Chi sostiene l’altra metà del cielo?

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Chi sostiene l’altra metà del cielo?

Non è passato molto tempo dalla Giornata Internazionale delle Donne e dato che ci si ripete sempre che “La festa della Donna deve essere tutti i giorni” allora oggi vi voglio parlare di Donne.

E siccome è un po’ che non parliamo di Cina, beccatevi questo speciale sulla storia della donna in Cina.

Sicuramente avrete sentito o letto da qualche parte la celebre frase di Mao Zedong: “La donna sostiene l’altra metà del cielo” (che poi è un antico proverbio cinese). Questo è sicuramente stato un momento emblematico di svolta nel mondo cinese, ma andiamo a vedere meglio.
Se facciamo un salto nel passato ci sono certo donne che hanno lasciato il segno, come Wu Zetian o l’imperatrice vedova Cixi, o ancora la leggendaria Mulan e la principessa Pingyang, per non dimenticare il terrore dei mari del sud-est asiatico, la piratessa Ching Shih (ve ne parlo anche in un video qui se volete andare a scoprire le donne più influenti della storia cinese).
La contemporaneità conosce moltissime donne potenti come la presentatrice Yang Lan o la CFO di Alibaba Meggie Wei Wu, così come centinaia di altre che ricoprono ruoli rilevanti in qualsiasi ambito economico, finanziario, tecnologico eccetera.

Nel corso della storia tuttavia la donna ha subito discriminazioni notevoli, basate sugli insegnamenti di Confucio e Mencio per i quali la pietà filiale e la subordinazione della donna al marito erano fondamentali. Ora, senza banalizzare troppo, non significa che sia tutta colpa di Confucio (anche se comunque non mi sta simpatico) ma certo è che la sua disciplina, che da sempre ha regolato l’etica e la morale cinese, non prende in grande considerazione la donna.
La donna dunque poteva aspirare a diventare moglie o concubina, cioè scelta 1 o 2 (e nel caso di imperatori allegrotti, anche scelta 1000 volendo), ma in ogni caso non fino al 1900, la donna non ha avuto un grande ruolo nella società. Sempre molto legata alla casa, al buon comportamento devoto per la famiglia… insomma, niente di lontano da quel che abbiamo vissuto anche in questa metà del globo, da questo punto di vista.

Ricordiamo poi l’aberrante pratica della fasciatura dei piedi che fu abolita ufficialmente solo nel 1949 con la nascita della RPC, ma che in segreto si protrasse ben oltre.
A questo proposito, sebbene il Partito Comunista abbia aiutato moltissimo nello sviluppo del femminismo e nell’evoluzione del ruolo della donna, coinvolgendola nelle attività lavorative alla pari con l’uomo, dando spazio e le stesse possibilità, ci sono molte ombre che esso stesso ha gettato. Anzitutto è stato a lungo difficile separare il partito dal femminismo stesso, come se comunque fosse qualcosa che andava legittimato, ma soprattutto molte scelte politiche hanno danneggiato enormemente le donne.
Prima su tutte la politica del figlio unico, ormai conclusasi nel 2015, che dal 1978 prevedeva un massimo di un figlio a famiglia per frenare l’esponenziale crescita della popolazione.
È chiaro che in una società, soprattutto rurale dove la donna è una brava mogliettina e l’uomo è il potente braccio che porta avanti il lavoro nei campi, in un mondo dove ancora si muore di fame perché non ci sono abbastanza risorse, in una realtà che ha cambiato radicalmente i propri connotati… beh, quel che rimane, a molte famiglie, è nascondere le proprie figlie o peggio, eliminarle, fino a che non arrivi il maschio. Per quanto ovviamente la pratica dell’infanticidio femminile sia stata bandita, le conseguenze sono evidenti ancora oggi con una disparità di numeri sempre più evidente, dove in media la ratio è di 100 donne ogni 140 uomini.

Questo crea ulteriori problemi, come quello del matrimonio: non essendoci lo stesso numero di uomini e donne, esiste una fascia di donne tra i 30 e i 40 anni ancora single che viene chiamata “leftover women” le donne scartate, che sono tutte coloro che non sono riuscite ad accasarsi.
Attenzione però: viene raccontato come un dramma, ma molto spesso è una scelta personale e felice, e purtroppo la generazione precedente ancora non comprende come o perché una donna voglia o possa vivere da sola senza la necessità di un marito.
Tuttavia questo è comunque uno dei segnali del fatto che la donna in Cina ha sempre più indipendenza e possibilità.

Per chiudere vorrei fare un brevissimo balzo invece in una zona particolare della Cina, tra lo Yunnan e il Sichuan, dove abita la minoranza etnica Mosuo.

In questa società matrilineare, è la “nonna” a dare la discendenza: oltre a essere lei a dare il nome e a gestire tutte le finanze del clan, ogni villaggio si sviluppa in un cortile comune dove vivono per lo più donne libere.
Con libere, intendo proprio, libere: non si sposano, ma hanno figli in una pratica chiamata “Matrimonio che cammina”, per cui gli uomini di altri “cortili” si spostano e durante feste o celebrazioni particolari, vengono scelti da chi in quel momento è “in cerca” di un compagno. Il rapporto può essere di una notte così come diventare per la vita: il concetto meraviglioso è la libertà con cui questa pratica viene portata avanti. Nello scegliere il proprio compagno, in realtà molto spesso i rapporti sono monogami e per la vita, ma qualora l’amore dovesse in modo naturale venir meno, non c’è il problema del divorzio, dove vado a vivere, la casa, gli alimenti, chi cresce i figli… si è sempre costantemente aiutati dalla propria famiglia.
Non c’è disprezzo nei confronti dell’uomo, ma una profonda consapevolezza che ciascuno occupa un ruolo utile e in equilibrio con il resto del clan: gli zii, i fratelli sono fondamentali per la propria famiglia. Essi infatti non vivono con la madre dei figli, ma con la propria madre, le sorelle e aiutano nella crescita dei loro figli. In tutto questo, essendo “vicini di casa”, tutti continuano comunque a vedersi e dunque vedono anche i propri di figli, in un supporto continuo tra ogni famiglia.

Fino a poco tempo fa questa etnia viveva completamente all’oscuro del resto del mondo, ora che c’è stata un po’ di apertura, le cose si stanno evolvendo ma al momento pare stiano inglobando in maniera aperta e non costrittiva le nuove tecnologie e abitudini, senza perdere se stessi. Chissà che questo modello non si evolva in qualcosa di ancora più nuovo e da imitare?

 

Alessandra ‘Furibionda’ Zanetti – Niente da Dire

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