Non servono grandi orecchie per ascoltare meglio

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Non servono grandi orecchie per ascoltare meglio

Tutti gli animali

Mi piacerebbe un giorno

poter parlare

con tutti gli animali.

 

Che ve ne pare?

Chissà che discorsi geniali

sanno fare i cavalli,

che storie divertenti

conoscono i pappagalli,

i coccodrilli, i serpenti.

 

Una semplice gallina

che fa l’uovo ogni mattina

chissà cosa ci vuol dire

con il suo coccodè.

 

E l’elefante, così grande e grosso,

la deve saper lunga

più della sua proboscide:

ma chi lo capisce

quando barrisce?

 

Nemmeno il gatto

può dirci niente.

Domandagli come sta

non ti risponde affatto.

O – al massimo – fa “miao”,

che forse vuol dire “ciao”.

 

È una semplice filastrocca di Gianni Rodari, una cosa per bambini, potreste pensare, ma non è così semplice. Ogni giorno ci lasciamo ingannare dal tempo che sembra andare sempre troppo veloce, dalle mille cose da fare, dal lavoro, dai ritmi frenetici, me che ne è di noi?

L’ascolto di per sé non è solamente udire l’altra persona che parla, ascolto è tante cose: saper capire in primis cosa vogliamo noi per noi stessi, capire l’altro, ma anche comprendere le cose che sono distanti dal nostro modo di pensare, come per esempio altre culture, altre mentalità, ma anche gli animali.

Non abbiamo una guida, non abbiamo un dizionario in cui schematicamente un gesto significhi esattamente una cosa ben precisa, i comportamenti che ogni animale o persona usa sono diversi per ciascuna situazione, ma anche se alcune circostanze possono sembrarci simili, è bene ricordare che saranno comunque diverse per una moltitudine di fattori e, perciò, andranno affrontate in modi diversi.

Non è facile cercare di mettersi sempre nei panni degli altri, tante volte ci viene anche difficile metterci nei nostri. Sono troppe le volte in cui non ascoltiamo veramente quello che vogliamo per noi, ma ci facciamo guidare da quello che può essere il volere degli altri o le imposizioni della società in cui viviamo.

Viviamo in un’epoca in cui ognuno è libero di esprimere le proprie idee, ma è veramente difficile trovare qualcuno che sappia ascoltarle. Viviamo in mezzo al trambusto, alle difficoltà, a volte in solitudine, effettiva o apparente che sia.

La prima regola della comunicazione è il saper ascoltare, ma non si limita al puro sentire l’altro parlare, significa porsi con rispetto nei suoi confronti, lasciandolo libero di esprimersi e di aprirsi coi suoi tempi. Significa anche andare oltre a quelli che sono i nostri costrutti mentali, aprendoci al diverso, al confronto e all’accettazione.

Non è solo una “strategia”, per quanto mi riguarda dovrebbe diventare parte della nostra routine quotidiana, l’abitudine di aprire il cuore e non le orecchie agli altri, di vedere l’altra persona o animale, non solamente starla a sentire. Pensiamo che sia sempre il tempo a mancarci, ma la realtà è che il tempo è il nostro dono più prezioso da fare agli altri, sta a noi decidere come farlo, come utilizzarlo e a chi o a cosa dedicarlo.

Questa filastrocca ci mostra come possa bastare un semplice gesto per cercare di metterci nei panni di chi non campiamo, o semplicemente di chi non siamo abituati ad ascoltare. Per esempio, con gli animali è difficile comunicare, noi crediamo di comprenderli, ma quello che in realtà facciamo è proiettare su di loro emozioni e situazioni umane. Con questo non voglio dire che non hanno sentimenti, anzi, solo che non li esprimono nel modo in cui pensiamo noi.

Un cane che scodinzola, non è necessariamente felice. Lo scodinzolio ha diverse accezioni in etologia, come altri comportamenti che non sono necessariamente univoci. Molti studi sono stati fatti sulla comunicazione canina. La coda assume un ruolo fondamentale nella comunicazione di questi esemplari, per questo tagliarla risulta un vero esempio di scempio e di maltrattamento. Priviamo in questo modo l’animale di un mezzo di espressione tanto vitale quasi quanto è per noi la lingua.

Nel mondo animale non c’è un “buono” o un “cattivo”, esiste solo il ciclo della vita, vige un equilibrio che la natura fa rispettare, è fatto di vita e morte, naturale e non. A volte tendiamo a dimenticare che la morte fa parte della vita di ognuno di noi, prima o poi. Tendiamo a considerare un predatore “cattivo” perché, per cibarsi, uccide un altro animale, senza ricordare che, senza quella preda, sarebbe lui stesso a morire di fame. Vediamo senza capire, senza ascoltare che la vita ha un suo corso, che la natura stessa ci parla attraverso segnali e come non capiamo lei, alle volte non capiamo nemmeno noi stessi.

Credo sia importante portare il nostro focus all’interno, guardarci dentro, ascoltare le nostre sensazioni, le nostre idee e le nostre paure e rispettarle a dovere. Come cerchiamo di fare con gli altri, con gli animali, noi non siamo da meno. Non valiamo meno di un altro, e allo stesso tempo non valiamo di più. La natura spesso ci fa capire quanto siamo tutti uguali, alla fine, nessuno escluso. Basterebbe ascoltare e ascoltarsi, ogni tanto.

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