Paolo Rui, che dà forma alle idee
Nato a Milano nel 1962, Paolo Rui dopo il diploma in pittura all’Accademia di Brera a Milano e (vinta una borsa di studio Fubright) un corso di specializzazione in illustrazione all’Art Center College of Design a Pasadena in California (USA) ha subito cominciato a lavorare da freelance in campo pubblicitario ed editoriale (trasferendosi per quasi quattro anni a Taiwan, prima di sposarsi e tornare in Italia, ma tornandoci ogni estate!), dimostrando presto l’accattivante difficoltà di poterlo classificare o “incasellare” in uno stile ben preciso.
«Il mio stile pittorico nasce da diverse influenze e stimoli, a partire dal movimento surrealista, i paesaggi di Canaletto, i racconti di Dino Buzzati, i fumetti di Magnus & Bunker, le velature di Maxfield Parrish, Rembrandt e tanti altri. I miei personaggi sono tutti nati casualmente, dalla distorsione della natura a schizzi estemporanei, dallo studio di antichi segni zodiacali cinesi alla sintesi espressiva dell’infografica. Tra quelli che utilizzo maggiormente, Rrubie the Bird è un rigogolo rosso taiwanese, una meraviglia che mi perdonerà se l’ho reso così tondo».
A molti è noto anche per la sua presidenza (dal 2001 al 2005) dell’Associazione Illustratori italiana, 10 anni fa rifondatasi come Associazione Autori di Immagini per comprendere i colleghi dei campi del fumetto e del cinema d’animazione con cui hanno obiettivi comuni, ma anche chi non lo conosce personalmente spesso l’ha incontrato senza saperlo attraverso i suoi dipinti, le illustrazioni e le animazioni.
Lungo la sua carriera, infatti, la curiosità e la passione l’hanno portato a esplorare diversi campi artistici con «il privilegio di poter dar forma alle idee» fino a firmare esposizioni in luoghi affascinanti a Taiwan ma anche in Italia, come la bella Torre dell’Acquedotto di Cusano Milanino e sul Naviglio Grande di fronte al suo studio, in occasione della Festa dei Navigli del capoluogo lombardo.
I suoi sogni? Dopo i primi esperimenti, fare altri cartoni animati, nonché «guidare un dirigibile e andare su Marte… il massimo sarebbe poter fare entrambe le cose». In fondo, perché stupirsi? Con la fantasia tutto è possibile…
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