Il mio primo Natale

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Il mio primo Natale

Niente Voci di Corridoio, questo mese.

Questo sarà un Natale particolare, per me.

Sarà il mio primo Natale da babbo. Laddove “babbo” non è da intendersi nell’accezione di “persona poco sveglia” (in quel caso, questo Natale non sarebbe stato il primo ma il trentasettesimo).

“Babbo” alla toscana: sarà il primo Natale che passerò da padre. Per questo non ho avuto né il tempo né la “testa” per concentrarmi sulle Voci di Corridoio. In compenso ho riflettuto e sto riflettendo a ruota libera su parecchie cose, e mi sembra una buona occasione per mettere un po’ d’ordine insieme a voi.

Un Natale intenso, particolare sotto molti aspetti, il più ovvio dei quali è che quest’anno, per la prima volta, io e mia moglie non staremo con i nostri genitori.

Già, è molto fuori moda dirlo, ma in casa nostra il Natale è sempre stato un bel momento. Anche quella strana malinconia che talvolta ammanta le Feste, a noi è sempre piaciuta.

Questo 2020, di malinconia ce ne ha regalata fin troppa. Al punto che, con l’arrivo della piccoletta, eravamo ragionevolmente fiduciosi che, almeno per Natale, ne avremmo potuto fare a meno.

Invece queste Feste le passeremo solo noi tre, e i neo-nonni non potranno spupazzarsi la nuova arrivata.

 

Ci annoveriamo ovviamente tra i fortunati, perché i nostri genitori sono in buona salute, cosa tutt’altro che scontata in questo difficilissimo momento storico.

E sono abbastanza furioso. Non per il provvedimento legislativo che ci obbligherà a questa separazione, ma per il fatto che quel provvedimento si sia reso necessario. Per il fatto che Roma, la mia città, era arrivata a zero contagi e adesso ne registra quasi 600 al giorno. E per tutta la gente che, ammassandosi in strada come se non fossimo in piena pandemia, raglia liberamente al complotto, alla dittatura sanitaria (vi ci vorrebbe, amici complottisti. Mezz’ora di vera dittatura sanitaria. Non di più. Poi ne riparliamo).

Ma va bene così. Ripeto: noi siamo fortunati. Il mio pensiero va a tutte quelle persone che saranno divise dai propri affetti per cause infinitamente più gravi e dolorose di un DPCM.

Sarà un Natale strano.

È piuttosto galvanizzante, questa cosa dell’essere padre, ritrovarsi questa piccola estranea in casa. Bisogna prenderci le misure, ma si scoprono tante cose su se stessi, si rimette tutto in prospettiva. Anche l’idea di un Natale senza i nonni, per quanto spiacevole, si affronta.

Tutto si affronta. Perché scopri di essere uno dei pochi punti fermi per quell’esserino almeno quanto lui/lei è uno dei pochi punti fermi per te.

Quest’anno, lontano dai miei genitori, mi ritrovo tutto a un tratto a non essere più un figlio ma un padre. E proprio per il modo in cui ho sempre vissuto il Natale, questo mi porta a riflettere su tante cose.

Sull’esempio che mio padre è stato ed è per me, tanto per cominciare. Mi piacerebbe riuscire a stimolare la curiosità e l’immaginazione di mia figlia come mio padre ha fatto con me. Mi piacerebbe fornirle gli stimoli giusti e darle gli strumenti per trasformare quegli stimoli in qualunque cosa lei vorrà. Farle vedere i film giusti, leggerle i libri giusti… sapete, questa roba qui.

Per quest’anno sarei già abbastanza soddisfatto sapendo di averle fatto i regali giusti. Vedremo.

È una cosa veramente strana. Un pensiero nuovo, un riflettere su qualcosa che improvvisamente va oltre me stesso e oltre il presente. Le mie parole, le mie azioni, le mie scelte, i miei sogni, ora si riflettono su una persona che sta appena iniziando ad affacciarsi a questo folle mondo. Una bella responsabilità.

E penso a un padre che, pur non essendo mio padre, mi ha insegnato tanto.

J.R.R. Tolkien.

Io credo che la cosa più importante che si possa stimolare in un bambino sia l’immaginazione. Bèh, Tolkien aveva detto ai suoi figli che non era carino scrivere a Babbo Natale solo una volta l’anno per chiedere doni. Aveva detto loro che il vecchio Santa Claus aveva una vita molto indaffarata, su al Polo Nord, con tutti i suoi amici e aiutanti. E così aveva spinto i suoi figlioletti a intrattenere una corrispondenza con nientemeno che Babbo Natale in persona.

E Babbo Natale rispondeva! Raccontava delle sue peripezie, della goffaggine del suo amico Orso Polare e tante altre cose.

Questa corrispondenza è diventata un libro, “Lettere da Babbo Natale”, e secondo me è uno dei migliori vademecum del perfetto papà.

Ecco su cosa sto ragionando in questi giorni pre natalizi: se si ha la fortuna di avere un’immaginazione allenata, non c’è isolamento che possa impensierirci. Non c’è pomeriggio noioso che non possa trasformarsi nel preludio di un’avventura incredibile.

Sì, spero davvero di aver fatto i regali giusti, alla piccolina.

Quello della fantasia è di gran lunga il più importante. Per questo Natale, per quest’anno folle e per tutti gli anni che verranno.

 

Edoardo Stoppacciaro

 

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