Inno alla Morte e la profondità del mare

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Inno alla Morte e la profondità del mare

I primi anni del Novecento furono molto duri per il popolo coreano: il Giappone si era impadronito della penisola, trasformando il paese in una colonia. Oltre a conseguenze drammatiche, la dominazione giapponese in Corea portò anche alla nascita di interessanti realtà culturali, animate da giovani artisti, che sognavano un paese libero e che utilizzavano la loro arte per fuggire dalle rigide regole della censura nipponica.

In questo tormentato periodo, nacquero due giovani: Yun Sim-deok e Kim Woo-jin.

Yun Sim-deok era figlia di una famiglia di provincia, molto povera. Nonostante questo, i suoi sforzi e quelli dei suoi genitori le permisero di diplomarsi e, come prima coreana della storia, a frequentare la famosa Tokyo Music School.

Kim Woo-Jin, invece, era figlio di un ricco proprietario terriero, che gli aveva concesso di partire per Tokyo e studiare ciò che desiderava – letteratura inglese – con la promessa di vederlo tornare più maturo, e pronto a prendere le redini dell’azienda e di essere un capofamiglia degno della moglie che l’uomo aveva scelto per lui.

Il loro incontro, se paragonato al periodo storico che stavano vivendo, fu piuttosto banale: interessati entrambi alle produzioni teatrali e alla necessità di tenere viva la cultura coreana, Sim-deok e Woo-Jin diventarono colleghi all’interno di un gruppo di giovani artisti, tutti emigrati a Tokyo per necessità di studio.

Sim-deok era una giovane donna dal carattere forte, che mal celava il suo disprezzo per le regole sociali e per il colonialismo giapponese. Spesso la sua vivacità l’aveva resa protagonista di scandali che la ritraevano come una femme fatale. Ciò non l’aveva abbattuta e, anzi, dopo il periodo di studi a Tokyo, la sua immagine un po’ romanzata le aveva permesso di calcare i palchi di tutta la Corea, rendendola, nel 1923, la prima soprano professionista della nazione.

Innamorata della musica classica occidentale, Sim-deok si rese conto molto presto che né la Corea né il Giappone erano mercati aperti a quel genere di musica e che, nonostante il suo impegno, la sua arte non avrebbe mai mantenuto lei e la sua famiglia.

Al contrario, vicino eppure lontano anni luce dalla condizione di lei, Woo-Jin vedeva nel denaro – e soprattutto nell’enorme eredità del padre – un grandissimo ostacolo per poter coronare il suo sogno di una vita in funzione dell’arte.

Sim-deok e Woo-Jin si resero protagonisti di una travagliata quanto misteriosa relazione che, ufficialmente, venne scoperta solo il 4 agosto 1926, quando i due si buttarono nel mare da una nave passeggeri diretta a Busan.

Il mare proteggerà per sempre la loro storia d’amore.

Pochi giorni prima di questo gesto, Sim-deok – diventata per convenienza e necessità economica cantante pop e attrice – si trovava in uno studio di registrazione di Osaka, per la casa discografica Nitto.

Dopo aver registrato alcune canzonette, Sim-deok chiese di poter incidere un ultimo pezzo, accompagnata al pianoforte dalla sorella minore. Il brano, cantato sulle note del walzer “Le Onde del Danubio” di Iosif Ivanovici, si intitolava 사의 찬미, ovvero Inno alla Morte.

Inno alla Morte è una canzone malinconica, le cui parole – scritte dalla stessa Sim-deok – parlano della vita e soprattutto della condizione dell’essere umano, sempre alla ricerca di qualcosa che non sa nemmeno cosa sia.

La morte, nelle parole di Sim-deok, è un punto di non ritorno, che spetta a tutti (“questi fiori sorridenti e questi uccelli che piangono, i loro destini sono gli stessi”) e, nel ritornello, diventa una sorta di consolazione: “questo mondo che diventerà lacrime, finirà tutto se muoio? Quelle vite che cercano la felicità, in realtà è la tristezza che tu stai cercando”. Se, durante la registrazione, Inno alla Morte venne recepita dai produttori discografici come un’opera interessante e innovativa, dopo la tragica scomparsa dei due amanti, quel brano prese tutt’altro significato.

Inno alla Morte ebbe un successo straordinario, riuscendo a vendere più di 100.000 copie, un record per l’epoca. I giornali raccontarono la storia di Sim-deok e Woo-Jin come una sorta di tragedia moderna.

Sim-deok divenne il simbolo delle donne moderne e emancipate: oltre ad essere la prima donna soprano professionista di Corea, la cantante si dimostrò libera nelle sue scelte di vita, d’amore e di morte. Inno alla Morte è oggi considerato la prima canzone del Trot, il genere musicale più famoso della musica leggera coreana.

Nel 2018, l’emittente televisiva coreana SBS ha trasmesso “Hymn of Death”, una mini-serie in tre episodi dedicata alla storia d’amore tra Sim-deok (interpretata da Shin Hye-sun) e Woo-Jin (Lee Jong-suk). La serie è attualmente disponibile anche su Netflix Italia.

di Silvia ‘Stovtok’ Pochetti

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