Lo schioccare della carta vincente
Ognuno di noi ha dei ricordi legati al gioco delle carte.
Un pomeriggio autunnale piovoso, qualche ora di svago dopo un pranzo di famiglia, l’interminabile attesa per poter fare il bagno al mare… Le carte sono state, per secoli, un passatempo trasversale, che ha impegnato tanto i membri della nobiltà nei loro eleganti salotti, quanto il popolo, raccolto nelle affollate taverne fiocamente illuminate.
In Corea del Sud, il gioco di carte più famoso si chiama Go-Stop ed è, tutt’oggi, ampiamente diffuso sia tra gli anziani che tra le nuove generazioni.
Per giocare a Go-Stop sono necessari: un mazzo di “Carte dei Fiori”, pazienza e dita forti.
Le Carte dei Fiori, o hanafuda (in giapponese) o hwatu (in coreano) sono delle carte particolari, delle dimensioni di piccoli rettangoli rossi, più o meno grandi la metà di un biglietto da visita. Su queste carte, di origine giapponese, sono rappresentati degli elementi floreali, uccelli e altri animali, nastri e caratteri cinesi, catalogati in dodici gruppi da quattro carte (tanti quanti i mesi dell’anno) in base al tema rappresentato su di essi. Le carte, a seconda del loro disegno, creano diverse combinazioni e portano al giocatore un punteggio diverso. Durante la partita, ogni giocatore deve accoppiare una delle carte che ha in mano (per una partita di tre giocatori si parte con sette carte a testa) con una di quelle sul tavolo (a inizio partita sono otto) secondo il loro gruppo/mese di appartenenza. Maggiori sono le coppie conquistate, maggiore è la possibilità di creare combinazioni e guadagnare punti.
Lo scopo del gioco – seppur lo stesso abbia una serie intricata di regole, non sempre utilizzate in tutte le partite – è quello di arrivare per primi ad avere tre punti. Il giocatore che raggiunge questo obiettivo può stoppare la partita vincendo (e da qui lo STOP), oppure continuare per accumulare maggior distacco tra il suo punteggio e quello degli avversari (e quindi GO!).
Seppur agli occhi dei neofiti e, soprattutto, di noi occidentali, le Carte dei Fiori risultino piccole, poco chiare e scomode da mescolare, esse sono un elemento imprescindibile di Go-Stop. La loro dimensione e il materiale plastificato di cui sono composte, permette ai giocatori di farle “schioccare” sul tavolo da gioco, per sottolineare una mossa vincente o evidenziare la frustrazione della mancanza di una buona coppia. Lo schiocco delle carte è spesso inframezzato dal tipico linguaggio utilizzato durante le partite, decisamente inopportuno in altri ambienti sociali.
Al tavolo da gioco non esistono superiori o gerarchie, si è tutti contro tutti, speranzosi di avere una buona mano e di potersi aggiudicare quante più carte possibili.
Per le sue modalità di esecuzione, Go-Stop si presta al gioco d’azzardo, vietato anche in Corea del Sud. Al di là delle sue implicazioni illegali, nelle partite tra amici si può giocare facendo piccole puntate in denaro o, in maniera ancora più goliardica, il vincitore può farsi ripagare dagli altri giocatori dando loro delle piccole punizioni corporali. La più classica è uno schiocco sulla fronte. Proprio per la sua deriva illegale, in passato Go-Stop era visto come un gioco da criminali e da riservare ai locali più loschi. La sua riabilitazione ha avuto il suo culmine nel 2006, con il film Tazza: The High Rollers (타짜), la cui trama è incentrata su un tazza, ovvero un giocatore d’azzardo professionista. In Corea del Sud la pellicola ha avuto un grandissimo successo sia tra il pubblico che per la critica, aggiudicandosi numerosi premi. Da quel momento in poi, Go-Stop è stato più volte inserito all’interno di film e drama coreani, tornando ad essere uno svago del tutto rispettabile.
Al giorno d’oggi, è molto facile trovare gruppetti di anziani giocare a Go-Stop al parco o fuori dalle botteghe e, nelle serate tra amici, non è raro che qualcuno estragga dalle proprie tasche il famoso mazzetto di schioccanti carte rosse.
Silvia ‘Stovtok’ Pochetti – Niente Da Dire