Capitol Hill e Black Lives Matter: il valore dei morti
Una domanda che ho letto molto spesso in giro in Internet, e che mi sono ritrovato a farmi è: perché ci preoccupiamo e urliamo all’ingiustizia quando assistiamo a morti come quelle di Floyd, Casey Goodson Jr, Andre Hill, Dijon Kizzee o Rayshard Brooks mentre l’empatia è poca per quanto riguarda invece Ashli Babbit?
E non parlo semplicemente di empatia dei lettori, ma anche dei giornali, che a differenza del Black Lives Matter, nell’attacco al Congresso hanno scelto una strada diversa dall’empatia. Se ci pensate è una domanda legittima, entrambi sono morti perché combattevano per quello in cui credevano, però sono i meme su Ashli Babbit che fioccano e che chiedono giustizia, perché anche lei venga ricordata e perfino martirizzata. E non fraintendetemi, la perdita di una vita è sempre una tragedia in ogni contesto, perfino se si tratta di colpevoli o mostri, però le sfumature ci sono sempre e anche se tutte le vite hanno valore, noi possiamo razionalizzarne la perdita attraverso il loro comportamento in vita. Per questo tra la vita di una persona come Geoffrey Baratheon e una che invece ci ricorda Heidi preferiamo che si spenga la prima. Allora l’opinione comune è qualcosa che si innesca anche se non viene palesata, tramite milioni di modi di fare, che se anche non dicono esplicitamente una preferenza agiscono in base ad essa, e tra il decesso di qualcuno che lotta per i propri diritti e qualcuno che combatte per limitare (indirettamente o no) quelli degli altri, la bilancia del pubblico pesa diversamente.
L’attacco al Congresso non è cominciato per un torto subito, non è cominciato dopo anni di pressione, razzismo e ingiustizie, è cominciato perché un gruppo di privilegiati voleva mantenere lo status quo, una normalità ingiusta e infiocchettata da un leader che nella violenza ha trovato l’unico modo per rimanere al potere. Un atto di terrorismo cominciato per instillare paura e finito nel sangue non può che creare rabbia invece che empatia, l’unica compassione che può creare è negli stessi che patteggiavano per il terrore e il caos che abbiamo visto il 6 gennaio. Al di là delle persone, che in qualità di esseri umani hanno infinite sfumature, pensiamo ai movimenti di cui fanno parte.
Black Lives Matter nasce come un movimento pacifico volto a liberare il Paese dall’iniquità e la violenza della polizia, che da decenni sta vessando le minoranze degli States e anche se di scontri ne abbiamo visti, l’indole del gruppo è insindacabile e chiara. Gli strambi personaggi che hanno attaccato il congresso non solo, in qualità di liberi cittadini, erano armati fino ai denti e se ne vantavano, ma hanno anche agito con il palese interesse al fare del male, deturpare e prendere ostaggi. Gli scontri con la polizia sono stati minimi solo perché i manifestanti pro Trump avevano il colore della pelle della sfumatura “giusta” e il loro leader, che si nasconde dietro la sua poltrona, non solo li ha istigati ma ha fatto in modo che potessero agire liberamente.
Questi sono i motivi per i quali l’opinione pubblica non ha paura di dimostrare preferenze anche se si tratta di morti, perché il valore di una persona è delimitato non solo da come muore ma anche da cosa fa in vita.
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