Mimeografo Vagabondo – Attaccapanni, Autoproduzioni e fumetti

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Mimeografo Vagabondo – Attaccapanni, Autoproduzioni e fumetti

I festival e gli eventi culturali sembrano un ricordo lontano e sbiadito che evoca tempi lontani e felici. Aggirarsi per gli stand e i banchi di editori, trovare i preferiti e scoprirne di nuovi, scegliere dal vivo, guardare, sfogliare, passare e ripassare per poi decidersi, con oculatezza o di getto, di comprare libri e fumetti. In quest’ultimo anno abbiamo imparato ad affidarci di più ai siti online, o per i più puristi alle librerie di quartiere, ma c’è una cosa che è difficile da reperire: le autoproduzioni a fumetti. 

Annoverate nel pantheon del DO IT YOURSELF, le autoproduzioni a fumetti sono un prodotto molto caro al Mimeografo vagabondo, ma cos’è un’autoproduzione? 

L’autoproduzione è la stampa di un’opera da parte dei propri autori, che investono i loro fondi personali e le risorse necessarie per la pubblicazione. L’autore, o il team autoriale, ricopre quindi tutti i ruoli produttivi e manageriali. È poter concretizzare la propria idea e realizzarla con il massimo della libertà e della creatività. 

Per raccontarci meglio il mondo delle autoproduzioni a fumetti Ariel Vittori e Laura Guglielmo, le due fondatrici di Attaccapanni Press, hanno risposto a qualche domanda che ci aiuta a scoprire come svolgono la loro attività, che purtroppo non è la loro fonte di reddito principale (nonostante i loro lavori siano magnifici, sbirciate qui), e come se la stanno cavando in questo momento difficile. 

Attaccapanni Press

Come e quando è nata l’idea di fondare Attaccapanni Press? 

Ariel: Attaccapanni (quando ancora non si chiamava così) ha mosso i primi passi nel 2016. Il motivo iniziale è stato la creazione di un singolo libro, Grimorio, per ospitare una storia disegnata da me e scritta da Laura, rifiutata dall’antologia americana per la quale era stata pensata. Perché non organizzarne una noi, dunque? Era stato così divertente e soddisfacente che abbiamo deciso di non smettere, e creare una realtà che fosse di supporto a questa attività. 

Attaccapanni è un nome è molto curioso, che storia ha sotto? 

Laura: Il nome è nato durante una videochiamata tra me e Ariel, in cui lei stava montando un attaccapanni: la cosa, iniziata per scherzo, ovviamente ha messo radici ed è diventata il nome definitivo. Nel tempo, oltre all’indubbio vantaggio di iniziare con la A e quindi metterci sempre in alto negli elenchi e ordini alfabetici vari, ha iniziato anche a riflettere il nostro approccio all’editoria: per ogni libro cambiamo aspetto proprio come lo cambia l’attaccapanni ogni volta che ci si appende un capo diverso, ma la struttura sottostante rimane sempre la stessa. 

Come avete promosso la vostra attività all’inizio e come è stata accolta? 

L: Abbiamo iniziato con uno strano misto di presenza social su Facebook e volantinaggio all’ARFestival, che rimane tutt’ora una delle nostre fiere preferite. Il progetto è stato accolto con molta curiosità, e abbiamo avuto la fortuna di raccogliere parecchio interesse nei primi tempi, tanto da permetterci di avere successo col nostro primissimo crowdfunding. 

I vostri lavori partono tutti da crowdfunding? Come funzionano? 

L: Gli unici progetti che finanziamo tramite crowdfunding sono quelli che chiamiamo “l’antologia dell’anno”, cioè i progetti più corposi e impegnativi. Tutti gli altri (come ad esempio Clessidra, Day Off, i vari monografici, ecc.) sono finanziati dalle casse Attaccapanni.

Come scegliete gli autori per le vostre antologie? Come gestite la retribuzione di più collaboratori? 

L: Abbiamo due maniere per scegliere i collaboratori: una è il semplice invito, l’altra è l’apertura di bandi per specifici progetti. Nel primo caso contattiamo direttamente gli autori, che magari già tenevamo d’occhio e che ci ispiravano per un libro in particolare; nel secondo caso raccogliamo candidature legate a un volume specifico e selezioniamo le proposte che riteniamo più adatte. 

Per quanto riguarda la retribuzione usiamo un sistema molto semplice: percentuale a pagina sul prezzo di copertina, comunicando prima dell’inizio del progetto detto prezzo e la tiratura minima. Due volte all’anno paghiamo le royalties a tutti i nostri autori, e procediamo così fino a esaurimento della tiratura. 

Qual è stata o qual è la maggiore difficoltà nel gestire la vostra attività di autoproduzione? 

A: Al momento è cercare di restare a galla in un periodo senza fiere di settore. Attendiamo di ricominciare a smaltire i magazzini: pubblicare oltre 20 libri in 4 anni ci ha piuttosto riempito le cantine! Più in generale la difficoltà maggiore è conciliare un’attività che, per quanto sia molto soddisfacente, non è né per me e né per Laura la carriera principale: gestire Attaccapanni Press è bello ma faticoso, e in un anno a “guadagno zero” come questo 2020 è particolarmente difficile. 

Come è andato lo scorso anno visto la quasi totale assenza di Festival causa pandemia? Quanto sono significative le fiere per la vostra attività? 

L: Le fiere sono per noi imprescindibili, perché se i crowdfunding servono per pagare la stampa e concretizzare i progetti libro, le fiere servono per avere l’introito necessario a pagare gli artisti. Ne abbiamo assolutamente bisogno, altrimenti non vale più la pena fare libri: siamo un’associazione culturale, e non possiamo fare e-commerce, quindi non vediamo l’ora che ricomincino, o dovremo chiudere i battenti!

Attaccapanni autoproduzioni

Compertina dell’ultima pubblicazione di Attaccapanni Press illustrata da LRNZ

Come scegliete i progetti su cui lavorare e cosa avete in cantiere per l’avvenire? 

A: Io e Laura abbiamo già steso un piano editoriale a medio-lungo termine pieno di progetti che ci piacerebbe realizzare. All’orizzonte c’è un altro libro culinario, un monografico di Albhey Longo e per il 2022 il volume 2 di Synth/ORG, sugli alieni. Anche per dopo abbiamo libri in testa, ma cerchiamo di non guardare troppo in là per tutelare anche le nostre carriere personali. 

Qual è il titolo più amato del vostro catalogo? Ce n’è uno sottovalutato secondo voi? 

L: Il titolo che continua a perseguitarci è senza dubbio il primo Grimorio: nonostante sia il più vecchio in assoluto, continua a vendere. Per carità, ci fa piacere ed è stato un titolo ovviamente importante per noi, ma non vediamo l’ora di esaurire l’ultima ristampa e chiudere questo capitolo. Sarà l’eterna allure delle streghe? 

Un titolo piuttosto sottovalutato, che per noi è uno dei preferitissimi, è SYNTH/org: ha avuto la sfortuna di fare una sola fiera prima della grande pestilenza, e quindi è stato poco valorizzato. È un volume che adoriamo e speriamo di poter tornare prestissimo a proporlo in giro per i festival e dargli il lustro che merita. 

Ultimissima domanda: un vostro titolo che bisogna assolutamente leggere e di cui andate più fiere. 

A: SYNTH/org è stata una grandiosa soddisfazione creativa, il nostro primo libro stampato in offset e il più bello mai creato finora. Pagine Verdi è un progetto grazie al quale doneremo oltre 4.000 euro per piantare alberi e che raccoglie una quantità d’informazioni preziosissime sull’ambiente. E Melagrana è stato il nostro libro più premiato, dalla medaglia d’oro di AI per la storia di Gloria Pizzilli al Micheluzzi per quella di Lonnom Bao! Insomma, ci è impossibile scegliere un singolo libro: sarebbe come scegliere un figlio preferito! 

Articolo e intervista di Giulia Panzeri

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