Felisi e Contenti

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Meglio distrutti che male immaginati

Quando Rob Wilkins aveva iniziato a indagare circa la fattibilità di una certa “impresa” qualcuno forse ha pensato che stesse scherzando. D’altro canto era stato l’assistente di Terry Pratchett e questo in un certo senso sarebbe dovuto bastare per capire che non si trattava di una burla.
La notizia in effetti era già stata data alla stampa da Neil Gaiman. Questi svelò che tra le ultime volontà del collega e amico, ci fosse la richiesta di distruggere le opere a cui stava ancora lavorando.

In merito alle modalità, Pratchett aveva anche fornito indicazioni molto precise. Una cosa più facile e dirsi che a farsi, come Rob Wilkins avrebbe scoperto in seguito. Quasi due anni e mezzo dopo la dipartita dello scrittore, in una cerimonia pubblica svoltasi durante la Great Dorset Steam Fair, Wilkins riuscì finalmente a distruggere l’hard disk contenente tutte le opere ancora inedite di Terry Pratchett.

Come da istruzioni mise il disco sotto un rullo compressore e nello specifico un rullo a vapore da sei tonnellate e mezzo, chiamato Lord Jericho. Ironia della sorte, l’hard disk si è rivelato più robusto del previsto, tanto da costringere il manovratore a passarci sopra diverse volte, prima che Wilkins lo “finisse” gettandolo dentro un frantoio a vapore per pietre.
Sembra che non ne volesse proprio sapere di consegnare all’oblio quei capolavori.

Secondo lo stesso Rob Wilkins, pare che vi fossero non meno di dieci opere in vari stati di completamento. Tra queste figuravano nuove storie con l’incredibile Maurice, l’agente Feeney e diversi libri che esploravano regioni ancora inedite del Mondo Disco.
A pochi giorni dal sesto anniversario della sua morte mi sono ricordato di questa storia unendomi una volta di più al rammarico di milioni di altri fan che non potranno mai leggere quegli inediti.

Pratchett non voleva che i suoi lavori incompiuti fossero terminati da qualcun altro e così ha disposto affinché venissero distrutti. Era un suo diritto legittimo, ma prima di pensare che sia stato un gesto egoista, vorrei ricordarvi che Douglas Adams a questo non doveva averci pensato e sappiamo bene come è finita.
Mi sono sempre immaginato l’incontro tra un agente della Penguin Books e lo scrittore Eoin Colfer come l’inizio di un film di spionaggio.

Eoin Colfer rientra nella sua camera d’albergo dove alloggia durante un tour promozionale, e trova seduto su una poltrona in penombra una figura misteriosa vestita di scuro.
La brace di un sigaro gli illumina il volto e uno sguardo indurito dalle esperienze di una vita lo fissa immobile. Irrazionalmente Colfer pensa che è vietato fumare in camera. Sta per dirlo ma poi opta per un più classico: “Lei chi è? Cosa ci fa in camera mia?”
“Abbiamo un incarico per lei, signor Colfer” risponde l’uomo misterioso.
Ha usato il plurale. Non è mai un buon segno.
Colfer, la stessa persona che ha scritto, tra gli altri, un ciclo di otto romanzi con protagonisti il piccolo popolo, un ragazzo prodigio e nani che scavano tunnel mangiando terra e defecandola subito dopo, non trova niente di più originale da dire se non: “Voi chi?”
L’uomo sulla poltrona non risponde.
Una cameriera bussa alla porta. Colfer si gira per rispondere e quando si volta di nuovo, l’uomo misterioso è scomparso. Al suo posto c’è una valigetta con impresso il logo della Penguin Books.
Lo scrittore la apre e vi trova dentro degli appunti inediti di Douglas Adams.

In seguito Colfer, in una rassegna stampa, dichiarerà pubblicamente di essersi sentito scandalizzato dalla richiesta di scrivere un sesto volume sulla Guida galattica per Autostoppisti…
… un puntino rosso compare su petto di Colfer…
…ma che riflettendoci meglio, si è poi reso conto che quella sarebbe stata una meravigliosa opportunità di lavorare con i personaggi che aveva amato fin dall’infanzia e per dare loro qualcosa di suo, pur tentando di conservarne lo spirito voluto da Douglas Adams.
Il puntino rosso scompare.

Colfer tira un respiro di sollievo e inizia a scrivere And Another Thing, pensando forse, che con quel titolo si sarebbe messo al sicuro dalla critica.
A onor del vero, lo scrittore irlandese ha fatto un lavoro onorevole. Conosce bene l’operato di Adams e questo si vede. Purtroppo non è Douglas Adams e anche questo si vede.

Così tra il desiderio di vedere compiuti i capolavori di un autore che stimiamo e vedere il nostro desiderio realizzato, ci viene ricordato che in questo mondo ci sono soltanto due tragedie.
Una, non ottenere ciò che si desidera; l’altra, ottenerla. *

Alessandro Felisi – Niente Da Dire

*Oscar Wilde

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