Colette Rosselli, la signora dell’ironia lieve
Scrittrice e pittrice italiana (anche se nata a Losanna), Colette Cacciapuoti nasce da un napoletano calvinista e un’inglese “orfana e dannunziana”, ereditando il nome dalla madrina, una signora francese molto nota nell’alta società. A 19 anni sposa un cugino dei fratelli Rosselli (due celebri giornalisti e attivisti dell’antifascismo italiano, a lungo in esilio a Parigi) e dopo l’esordio da giornalista sportiva sul quotidiano L’Espresso («da donna di pugilato non sapevo nulla, ma i miei articoli da tontolona piacquero»), nel 1941 inizia a scrivere e illustrare libri per bambini firmandosi Nicoletta con Il primo libro di Susanna, che avrà due seguiti e un extra. Il suo stile già modernissimo, ben lontano dal provincialismo e le leziosità dell’Italia dell’epoca, si mostra per vent’anni un raffinato miscuglio di poesia e sottile ironia, oltre a eleganti disegni su riviste americane come Vogue, Harper’s Bazaar e il prestigioso The New Yorker.
Nel 1953 diventa celebre per la rubrica “Saper vivere” della rivista Grazia (dal 1978 sbarcata su Gente e ribattezzata “Vivere e convivere”), che Arnoldo Mondadori in persona le affida con lo pseudonimo Donna Letizia che la accompagnerà per oltre 30 anni («una maschera che non mi appartiene neppure tanto. Io sono tutt’altro che perfetta, sono distratta, pressappochista, scendo sulla terra soltanto quando c’è qualcosa che davvero mi colpisce»). Il successo dei suoi consigli alle donne nell’Italia dell’improvviso benessere è enorme e dura fino all’ottobre 1984, ormai in un’altra epoca. Come ha ben scritto Laura Laurenzi, «inventava prototipi come la signora Casachiesa e la signora Semprelesta, suggeriva un rimedio per ogni occasione, una formula magica per trarsi d’impaccio, una soluzione brillante per cadere miracolosamente in piedi. Invocava il buon gusto ancora prima del buon senso, sconsigliava alle signore di essere frivole, insegnava l’arte difficilissima della conversazione. E aveva ritmo».
Imperdibili anche i disegni per Il diario della Signorina Snob dell’immensa Franca Valeri nel 1951, così come i suoi personaggi accanto a filastrocche inventate ad hoc (come “Il Cav. Dodipetto” e “La giraffa Genoveffa”).
Dopo una Storia di Roma dell’amato Indro Montanelli, sposato nel 1974 dopo 25 anni di convivenza («M’invitò a pranzo, io dissi “meglio a cena” e non ci lasciammo più»), stanca di essere «l’illustratrice più sottopagata», concentrò l’attività in piacevolissimi libri di galateo e memorie, con la grazia che non l’abbandonò nemmeno in tarda età. Come spiegò una volta, «A me piace l’umorismo, mi piace sorridere anche di me stessa, e trovo che sia un esercizio utilissimo considerare lucidamente i propri errori, non per moralismo, ma perché è l’unico modo per non invecchiare nell’amarezza, nell’acidità, inveendo contro il nostro prossimo o il nostro destino». A 110 anni dalla nascita, una donna il cui insegnamento non ha perso un grammo di validità.
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