La passione è questione di spirito

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La passione è questione di spirito

Tempo fa sono entrato in libreria, strano vero? Ho attraversato il corridoio che mi divideva dalla cassa e ho visto una torre di libri come nessun umano li impilerebbe. Dietro di me intanto gli schedari si aprivano e i libri volavano da uno scaffale all’altro, del moccio colava dalle mensole della libreria, una strisciata di ectoplasma verde fosforescente ha attirato la mia attenzione.

Eccolo lì, la novelizzazione dei primi due film degli Acchiappafantasmi scritta da Richard Mueller e Ed Naha. Magazzini Salani li ha finalmente ristampati con una uniforme tutta nuova, il bambino dentro di me ha urlato: “PIGLIALA!”.
Non ho voluto fare la mammola e di lì a poco mi sono ritrovato per strada, con un nuovo libro in mano. Che te ne fai di un libro se hai già visto i film? (soprattutto se il libro è stato scritto dopo) Beh, per scoprire un’infinità di dettagli, scene tagliate ed easteregg. Come ad esempio le notizie riguardo i genitori di Peter Venkman (che mi piace pensare siano retroattivamente in continuity anche con i cartoon).

Ve lo consiglio, ma per un dettaglio devo dare ragione al mio collega ed amico Edoardo Stoppacciaro, gli incipit con il meteo in stile “era una giornata buia e tempestosa” sono un ostacolo enorme che fa venire voglia di smettere di leggere da subito. Ma voi resistete ragazzi, resistete.

Alcuni penserebbero che leggere un libro di un film che hai già visto sia una perdita di tempo, in particolare perché non ci troviamo di fronte a libri vitali, come la novelizzazione di quelli dell’ultima trilogia di Guerre Stellari, dove per comprendere la trama e i suoi buchi è necessario buttarsi a capofitto nella lettura.

Ghostbusters è un film completo, non scricchiola e soprattutto è riuscito a fare quello che molti film, nello specifico saghe, non hanno neanche immaginato di poter raggiungere, ovvero mantenere il proprio marchio solido e costante anche senza costanti film, sequel o riedizioni. Forse l’unico altro esempio di questa vittoria potrebbe essere “Ritorno al futuro”, tuttavia “Ritorno al futuro” non ha un logo così vitale e inserito nella sua trama, come lo ha “Ghostbusters”; il titolo giallo e rosso di “Back to the future” non compare mai nella trama della pellicola, invece l’icona con il fantasmino di “Ghostbusters” è parte integrante della storia e forse proprio per questo è arrivata così inattaccabile a noi. E per lo stesso motivo quando ho visto il logo su quel libro, sono stato travolto.

Io mi sono avvicinato, ma è stato un bambino ad afferrare il libro; sono stato io a pagarlo alla cassa, ma sarà quel bambino a leggerlo. E vista la sua potenza emotiva dovuta anche al suo design, mi ero emozionato solo all’idea di poter sapere anche un dettaglio in più di quello che poteva accadere in una delle storie che preferisco. Non rifuggite le novelizzazioni dei film, non sono solo una scusa per fare soldi, alcune volte c’è del cuore e alcune volte sono sugli scaffali proprio per voi.

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