Fairy Oak, 15 anni dopo: nostalgie e avventure
È uscito questo mese “La storia perduta” di Elisabetta Gnone, un volume che riporta i lettori nel mondo di Fairy Oak, creato dall’autrice esattamente quindici anni fa.
Fairy Oak era stato un bel fenomeno editoriale: italiano e femminile, una cosa di cui andare molto fieri (nel modo in cui si può andar fieri per la bravura altrui). Elisabetta Gnone aveva già alle spalle le W.I.T.C.H. e il lavoro alla Walt Disney, ma la storia delle gemelle Perwinkle aveva affascinato tantissime bambine (e bambini!) in quegli anni. Continuando con la pubblicazione dei Quattro libri dei misteri e arrivando poi fino ad oggi.
Come si torna dopo così tanti anni in una storia conclusa da così tanto tempo?
Io ho letto la trilogia per la prima volta in occasione di un gruppo di lettura organizzato insieme a Bookitipy, La biblionauta, Luna Lovebook e Muriomu: un bel bookclub che ha riunito più di ottanta persone. Insomma, per me era una prima lettura: ma ero curiosa di scoprire come mai questa storia avesse conquistato tanta parte della mia generazione e soprattutto di vedere come sarebbe stato il nuovo libro.
Sulla trilogia non dirò molto: due gemelle con poteri opposti, Vaniglia e Pervinca, una strega della Luce e una del Buio, una lotta contro il male. Una storia classica, dolce e fantasiosa, con avventure e misteri, che punta molto sul legame delle due sorelle, su cosa significhi amicizia e su cosa significhi affrontare il male dentro di sé e dentro gli altri.
In questo nuovo libro, “La storia perduta”, il nemico non c’è più, e si lascia spazio alle leggende, all’amicizia e ai ricordi.
E il punto di vista da cui è raccontato tutto ce lo dimostra.
Se nei primi libri a narrare ciò che era accaduto era la penna di Felì, la fata babysitter che curava le due gemelle, qui abbiamo proprio le due streghe, ormai anziane, che ricordano i tempi passati. Sono cresciute. Per loro sono passati ben più di quindici anni.
Le sorelle si ritrovano a commentare uno degli anni più belli della loro infanzia. Una ricerca scolastica di storia li porta sulle tracce del passato di Fairy Oak: chi ha fondato la città? I Magici o i Non-Magici? E come reagiscono i ragazzi quando scoprono di essere lontanamente imparentati proprio con i loro compagni che più odiano? Ma soprattutto: davvero appare ogni cento anni una balena nel mare che bagna Fairy Oak? E quali misteriose storie avvolgono questa apparizione?
In tutto questo, siamo cresciuti anche noi, e a volte sembrano trascorsi molto più di quindici anni. L’infanzia è un mondo più lontano di quello che scorre in soli quindici anni: quando si oltrepassa la soglia, si diventa prima adolescenti e poi, quasi senza accorgercene, adulti, gli anni spariscono, iniziano a confondersi nei ricordi, e c’è solo un prima e un dopo, distanti.
Le cose che più mi hanno commossa sono state in quei dettagli che guardano a un passato lontano. Pervinca che si sente in imbarazzo a rimanere sola con Felì, per esempio. L’imbarazzo che si prova, a volte, con qualcuno con cui abbiamo trascorso tutta la nostra infanzia, ma a cui siamo legati solo dalla nostra storia, e non da carattere o affinità. Una cosa molto schietta e che poco si legge sui libri. Oppure la delicatezza con la quale Pervinca si addormenta, stanca, sul divano di Vaniglia: non è più giovane e energica come un tempo, e tutte quelle esplorazioni notturne a bordo della sua scopa la fanno stancare più di quanto voglia ammettere.
È un libro che parla a più generazioni, che accoglie le nuove, nella speranza di introdurle nel magico mondo di Fairy Oak, ma che abbraccia anche quelle con cui ha cominciato il percorso. Insieme, a leggere una storia.
Magari davanti a una bella tazza di tè.
(Grazie a Salani per il prezioso regalo).
Viola Sanguinetti
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