Bastardi Senza Gloria – quando il dolce diventa pericoloso

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Bastardi Senza Gloria – quando il dolce diventa pericoloso

In un mese dedicato ai dolci, alle prelibatezze e a tutto ciò che colora la conclusione delle nostre cene mi sono ritrovato a pensare, come sempre più frequentemente mi accade, al mondo del Cinema. Quali film hanno reso memorabili alcuni dolciumi? Quali storie ruotano intorno a una leccornia al cioccolato o quali scene, al contrario, sono rimaste impresse nelle nostre menti per l’uso improprio della stessa? Avrei potuto partire dalle celeberrime torte in faccia di Mack Sennett che sedussero persino Stanley Kubrick (avrebbe dovuto inserirne una ne “Il Dottor Stranamore”). Sarebbe stato interessante ricordare la visione a base di dolci senzienti e terrificanti in “Piramide di Paura” o la gigantesca torta al cioccolato in “Matilda sei Mitica.” Sono sequenze che pongono queste delizie in primissimo piano, trasformandole nelle protagoniste assolute anche a distanza di anni.

Non era questo, però, ciò che stavo cercando. Volevo capire se esistesse una scena che fosse rimasta nel mio cuore non soltanto per la presenza di un dolce succulento ma per il modo in cui tale presenza sapeva fondersi con ciò che veniva narrato. Una scena che usasse una pietanza meravigliosa come elemento di una narrazione e non come accentratore del tutto. La soluzione era davanti ai miei occhi e, quando me ne sono reso conto, proseguire è stato molto semplice: la sequenza dello strudel in “Bastardi senza Gloria” di Quentin Tarantino (2009).

Rapido recappone per i meno informati: in una sequenza del film che rilanciò il regista californiano dopo lo scarso successo di “Death Proof”, l’efferato colonnello nazista Hans Landa conversa con la giovane Emmanuelle Mimieux sull’eventualità di ospitare la proiezione di un film di propaganda, alla presenza di Hitler in persona, nel piccolo cinema da lei gestito. La ragazza, in realtà, si chiama Shoshanna, è ebrea ed è sfuggita anni addietro al massacro della sua famiglia a opera dello stesso Landa. Il timore che l’uomo, un sadico dall’intelligenza sopraffina, stia giocando con lei perché consapevole della sua reale identità diventa il perno intorno al quale ruota l’intera sequenza e, a questo, si aggiunge l’elemento dolciario: uno strudel che Landa ordina per Shoshanna e se stesso, magnificandone la bontà.

Mr Rob Strudel

Tarantino inserisce lo strudel nella sequenza trasformandolo in un elemento determinante ma che non ruba la scena e non fa scivolare in secondo piano il nucleo della stessa. Landa usa il dolce per piegare la persona che sta affrontando, lo usa come elemento di distrazione e conferma dei suoi sospetti personali. Offre alla ragazza un bicchiere di latte (elemento in comune con la scena della morte dei genitori di lei); le impone di assaggiare lo strudel con panna (vietata nell’alimentazione kosher e, difatti, il montaggio induce nelle inquadrature che la vedono mangiare il tutto proprio per evidenziare lo sforzo affrontato pur di non farsi scoprire); le offre sigarette francesi e non tedesche e così via. La regia indugia sul dolce ma ne offusca l’appetibilità nel momento esatto in cui sceglie di tramutare l’intero contesto, rendendolo una scena inquietante. D’altronde, che tutta quella amabile conversazione fosse solo una scusa per indagare sulla donna è palese: Hans Landa versa lo zucchero nel caffè ma non lo beve, avanza una larga parte del dolce che aveva magnificato e si accende una sigaretta per spegnerla poco dopo.

L’elemento del dolce che tante volte finisce per adombrare tutto ciò che lo circonda qui acquista un ruolo preponderante senza risultare invasivo. Parlandone a distanza di un decennio non ricordiamo questa scena solo come “quella dello strudel” ma anche come “l’incontro fra Landa e Shoshanna” o “l’interrogatorio a tavola”. E quando il nazista spegne la sigaretta semi-nuova ficcandola nella panna di quel piatto delizioso (omaggio al film “Rappresaglia” del 1973 che contiene una scena identica) spezza ogni dubbio sul fatto che l’elemento dolce di questa scena non fosse niente più di un mero strumento per raggiungere il suo scopo.

Mr Rob Strudel

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