Let is snow
Scritta da Sammy Cahn, con le musiche di Jule Styne nel 1945 Let is snow è una canzone originariamente interpretata da Vaughn Monroe. In seguito, molti altri artisti l’hanno cantata. Tra questi Frank Sinatra a cui forse dobbiamo la versione più famosa. Il testo della canzone parla da sé; fuori c’è la neve e in casa il fuoco acceso. Lascia che nevichi perché tanto nessuno deve andare da nessuna parte. Pop-corn (presumibilmente per decorare l’albero) e nessuna voglia di salutarsi e di andare via.
But as long as you love me so.
Let it snow, let it snow, let it snow.
Il 28 dicembre il nord-Italia è stato sorpreso (si fa per dire) da una nevicata molto intensa e subito mi è venuta in mente questa canzone. Tuttavia, leggendo le notizie e i commenti postati sui vari gruppi o da amici e conoscenti vari, non ho potuto fare a meno di chiedermi una cosa.
Quando si inizia a odiare la neve?
Al pensiero di una bella nevicata il cuore mi si riempie di gioia mentre tutt’intorno a me, colleghi e amici, fanno a gara a chi lancia più improperi. I bersagli sono sempre le istituzioni, un destino avverso che fa scendere la neve proprio in quel giorno lì e tutta una serie di considerazioni che ti fanno capire subito che queste persone, la neve, la odiano. Da bambini amiamo la neve e forse l’odio si manifesta quando diventiamo adulti e una nevicata improvvisa ci è solo di ostacolo. Da piccoli gli ostacoli sono proporzionali al ruolo che occupiamo nell’ordine delle cose e la neve non rientra certo nella categoria degli intralci. Forse chi odia la neve, ha solo dimenticato che significato aveva quando era più innocente.
Per parte mia posso dire di aver visto tante nevicate e che ognuna ha portato con sé qualcosa di avventuroso. Alcune le ricordo come fosse ieri. Ad esempio, a metà anni ’70 in un clamoroso susseguirsi di precipitazioni, scese così tanta neve che i miei costruirono un igloo in giardino. Non si sciolse fino ad aprile.
La famosa “nevicata del’85” che vedo spesso citare sui social, fu così intensa e improvvisa che gli spazzaneve non fecero in tempo a intervenire e la neve sulle strade, dopo essere stata compressa per bene dal passaggio delle auto, congelò trasformando il paese in una enorme pista di pattinaggio.
Nell’aprile del ’91, durante il mio servizio di leva, una nevicata fuori stagione colse tutti di sorpresa. In quei giorni ero di istanza presso una polveriera. Di giorno il sole scioglieva la neve sui percorsi, mentre di notte si congelava trasformando quelle strade scoscese in mortali scivoli di ghiaccio. Per fortuna l’esercito ci dotava di cioccolata e cordiali. Nel 2005 affrontai una vera e propria bufera. Passando per un paese alla notevole velocità di 8 km orari, persi comunque il controllo dell’auto e andai a sbattere su un cumulo di neve. Ciò non di meno, restai bloccato solo 5 minuti perché subito arrivarono gli angeli della neve.
Era una coppia di sconosciuti che a bordo di un furgone si prodigava nel soccorrere gli automobilisti in difficoltà. Avevano quello sguardo fiero e un po’ folle di chi commette una buona azione. Appena mi liberarono saltarono sul furgone senza dire una parola e quello che non guidava prese a indicare un’altra auto bloccata poco più avanti. Un minuto dopo stavano liberando la vettura di una perplessa signora di mezz’età. Una delle cose più bizzarre che mi siamo mai successe.
Più avanti fu la prima volta in slitta con mio figlio e della nostra prima scultura di neve insieme. Da bambino ho provato l’ebrezza di volare giù dalle colline innevate, correre su laghi ghiacciati, mangiare la neve e riceverla in faccia. (non quella su cui cercavamo di scrivere il nostro nome). Ma la neve mi ha anche bloccato, infreddolito o costretto a lunghe ore in coda per tornare a casa. Qualche volta è stata improvvisa e cattiva eppure, nonostante questo, non riesco a odiarla.
Oggi mi sento circondato da persone che vedono nella neve soltanto problemi e ostacoli e mi chiedo se ci sia mai stato davvero un momento, nella loro vita, in cui l’hanno amata. O forse, crescendo, si sono solo dimenticate di aver avuto un’età in cui lasciavano semplicemente che la neve cadesse.
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