Un Mare di Plastica

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Un Mare di Plastica

Inizia tutto con un gesto distratto. Una mascherina cade dalla tasca. Un mozzicone di sigaretta viene spento sotto il tacco della scarpa. Una busta di plastica lasciata al lato del bidone della spazzatura. Una bottiglietta vuota sotto la sdraio.

Poi un colpo di vento, un po’ di pioggia, un calcio assestato per gioco. Quel piccolo insignificante rifiuto arriva in un tombino, in un fosso, sul bagnasciuga.

Poi al mare.

Solo nel Mediterraneo ogni minuto l’equivalente di 34.000 bottigliette di plastica finisce in mare.
È una quantità impressionante, composta da bottigliette, sacchetti, mozziconi di sigarette, posate e bicchieri di plastica, ma anche rifiuti più grandi come sedie o altri mobili in plastica, teloni e vestiti.
Tante piccole cose. Che poi restano in natura a far danni per lunghi periodi di tempo.
Un banale mozzicone di sigaretta dura in mare 5 anni. Una cannuccia di plastica la ritroviamo a distanza di 200 anni, il bicchiere che la conteneva anche 450 anni.

Ma non è tanto il fatto che questi rifiuti durano nel tempo il problema, il problema è che hanno tutto quel tempo a disposizione per ferire, soffocare e uccidere le specie marine e non.

Il 90% dei danni a specie marine è dovuto alla plastica!

Gli uccelli marini sentono l’odore di mare e inghiottono i piccoli tappi, i mozziconi di sigaretta, i residui di plastica di ogni genere.
Le tartarughe marine, ghiotte di meduse si lasciano ingannare dai sacchetti di plastica che fluttuano nell’acqua come il loro piatto preferito e rimangono soffocate.

I grandi mammiferi, che passano gran parte della giornata a mangiare banchi di pesci o krill spesso muoiono di fame, perché hanno lo stomaco pieno, ma di plastica e quella non li nutre.

Negli ultimi 10 anni nel 33% dei capodogli spiaggiati è stata trovata plastica nello stomaco, spesso decine di chili.

Un altro grande nemico della vita acquatica sono le reti fantasma. Reti da pesca, in plastica, che durano centinai di anni. Le reti sono pericolose per le creature marine piccole e grandi. Imprigionando i corpi di delfini, tartarughe, foche e balene li condannano al soffocamento, poiché tutte queste creature hanno bisogno di tornare a galla per respirare. Ma anche le creature che respirano sott’acqua non sono immuni da una morte orribile quando incontrano le reti, perché se pure rimangono impigliate non riescono più a cacciare e muoiono di fame.

Tornando sempre ai dati relativi alle balene spiaggiate, negli ultimi 10 anni il 4% di quelle rinvenute sulle spiagge è stato ucciso da reti da pesca, e non sappiamo quante giacciono nelle profondità marine per lo stesso silenzioso killer.

Quando queste plastiche cominciano a rompersi e sfaldarsi si trasformano in microplastiche, pezzettini che entrano a far parte dell’alimentazione anche dei pesci più piccoli, alla base della catena alimentare, avvelenando poi a cascata tutti i loro predatori, tra i quali, indovinate un po’, c’è l’uomo.

Troppo spesso ce ne dimentichiamo, il rispetto dell’ambiente e degli animali che lo abitano è qualcosa che ci riguarda direttamente, poiché le attività umane danneggiano noi tutti.

Il problema della plastica si trasforma così in un dato impressionante.
Si è calcolato che in media un essere umano mangia 5 grammi di plastica alla settimana. Ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine di questa quantità di plastica nel nostro corpo. Ma a voi che effetto fa sapere che, in piccoli pezzi, mangiate l’equivalente di una carta di credito ogni settimana?

Ognuno di noi può fare qualcosa, se ci pensate i rifiuti che arrivano in mare sono per la maggior parte singoli stupidi rifiuti lasciati in giro perché sembravano poca cosa.

Se vi cade la mascherina a terra raccoglietela.
Se finite una bottiglietta d’acqua buttatela nel bidone della spazzatura, o mettetela nel vostro zaino, così che non voli via.
Se potete usate borracce o fontane e  evitate i prodotti usa e getta.

Non buttate alcun rifiuto a terra e se vi capita che vi cada qualcosa per errore raccoglietelo. Era nelle vostre mani fino a 2 secondi prima, non morirete a toccarlo anche se è stato a terra per pochi istanti.

Fate la raccolta differenziata dei rifiuti.

Rompete le scatole ad amici e parenti perché, come voi, non abbandonino i rifiuti. Nemmeno il mozzicone di sigaretta. Lo possono spegnere e rimetterselo in tasca se proprio c’è un cestino nei paraggi.

Non si tratta di cambiare il proprio stile di vita, ma di cominciare a far la differenza solo stando un po’ più attenti a non abbandonare i propri rifiuti nell’ambiente.

Poi non abbiate paura di far valere le vostre ragioni di cittadini! Se trovate dei rifiuti nei parchi, nei fossi o sulle spiagge del vostro Comune non giratevi dall’altra parte. Chiamate l’ufficio tecnico o chi per loro. Mandate e-mail. Pretendete che vadano a raccogliere subito le immondizie che avete visto!

Prima che venga il vento.

Prima che venga la pioggia.

Prima che sia troppo tardi.

Baci, salati.

G.

 

*I dati inseriti in questo articolo sono tratti dalla rivista “Panda” Giugno 2019 pubblicata da WWF Italia.

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