Giocavamo così

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Giocavamo così

Ho un fratello più piccolo. Tutti i miei ricordi di infanzia sono legati ai nostri giochi. In giardino, in casa, dai nonni, al mare. Giocavamo di Ruolo senza saperlo, inventavamo storie di cui eravamo i protagonisti, preparavamo costumi e oggetti di scena. Credo che nel corso della nostra infanzia avremo usato chilometri di nastro adesivo… Poi, quando eravamo pronti recitavamo la nostra parte, a volte anche più di una parte ciascuno, e il gioco entrava nel vivo. A parte un giochino trovato in omaggio in una confezione di detersivo non abbiamo mai avuto videogiochi… che poi quel modello portatile di Tetris aveva catturato più nostro padre che noi due.

 

Pensando al tema del mese, i giochi appunto, mi è tornato in mente un libro, acquistato anni fa, non ricordo in occasione di quale evento locale, dalle mani dell’autore, un vecchio insegnante in pensione. Il libro è “Giocavamo così” di Federico Motta, editoriale sometti – Mantova, 2001.

Volevo mettervi il link per l’acquisto, ma non l’ho proprio trovato, così vi consiglio di chiederlo nelle vostre biblioteche di riferimento, potreste essere fortunati.

Il sottotitolo del libro è “Cento e più giochi di quando eravamo poveri”. Di fatto ciò che accomuna questi giochi sono i materiali poveri e spesso riciclati che li componevano, oltre alla possibilità per i bambini di realizzarli da soli, senza l’aiuto o la supervisione di un adulto.

I materiali dei giochi erano recuperati in casa, barattoli, spilli, qualche biglia o figurina, una corda, un rocchetto di filo. I giochi potevano essere di abilità o di forza. Alcuni erano puliti, altri sporchi… nel senso che ci si inzaccherava con terra e fango. Alcuni oggi sarebbero difficili da replicare perché necessitavano di strade sterrate e libere da macchine, oppure di materiali che oggi non si usano più nella vita di tutti i giorni. Tanti giochi proposti sono adatti al gruppo, di quattro, otto o più bambini e ragazzi. Altri più adatti al gioco in solitaria, magari in casa durante le giornate fredde e piovose, quando in non si poteva fare gran che. Allora i bambini si costruivano dei piccoli giocattoli, con un po’ di ingegno e materiali di riciclo trovati fra la casa e la stalla. E dopo la costruzione si controllava quanto si era stati abili e precisi utilizzando il gioco; che poteva essere un semplice yo-yo, un “carrarmato meccanico” che avanzava dopo essere stato caricato o il cucire un nuovo vestito per la propria bambola.

Era una cosa che adoravo da bambina, e che ancora amo, il momento precedente al gioco, quando preparavo o costruivo il gioco. Non che non avessi a disposizione dei giochi già pronti all’uso, solo mi divertiva di più fabbricarmeli, adattarli o immaginarli!

Per dire, ogni tanto si giocava al ristorante, con mio fratello. Prendevamo un piatto, un bel po’ di filo appallottolato da una spoletta bianca erano degli spaghetti, i pezzi piccoli e rossi della lego il sugo di pomodoro, più due pezzettini verdi per il basilico, i polipi e pesciolini di plastica del set “animali marini” facevano da sugo di pesce! È una cosa sciocca forse… ma ci divertiva adattare i giochi e gli oggetti a disposizione per farne altro nella nostra fantasia!

I giochi di una volta erano così, una spoletta di filo, un pezzo di camera d’aria, un coltellino e un paio di chiodo potevano essere i materiali di partenza per qualcosa di magico!

Filastrocche e canzoncine accompagnavano giochi a corpo libero. Una corda da saltare bastava a passare interi pomeriggi, qualche biglia o figurina si adattava a tantissime versioni di gioco diverse.

Personalmente non ho passato molto tempo con i miei nonni da bambina. Mi ricordo però che la mia nonna mi insegnò a saltare la corda, e a ripensarci adesso sono piuttosto ammirata dalla prestanza fisica dimostrata da quella signora, che non solo mi spiegò come fare… ma anche mi mostrò come faceva lei!

E poi il nonno, che ancora oggi ha un po’ di resistenza culturale rispetto al mio essere una femmina… più interessata ai suoi racconti e ai suoi strumenti da contadino rispetto agli altri due nipoti maschi a sua disposizione. Dicevo, il nonno mi mostrò nel corso del tempo un po’ di giochi di una volta. Mi ha anche insegnato a far andare quelle grosse trottole di legno, quelle che si caricano con lo spago, lui è un maestro e ci fa un sacco di giochi… io la faccio giusto partire.

Se lo volete vedere all’opera l’ho coinvolto, insieme alla nonna, nella realizzazione di un piccolo gioco, nel mio altro articolo di questo mese. Il Carrarmato! Ovvero un piccolo giocattolo meccanico di semplice realizzazione.

Voi avete giocato con i vostri nonni da bambini? Ricordate qualche “gioco di una volta” che magari vi hanno insegnato? Ve li ricordate abbastanza bene da insegnarli a vostra volta?

Baci

G.

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