Le origini svelate del Natale
Il Natale è alle porte, ancora non me ne rendo conto, per quanto mi riguarda appena ieri era marzo! Il punto è questo: a me le feste religiose non garbano molto. Sono giunta ad una conclusione però, ogni tradizione ha una sua origine, un suo perché. Oggi ho deciso di fare luce con voi sulle origini precristiane del Natale!
Quando è nato Gesù?
Parliamone, la nascita di Cristo non è esattamente il 25 dicembre, ma piuttosto una data fittizia definita dalla Chiesa. Nei primi tre secoli del cristianesimo la nascita del salvatore aveva date differenti: 18 aprile, 23 maggio, per s. Cipriano era il 28 marzo, per s. Ippolito invece il 23 aprile, mentre per Clemente Alessandrino il 20 maggio o il 10 febbraio o anche il 6 gennaio. Insomma, sussisteva una certa confusione. Fu solo a circa metà del IV secolo d.C. che Costantino menzionò per la prima volta, in un calendario della liturgia romana, la festa del 25 dicembre cristiano. Fu qualche secolo dopo che l’imperatore Giustiniano impose questa data come festività per tutto l’Occidente cristiano.

Raffaello – Visione della Croce (particolare)
Sta di fatto che il Natale, per come lo conosciamo oggi, è un grande miscuglio di tradizioni. L’imperatore Costantino fu molto scaltro nella scelta del 25 dicembre come data ufficiale per la nascita di Gesù, fu una decisione più politica che religiosa. Permetteva di mantenere i bagordi tipici di quel periodo, pur sostituendo la festa pagana con una cristiana, insomma, in men che non si dica più o meno si accontentavano tutti!
Non è certamente facile ricostruire con precisione tutti i passaggi che portarono a questa fusione, ma comunque ci proveremo insieme.
Saturnali e Dies Natalis Solis Invictus
A Roma era consuetudine festeggiare molti compleanni, per esempio il Natalis Romae in cui, il 21 aprile, si commemorava la fondazione dell’Urbe. Il 25 dicembre era associato alla nascita del Sole (culto assorbito poi dal dio Mitra). Questa festività venne introdotta in primis da Eliogabalo, ma ufficializzata per la prima volta dall’imperatore Aureliano. Il Dies Natalis Solis Invicti (giorno di nascita del Sole Invitto) segnava la vittoria della luce sulle tenebre, uno spartiacque tra i giorni di tenebre più lunghe e quelli che man mano sarebbero diventati più luminosi. Nei giorni precedenti infatti venivano festeggiati i Saturnali, (dal 17 al 23 o 24 dicembre) dedicati a Saturno, divinità del raccolto, in cui era abitudine tenere grandi banchetti, scambiarsi regali e stravolgere (momentaneamente) l’ordine sociale per festeggiare la fine dell’anno agricolo e scongiurare insieme l’oscurità precedente alla “rinascita” del Sole.
Il Solstizio Invernale
Il termine “solstizio” deriva dal latino “sol” sole e “sistere” ossia fermarsi. Durante quello invernale, nel suo moto apparente, il sole raggiunge la sua posizione più bassa rispetto all’orizzonte e sembra non riuscire ad alzarsi più. Per tre giorni, infatti, il sole sembra sorgere esattamente nello stesso punto, poi il 24 mattina pare riprendere il suo corso. Simbolicamente queste date ci portano a pensare ad una morte apparente del sole, il suo risveglio, invece, è ammantato di una nuova speranza e di un trionfo: quella della luce sulle tenebre e quindi di una rinascita. Molte tradizioni popolari vedono in questi pochi giorni un momento di rinnovamento e di riscoperta personale che sfociavano in feste sfrenate in onore e in ringraziamento degli dèi, portatori della luce, culminanti nel giorno di Natale.
Questo tipo di celebrazioni, ovviamente, non hanno origine solamente in epoca romana. Ne troviamo tracce in Siria, con l’adorazione di Shamash, in Egitto prima con Ra e poi, per un breve periodo, con Aton, in Persia con Mitra, a Babilonia con Tammuz. Tutti questi sono rappresentazioni di divinità solari, aventi cioè a che fare col culto del sole. Spesso erano rappresentati incoronati da raggi di luce. Vi ricorda qualcuno?
Il Nord Europa e Yule
Altre civiltà onoravano i momenti della terra: solstizi ed equinozi. In particolare, il 21 di dicembre nel Nord Europa veniva celebrato Yule. È una festa di origine germanica, dal norreno Jól e dal tedesco Jul, anche se non è cristallina la sua etimologia. È diffusa l’idea che comunque la sua radice comune derivi dal norreno Hjól (ruota), riferito al fatto che con il solstizio d’inverno la ruota dell’anno si trovi al suo estremo inferiore e inizi a risalire.
Poche sono le testimonianze che riportano quali fossero i festeggiamenti rituali, ma nel Nord Europa sembra che fosse un momento di riposo, svago e danze con il sacrificio di un maiale in onore del dio norreno Freyr, motivo per cui si è soliti consumare del maiale a Natale. Quando i missionari cristiani iniziarono le loro opere di conversione anche in queste terre fredde e lontane, i festeggiamenti di Yule vennero chiaramente assorbiti dal Natale. Vennero quindi introdotte nuove usanze anche nella tradizione cristiana. Esempi? Il vischio e l’agrifoglio e forse anche l’albero di Natale. Questi sono alberi sempreverdi, mantengono la loro vitalità durante tutto l’anno, in qualsiasi stagione, divennero quindi forti simboli della persistenza e della caparbietà della vita anche nelle condizioni più estreme e buie.
Le nostre tradizioni
Molte sono le usanze che tutt’oggi ci accompagnano che provengono da ogni parte del mondo. Lo scambio di regali era tipico, appunto, dei Saturnali. Le ghirlande con vischio e agrifoglio provengono dal Nord. Non è ben chiara la provenienza dell’abete, ma molti sostengono che provenga dal Nord e dai Druidi, assunto come simbolo di Cristo perché sempreverde.
In ogni caso, una delle più celebri tradizioni resta l’accensione di una luce in casa. Abbiamo già chiarito che fosse la festa della rinascita del sole, era perciò necessario propiziare il suo ritorno richiamando quanto più chiarore possibile. Era uso comune accendere e mantenere per tutta la durata dei festeggiamenti grandi fuochi, soprattutto all’interno delle case. Nel Nord Europa era spesso messo a fuoco un grande ceppo che potesse bruciare indisturbato anche dei giorni: il cosiddetto ceppo di Yule (da cui deriva il dolce tipico: il “tronchetto”). Non vi ricordano niente queste luci? Le luminarie per esempio? O le lucine che mettete sull’albero?
Un’ultima curiosità: il presepe. Questa è l’unica tradizione di origine cristiana. Apparve per la prima volta ad Assisi, grazie a San Francesco che nel 1223. Si dice che, in seguito ad un viaggio a Betlemme per il Natale dell’anno prima, rimase colpito dalle funzioni liturgiche a cui aveva assistito. Una volta tornato in patria, decise quindi di celebrare la messa di Natale in una grotta, attorno ad una mangiatoia, un bue ed un asino. Il primo presepe con statuine di marmo è opera di Adolfo di Cambio, quando nel 1283 realizzò otto statuette rappresentanti i maggiori esponenti della natività: da cristo fanciullo ai re Magi. Questa composizione è ancora oggi esposta nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, se desiderate vederle, un giorno.
Il Sole tornerà anche domani
È difficile in realtà sondare a fondo e con minuzia le radici del Natale. Credo che, al di là delle sue origini pagane, il natale debba essere sentito nel cuore. Non parlo della festa commerciale che tutti conosciamo oggi. Nei “secoli dei secoli” il suo significato è stato maneggiato, rimaneggiato, prevaricato e dimenticato. Io cerco di considerare questo periodo come un’opportunità, un promemoria che la natura ci sbatte davanti agli occhi ogni anno, ogni ciclo, ogni giro di ruota. Molti di noi sperimentano momenti molto bui nella vita, momenti che sembrano non finire mai. Ma se c’è una cosa che la natura ci insegna è che il sole tornerà a sorgere ancora, giorno dopo giorno. Per me significa speranza e credere che le cose possano sempre andare meglio.
Buone feste a tutti voi! E che la speranza non vi lasci mai.
Anna Campanaro
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.