Navigare in acque pericolose: Fukushima

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Navigare in acque pericolose: Fukushima

Dalla tragedia alla ripartenza… forse

2011.
Marzo.
L’11 del mese un terremoto tremendo si è abbattuto sul Giappone, la storia la sappiamo.
Passati 10 anni esatti, pochi giorni fa (esattamente il 13 Aprile) il governo giapponese ha deciso di rilasciare nell’oceano le acque radioattive che si sono accumulate nell’impianto Fukushima 1.

Il Primo Ministro Suga si è incontrato con i membri del gabinetto per formalizzare la decisione.
Che ovviamente non sta facendo felici né i pescatori locali né le nazioni confinanti, come Corea del Sud e Cina.
Nazioni che, come altri paesi e regioni, ha imposto delle restrizioni già da tempo sull’importazione di prodotti ittici giapponesi della zona di Fukushima.

Nonostante il fatto che il governo continui ad affermare che non ci saranno problemi né per l’ambiente né per gli esseri umani, molte domande sorgono così come i dubbi sulla scelta giapponese.
È veramente sicuro come dicono?

L’acqua dei reattori è stata trattata, dalla TEPCO – Tokyo Electric Power Company – utilizzando un sistema chiamato ALPS (Advanced Liquid Processing System).
Facendo alcune ricerche ho scoperto che questo processo elimina 62 tipi diversi di inquinamento radioattivo, di cui non farò l’elenco perché anch’io ci capisco poco.
Sembra però che non elimini il trizio.
Se come me, vi starete chiedendo cosa sia il trizio, ve lo dico subito: è un isotopo radioattivo dell’idrogeno, che forma un composto chiamato “acqua super pesante”. Composto difficile da separare e altamente instabile.

Tirando le somme sulla pericolosità

Ma quindi è pericoloso?
“Snì”
Permettetemi di usare questa parolina che non esiste in italiano.
Dico “snì” perché tecnicamente è l’elemento meno pericoloso tra tutti quelli potenzialmente trovabili nelle acque contaminate, quindi in teoria l’ALPS (che non sono le Alpi in inglese) sta facendo un buon lavoro.
Quindi tecnicamente, visto che la TEPCO sta finendo lo spazio dove tenere l’acqua, in autunno non sapranno più dove metterla, il governo ha tecnicamente scelto di correre un rischio minimo per evitare di trovarsi in guai maggiori.
Liberarsi di queste acque, infatti, è necessario per portare avanti la disattivazione degli impianti di Fukushima, che sta impiegando anni e anni.

Cosa ne pensa l’Agenzia internazionale per l’energia atomica?

Rafael Grossi, direttore generale, ha affermato che è una scelta corretta, apparentemente in linea con le pratiche standard dell’industria nucleare mondiale.
Ciò non toglie che i ministri degli affari esteri cinese e coreano abbiano criticato la scelta dimostrandosi preoccupati per le conseguenze.
Sappiamo che spesso i giapponesi non prendono le decisioni migliori per l’ambiente e la biodiversità, vi ricordo la caccia intensiva alle balene, quella ai delfini, la produzione eccessiva di confezioni di plastica. D’altro canto mettere a repentaglio la propria salute e l’industria ittica non è neanche una mossa geniale da un punto di vista economico.
Qual è la soluzione giusta?
Lo scopriremo solo col tempo.

Love, Monigiri

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