo l’anima.

Il cartone animato è basato su un’opera di Herman Van Veen, Herman è anche l’autore della colonna sonora della serie che vanta ben 52 episodi di circa venticinque minuti ciascuno. Le tematiche delle quali vi parlavo prima non sono per niente leggere agli occhi di un bambino, vi basti sapere che i genitori di Alfred sono morti in un incidente d’auto, e nascondevano nel loro zoccolo/casa di legno una famiglia di papere nere migrate dal Sud Africa.

Celate ad un avvoltoio nazista che stava cercando di metterle in un campo di lavoro. Se non vi basta questo risvolto ci aggiungo anche che Alfred s’innamora della più giovane delle papere fuggiasche (inserendo anche il tema dell’amore interrazziale), e nel cast di personaggi compare anche un certo Ollie de Ooievaar, una cicogna che all’inizio della serie si riferisce a sé stessa con i pronomi femminili, mentre dopo molti episodi (e dopo uno skip temporale) predilige quelli maschili. Nel 2013 l’autore ha confermato che il cambiamento non si tratta di un ripensamento o un errore di doppiaggio, ma proprio una decisione che mira a sottolineare che Ollie è un maschio trans.

“Niente paura c’è Alfred!” è un cartoon che merita di essere rivisto con nuovi occhi e soprattutto mostrato alle nuove generazioni.

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