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Tsukiji: il mercato delle meraviglie

È da poco finito il Japanese Film Festival, 10 giorni di film giapponesi di tutti i tipi, dai musical ai drama per arrivare all’animazione.
Ci sono stati anche diversi documentari. Dovrebbero esserci più documentari nel mondo.
Uno di quelli che mi ha maggiormente colpito si intitola “Tsukiji Wonderland” (2016), per la regia di Shotaro Endo.

Tsukiji Wonderland

Il mercato di Tsukiji, a Tōkyō, era il più grande mercato ittico del mondo.
Chiuso nell’ottobre del 2018 e poi spostato nella zona di Toyosu, rimane un luogo mistico, per lungo tempo è stato meta di numerosi pellegrinaggi e appostamenti ad opera di turisti di tutte le nazionalità.
Nel documentario in questione viene presa in considerazione, nell’arco di un anno, la vita pulsante legata a questo immenso luogo così caratteristico.

Aperto nel 1935, in una zona dov’era presente un precedente mercato distrutto dal Grande terremoto del Kanto del 1923, contava una quantità di professionisti che ci lavoravano pari a circa 60.000/65.000 persone… Ogni giorno.
Vi erano venduti pesci e molluschi di qualsiasi tipo e spesso provenienti dal tutto il mondo, in base alla stagionalità.
Sappiamo che la cucina giapponese si affida molto ad una diversificazione legata ai prodotti di ogni periodo e la cosa, ovviamente, vale anche per le creature d’acqua.

Il mercato come cuore pulsante della città

In generale ho una grande fascinazione per i mercati, mi sembrano i luoghi della città in cui sta il cuore della gente, la vita di tutti i giorni.
In particolare, questo, ha una stratificazione e un’estensione tali da lasciare a bocca aperta.
E ci sono delle sfumature legate a come i giapponesi affrontano il loro impiego, che mi è tornato in mente e di cui non potevo non scrivere.

L’etica e l’orgoglio che viene messo nel lavoro mi ha sempre affascinata moltissimo e continua a farlo, spronandomi a fare meglio (senza però consumarmi).
Come viene testimoniato nel documentario, ogni professionista ringrazia quello che è arrivato prima di lui e si occupa di chi verrà dopo.

Orgoglio e rispetto

Mi spiego meglio:
l’intermediario benedice e ringrazia il lavoro dei pescatori che rischiano la vita per far arrivare il pesce al grossista, riconoscono e rispettano il loro sforzo.
Sempre l’intermediario si impegnerà al massimo per far ottenere al ristoratore il pesce migliore in modo che lo chef possa creare dei piatti con ingredienti ottimi.
Così il cuoco si affida completamente all’intermediario e fa di tutto per creare una pietanza curatissima al cliente.
Nessuno esisterebbe senza l’aiuto di chi lavora nella catena prima di lui e nemmeno di chi c’è dopo.

Questo non si limita solo al mercato di Tsukiji, ma a tutti i livelli di tutti i lavori nell’economia nazionale.
Una visione del genere dovrebbe essere di insegnamento per ognuno di noi.
Lavorare al meglio in modo che chiunque si interfacci con ciò che creo possa giovarne e rispettando chi mi ha permesso di arrivare a fare il mio lavoro.
Così semplice eppure così complesso.

Che poi non si debba arrivare a morire per troppo lavoro, o che il peso dell’aspettativa della società sia eccessivo, bè, quello è un altro discorso.
Ogni popolazione ha i suoi difetti e i suoi eccessi.
Ma imparare a mettere più amore, orgoglio e cura nelle nostre azioni quotidiane, mostrando anche rispetto per ciò che hanno fatto altri, è una lezione che non dovremmo lasciarci scappare.

Love, Monigiri

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