Francesca Ghermandi, la creatrice di universi
Nata a Bologna nel 1964, Francesca Ghermandi è figlia di uno scultore e di una pittrice, quindi fin da bambina viene facilmente a contatto con l’arte e non smette di disegnare quando diventa più grande. Inizia la sua attività di fumettista e illustratrice dopo aver frequentato un corso di fumetti tenuto dal gruppo d’avanguardia Valvoline e dal funambolico Andrea Pazienza, avendo quindi ancor più imparato a essere curiosi senza paraocchi. Le sue prime storie a fumetti escono su riviste come Reporter e Frigidaire e il quotidiano il manifesto, di cui disegnerà i buffi personaggini con cui ancor oggi i critici giudicano i film in anteprima.
Pochissimi fumettisti, e non soltanto nel panorama italiano, possono vantare come lei di riuscire – al di là dei gusti, perfino chi non la ama non lo può negare – a immergere il lettore ogni volta in un universo tutto suo e con regole indipendenti da quello reale, che si crea, si racconta e reinventa in ogni vignetta, eppure assolutamente coerente e credibile. I suoi personaggi si muovono spesso come frullatori, torcendosi come nei cartoon moderni prima che li inventassero, in ambientazioni aggrovigliate e complesse, piene di oggetti vecchi e nuovi, in un caos visionario e senza tempo, molto affascinante e ancora godibilissimo a distanza di anni.
Dopo le prime illustrazioni e fumetti brevi, ben presto crea i suoi personaggi pop e surreali, come il papero post-moderno Hyawata Pete, il bizzarro gatto sceriffo Helter Skelter («una specie di cartone animato che avesse a che fare con il cyberpunk, da inserire come intermezzo fra le altre storie a fumetti, che riguardavano, diciamo così, la fantascienza seria») e il topo detective Joe Indiana (molto splatter e quasi in stile dadaista). «Il mio modo di raccontare nasce sempre dal disegno», ha raccontato l’autrice, «è all’interno del disegno che trovo atmosfere da cui comincio a raccontare. Le diverse tecniche condizionano molto il risultato, ma in generale le storie che mi piacciono di più sono quelle in cui alla fine ritrovo quell’intuizione precisa da cui ero partita, in cui sono riuscita a realizzare quell’intuizione iniziale».
All’attività fumettistica Francesca affianca la realizzazione di illustrazioni di libri per ragazzi (come il libro muto Pastil) e riviste d’informazione (dal 1997 collabora al settimanale Internazionale, per cui ha realizzato un Calendario 2011 con i segni zodiacali da lei spiritosamente reinterpretati), per numerose case editrici e agenzie di pubblicità italiane e straniere, ma anche progetti d’animazione (come la sigla per la Biennale Cinema di Venezia e di Design nel 2005), copertine, manifesti e spot pubblicitari (compresa la campagna antiAIDS “Fallo protetto”).
Ha esposto in Italia e all’estero e ha ricevuto premi importanti: in un mondo che tende a essere sempre più omologato, i suoi universi fantastici – così onirici e a volte così reali – sono una corroborante boccata d’aria fresca. Teniamocela ben stretta.
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