E' necessario divulgare con i videogiochi

Reveal more

E’ necessario divulgare con i videogiochi

life

Siamo nel 2021 ma con il cervello molte persone sono ancora ferme al secondo dopoguerra. Facendo informazione, critica e divulgazione di videogiochi mi capita spesso di dover intrattenere discussioni strampalate sul se il medium videoludico sia effettivamente una forma d’arte o meno. Spoiler: lo è, eccome se lo è. E’ una forma d’arte molto articolata e sincretica, ovvero racchiude al suo interno moltissimi altri medium. La sinergia di più forme di espressione artistica crea un’esperienza complessa che non può, e non deve, essere sminuita con i soliti pregiudizi che continuano a perseguitarla ormai dall’apertura della prima sala giochi. Il videogioco è un medium estremamente espressivo e potente che, a differenza di altri, coinvolge l’utente nella sua narrazione e gli concede di interagire in modo più o meno articolato e permissivo sugli eventi della storia e nel mondo di gioco. E’ quindi necessario comprendere quanto il medium possa essere sfruttato non soltanto per l’intrattenimento più frivolo, ma anche per una tipologia più impegnativa di intrattenimento. Cercando di immergere il giocatore e di insegnarli concetti e nozioni attraverso il gioco.

Sempre sulle pagine di Niente da Dire vi avevo parlato di come i videogiochi possono essere utilizzati per lo studio nelle scuole, un punto su cui la Polonia ha già fatto un passo concreto con l’inserimento di This War of Mine come gioco consigliato per l’università umanistica. Il prodotto di 11 bit studios affronta la sopravvivenza di un gruppo di civili durante un bombardamento, ispirandosi a quello storicamente avvenuto a Sarajevo durante la guerra di Bosnia ed Erzegovina nel 1992. Non voglio lanciarmi verso la polemica facile, ma in italia solo l’anno scorso abbiamo iniziato a concedere fondi statali per lo sviluppo di opere videoludiche. Mi riferisco al tanto discusso First Playable Fund presente nel DL Rilancio del giugno del 2020 e approvato in Gazzetta Ufficiale solo dall’8 febbraio 2021.

Ho avuto modo di chiacchierare dell’argomento divulgazione e videogiochi con il mio amico Willy, conosciuto sul web come ZooSparkle. Il buon Willy si occupa di fare divulgazione scientifica zoologica e paleontologica su Youtube, Twitch e attraverso il suo podcast su Spotify. Assieme abbiamo discusso di molteplici argomenti, citando anche diversi videogiochi che hanno fatto parte della nostra infanzia. Nostalgia a palate, ma anche tanti spunti di conversazione interessanti che ci hanno portato alla domanda fatidica: i videogiochi e la realtà aumentata possono aiutare la divulgazione paleontologica?

La risposta è, ovviamente, si, ma era necessario portare degli esempi chiari per dimostrare quanto i pregiudizi su questo medium e sull’utilizzo delle nuove tecnologie siano quantomeno infondati. In primo luogo è stato citato il paleoartista Fabio Manucci, il quale ha lavorato anche per NatGeo. L’artista ha realizzato una serie di modelli 3D in realtà aumentata (AR) basati sulle fotogrammetrie degli scheletri di vari animali preistorici presenti nel Museo delle Scienze di Trento. Si tratta di un progetto artistico e scientifico incredibile, in grado di arricchire notevolemente l’esperienza di una classica visita al museo. Le ricostruzioni, infatti, aggiungono dettagli importanti che mancano al solo scheletro, minuzie che possono però coinvolgere maggiormente un cittadino nel suo percorso di formazione su questi giganteschi e affascinanti esseri. Il colore della pelle, le fauci, gli artigli e le pinne sono solo alcuni dei dettagli ricreati grazie all’utilizzo della realtà aumentata.

Per quanto riguarda i videogiochi, invece, tralasciando tutti quei gestionali di parchi e zoo a tema dinosauri che hanno fatto sognare i giovani videogiocatori (l’espansione Dinosaur Digs per Zoo Tycoon di Blue Fang Games o Prehistoric Kingdom di Blue Meridian), è stato citato un progetto tanto ambizioso quanto estremamente utile alla divulgazione paleontologica. Il gioco in questione s’intitola Saurian ed è stato sviluppato dallo studio indipendente Urvogel Games e uscito in accesso anticipato nel 2017.
Il titolo si concentra sul restituire un’esperienza simulativa e di sopravvivenza che immerge il giocatore in una ricostruzione ben studiata della zona di Hell Creek: una formazione geologica molto vasta negli Stati Uniti che si estende dal Montana al Dakota del Sud. In questa vasta area geografica sono stati ritrovati tantissimi fossili di dinosauri, diventando ben presto un sito di fossili ambito da tutti i ricercatori e riconosciuto a livello mondiale.

Saurian restituisce un habitat di gioco peculiare e inserisce sei diverse specie di dinosauro, ognuna con il proprio ruolo, comportamento e modo di vivere all’interno dell’ecosistema (nella terminologia tecnica viene definita nicchia ecologica). Le specie giocabili al momento sono: il Tyrannosaurus, il Triceratops, Pachycephalosaurus, Dakoraptor, Anzu e l’Ankylosaurus. E’ possibile prendere il controllo del proprio dinosauro e guidarlo nella sua crescita, sopravvivenza e relazione sociale con gli altri esemplari, badando alle sue necessità di sostentamento e di riproduzione, nonché scappando dai suoi predatori naturali. Inoltre all’utente sarà permessa una personalizzazione dell’animale e delle sue varianti genetiche, selezionarne una piuttosto che un’altra influenzerà direttamente l’esperienza simulativa e il gameplay. Si tratta comunque di un progetto ancora in sviluppo e incompleto in molti suoi punti, ma dall’obiettivo divulgativo e ludico encomiabile.

Ecco che il giocatore, attraverso un’esperienza coinvolgente, si forma e comprende il funzionamento della catena alimentare dei dinosauri, le loro abitudini alimentari e le condizioni ambientali del proprio habitat. Il tutto attraverso un contatto simulato, ma non per questo meno accurato. Certo divulgare con i videogiochi è innovativo e potrebbe essere una strada in futuro sempre più percorsa, ma è facile cadere nell’errore e costruire un immaginario comune fallace su questi esseri. E’ il dilemma e rischio della rappresentazione che attanaglia ogni medium, ma sul videogioco può essere più preponderante a ragione del fatto che vi è l’elemento interattivo. Piuttosto che essere vittima di pregiudizi, il videogioco deve essere compreso come un medium potentissimo a livello comunicativo e utilizzato anche per fare formazione e buona divulgazione, sia scientifica che non.

Saurian è disponibile all’acquisto nella sua versione in accesso anticipato al prezzo di 19,99 per PC tramite la piattaforma Steam.

Lascia un commento