La prima neve

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La prima neve

Fa davvero freddo oggi a Seul.
Il cielo è basso e spesse nuvole bianche non lasciano filtrare nemmeno un raggio di sole.

In una piccola casa dalle pareti chiare, c’è una mamma che sbuffa davanti ad un armadio aperto. È da qualche minuto che cerca un paio di guanti per il piccolo Min, che tra poco uscirà da scuola. Non che non ne abbia trovati, di guanti, ma tutti sembrano troppo piccoli per le paffute mani di suo figlio. Decisa a non pensare a quanto lui stia crescendo in fretta, posa un paio di piccole manopole con l’interno in pelo, le prime indossate da Min. Forse da qualche parte in quello stesso armadio sarà riposta anche quella deliziosa tuta intera imbottita, che faceva sembrare il bambino una stella marina soffice e bitorzoluta. La mamma si arrende, è tardi. Infila nella borsa che già tiene al braccio due paia di guanti dei suoi, di un tessuto un po’ infeltrito e pieno di pallini. Per oggi dovrebbero bastare.

Dall’altro capo della città, Dong-Wook vede il suo respiro condensarsi in nuvolette bianche. E’ appena uscito dall’università, ma non ha voglia di tornare nel caos del suo appartamento. Si ferma in mezzo al piazzale e, per un istante, il sale e la ghiaia sparsi per sciogliere il ghiaccio non scricchiolano più sotto ai suoi piedi. Con una mano si fa strada tra i tanti strati di vestiti e finalmente riesce a scoprirsi il polso e a guardare l’ora. Sa che dovrebbe studiare, ma sembra davvero che il destino gli stia chiedendo di andare in quel bar.

Tra qualche minuto sarà l’inizio del turno di quella ragazza.
Fa davvero freddo oggi a Seul.
Con il passo svelto, la mamma e Dong-Wook si dirigono verso la loro destinazione.
Alzano gli occhi al cielo.
La prima neve.

Dong-Wook si guarda intorno e, nei volti degli altri passanti sul quel marciapiede affollato del centro, vede il suo stesso stupore. Fiocchi grandi come monete cadono dal cielo in un silenzio assordante, che sembra aver zittito tutti i rumori della città, dalle auto in transito al chiacchiericcio, alla musica all’interno dei negozi. Dopo qualche secondo di magica immobilità, il mondo sembra riprendere la sua marcia. Dong-Wook non è ancora pronto: si gode per un po’ lo scendere lento della neve, il suo democratico posarsi sugli umani, sugli animali e sull’asfalto, il suo malinconico sciogliersi. Era attesa da giorni, la prima nevicata. Eppure, come ogni anno, non c’è cosa più sorprendente, anche per i freddi cittadini della metropoli.

E il piccolo Min? La mamma è arrivata giusto in tempo. Lo ha salutato abbracciandolo e, insieme a lui, ha alzato gli occhi al cielo. Un coro di fiati sospesi ha riempito l’aria e subito dopo sono partiti i commenti entusiasti degli scolari appena usciti dal cancello. La mamma lo ha aiutato ad infilare un paio di guanti un po’ grandi e glieli ha risvoltati un paio di volte sul polso; poco importa se non si sente comodo, lei gli ha promesso che si fermeranno al parco per qualche minuto, insieme, a guardare la neve che cade. Ce ne vorrà un bel po’ perché riesca a fare un pupazzo di neve ma, per ora, anche solo poterla prendere al volo e osservarla impigliarsi tra i rami secchi gli sembra abbastanza.

La prima neve o 첫눈(cheonnun), in Corea del Sud, è un evento molto atteso da grandi e piccini e, con sé, porta diverse credenze e superstizioni.

Il giorno della prima neve, infatti, pare che anche la persona più burbera tratti gli altri con gentilezza, spinta da un magico buonumore. Per questo, si dice che il giorno della prima neve sia fortunato per tutti, tanto da spingere le persone a esprimere dei desideri sotto i primi fiocchi dell’anno. Il potere principale della Cheonnun è, però, legata soprattutto all’amore. I coreani credono infatti che dichiararsi sotto la prima neve o organizzare il primo appuntamento durante quel giorno porti ad avere una relazione felice e duratura. Non è quindi raro che, dopo aver alzato gli occhi al cielo e goduto per qualche momento dello spettacolo, le persone cerchino il proprio cellulare e chiamino la persona amata.

O la portino al parco, mano per la mano.
O la guardino servire il caffè nel proprio angolo preferito del bar.

Articolo di Silvia “Stovtok” Pochetti.

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