Camere separate

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Camere separate

Mi sono avvicinata a Tondelli con una vivace curiosità: su Instagram ne avevo sentito parlar tanto, e tanto bene. Sapevo di andar incontro a un genere che non affronto da un po’, ma la cosa non mi intimoriva, anzi. Ultimamente voglio mettermi alla prova, spingermi oltre la mia comfort zone (fatta di storie surreali, avventure e Graphic Novel) e cimentarmi con letture di tutt’altro tipo. Come storie di vita, narrativa di stampo realistico, psicologico o d’amore.

Camere separate è qualcosa di tutto questo.

La storia parla del trentenne Leo, uno scrittore, e del suo tentativo di riformulare la sua vita, ripercorrendo il passato su una strada che lo conduce a una fuga dal presente e dal futuro. Dopo la morte di Thomas, Leo si ritrova senza più punti di riferimento, e con la scrittura come unico strumento per cercare di far fronte al lutto dell’amore – della capacità di vivere l’amore – nella sua vita.

Verso il silenzio, il mondo di Leo e Camere separate sono i tre momenti in cui è diviso il libro, che si apre con un miscuglio di ricordi di adolescenza, di amori passati e di sensazioni. La prima parte l’ho trovata pesante, difficoltosa. Temevo di non riuscire a comprendere Tondelli e a sciogliermi nella sua storia. La pesantezza mi derivava soprattutto da alcuni passaggi in cui comparivano i più disparati problemi sociali, ma che percepivo “senza una motivazione”. Non riuscivo a star tranquilla. Ho faticato a proseguire.

Camere separate

Nella seconda parte della lettura invece le cose sono andate meglio. Le descrizioni della socialità ritrovata o abnegata, dei ricordi d’infanzia, delle dinamiche di paese le ho trovate molto interessanti e anche poetiche.  Ma è l’amore con Thomas protagonista: naturale, violento nei suoi dolori e nelle sue incomprensioni, ma anche appassionante e appagante. Bellissimi i passaggi in cui Leo e Thomas si respingono, il modo in cui Tondelli mostra un aspetto dell’amore di una passionalità estrema, anche se brutale. La profondità e la sensibilità di Leo ci trasportano in un vortice di emozioni contrastanti. Camere separate è un libro dell’anima, della sua complessità, dei suoi turbinii. Tondelli è sincero, non edulcora, non fa del dolore l’unica via attraverso cui percorrere il suo libro, riesce a intessere onestamente una storia di amore diversa da tutte le altre, ma simile in quegli aspetti che più fatichiamo ad accettare.

C’erano notti in cui, dormendo con Thomas, improvvisamente apriva gli occhi e lo vedeva irrigidito a fissare nel vuoto. Gli si accostava chiedendogli a cosa stesse pensando e Thomas rispondeva, spaventato, sull’orlo del panico: “Chi sei? Con chi sto dormendo?” E Leo capiva che in quel momento Thomas non stava chiedendogli chi realmente fosse, ma quale specie di bizzarria semantica esistesse da fargli dividere il letto con uno sconosciuto. 

[…] Abbiamo bisogno di tempo. Di mettere tempo fra noi. Di vivere insieme, di viaggiare insieme, perché il nostro pensiero riconosca istintivamente l’altro; e lo riconosca come una presenza automatica di consuetudine e affetto. Abbiamo bisogno di molto tempo per accettare la brutalità del fatto di non essere più soli. 

Non si tratta solamente di due persone che si amano: si tratta dell’intimità di ciò che si conosce, di ciò che si vive e si pensa. Straziante: nonostante si sappia come “va a finire” all’inizio del libro, a un certo punto la scrittura diventa un fiume che trascina verso la conclusione. Non c’è qualcosa “da scoprire”, ma una volta calati dentro di Leo dobbiamo riuscire a uscirne insieme a lui, lottiamo per la sua risalita, affannosamente come se fossimo noi stessi ad annegare.

D’altra parte quale bestiale coercizione spinge gli uomini a cercarsi, affannosamente, brutalmente, per rapinarsi e ferirsi a vicenda? Quale catastrofe iniziale ha permesso che l’Eros divenisse rintracciabile solo nell’ossessione della genitalità e non invece nel rispetto delle reciproche posizioni d’amore? Quante amicizie Leo ha visto finire, brutalmente, con dolore, perché uno dei due non concedeva il proprio corpo all’altro? Confinare la sessualità entro i dovuti limiti, circoscriverla, non è forse attribuirle il suo naturale rilievo?

Leo ci risulta a volte insopportabile, a volte incomprensibile, ma immensamente umano nelle sue fragilità e confusioni. La solitudine non è l’opposto dell’amore: la solitudine è parte dell’amore, Leo lo vive potentemente sulla propria pelle, e ricerca di continuo il senso della solitudine, la sua necessità, la sua bellezza o il suo superamento.

La piccola frase che si trovò a scrivere in una di queste lettere fu “camere separate”. E spiegò a Thomas che avrebbe voluto, con lui, un rapporto di contiguità, di appartenenza ma non di possesso. Che preferiva restare solo, ma nello stesso tempo, pensava a lui come all’amante prediletto, al favorito di un fidanzamento perenne. Che non dovevano temere della loro solitudine, anzi viverla come il frutto più completo del loro amore perché, in fondo, pur nella separatezza, loro si appartenevano e continuavano ad amarsi.

L’idea del corpo e della scrittura è una delle rappresentazioni più belle che Tondelli ci offre. Si parla molto di corpo, di piacere, di sesso, e si parla molto anche di scrittura. Leo ha sempre trovato la propria diversità nella scrittura e il cambiamento che vive nel corso della storia si riflette anche nel suo rapporto con il suo mestiere, visto come assolutamente fondante della sua personalità.

Quando pensa a questo episodio lo colpisce l’idea di essere stato sorpreso, nudo, da uno sconosciuto. Sente insomma quel libro, o altri che ha scritto, come il suo corpo spogliato. Non una emanazione di sé, una proiezione, un transfert, ma proprio, realmente, il suo corpo. Leggere quelle pagine è addentrarsi sulla sua pelle e nei suoi nervi, far l’amore con lui, odiarlo, ricordarlo, sognarlo.

Camere Separate

Ultime considerazioni, infine: la storia di amore tra Leo e Thomas è una storia d’amore. Con tutti i connotati che una storia d’amore può avere. Non è importante che il loro sia un amore omosessuale, così come non dovrebbe essere importante nella vita che un amore sia omosessuale. Quando l’omosessualità diventa tema, non risulta mai scontato né banalizzato. Tondelli non calca la mano sulla diversità, parla del loro amore come parlerebbe di un amore eterosessuale, e questo è un aspetto bellissimo del libro. Quando si parla di omosessualità e società, però, Tondelli non rimane in silenzio, fingendo che anche il resto del mondo consideri questo amore come un amore normale. Ho trovato tutto questo di una limpidezza e di una bellezza semplice, efficace e significativa.

 Era una sensazione nuova, perché Leo non aveva mai creduto al valore dell’accettazione. Non gli importava, teoricamente, essere accettato né legittimato da nessuno. Era in se stesso che traeva valore e legge. Non dall’esterno. A nessuno avrebbe mai e poi mai concesso questo diritto. Lui esisteva. E questo era tutto. È da folli chiedere all’essere le ragioni per cui è. E invece in quell’aula universitaria era avvenuto per Leo un fatto strano. E c’era solo una spiegazione possibile: Thomas. Leo infatti non si presentava più all’esterno come Leo, ma come Leo-con-Thomas. Non viveva più solo. Era con un altro. E il mondo doveva prenderne atto. Sarebbe stato così semplice dire: “Io lo amo. E il resto vada al diavolo.” Ma l’amore ha bisogno del mondo, per potersi affermare e Leo sapeva come la felicità avesse bisogno di restare  mondana per potersi appagare.

L’edizione Bompiani di Camere separate si conclude con lettere, interviste e altri brevi interventi che illuminano piacevolmente la storia appena conclusa. Le lettere dello scrittore sono davvero capaci di emozionare, di avvicinare il lettore non solo a Tondelli, ma anche a Leo, alla sua vita.

di Viola “Lady Viova” Sanguinetti

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