Tuscia: terra d’etruschi, paesaggi e figure mitologiche
Questa estate mi doveva portare oltreoceano, alla scoperta del Giappone. Ma sappiamo tutti come è andata a finire. Ho cercato di trovare qualcosa in Italia che mi facesse sentire almeno in parte il brivido della novità, e per questo ho deciso di andare in Lazio, una regione che conoscevo poco.
Roma accentra su di sé tutte le attenzioni – e anche a ragione, data l’incredibile e immensa bellezza della nostra capitale. Sono stata decine di volte a Roma, andando a trovare mia nonna durante le feste natalizie della mia infanzia. Ma il Lazio, tranne qualche zona che – sempre per motivi familiari – ero riuscita a visitare, mi è sempre rimasto sconosciuto.
Il mio tour on the road è durato dieci giorni, ma oggi vorrei parlarvi di una zona in particolare: la Tuscia. Il coronimo Tuscia, “territorio abitato dai tusci” (ovvero gli etruschi), deriva dal latino. Tuscia era quindi in origine un territorio molto più vasto dell’attuale Alto Lazio, e comprendeva anche la Toscana (che proprio da Tuscia prende nome). Oggi il nome Tuscia viene utilizzato per indicare la terra di confine tra Lazio, Toscana e Umbria, insomma l’Alto Lazio, soprattutto viterbese.
Partiamo quindi da Viterbo, centro storico medievale più grande d’Europa. Una città piena di storia, anche se non bisogna aspettarsi il classico borgo medievale del centro Italia (altrimenti si può rimanere delusi). La magnifica piazza dove sorge il Palazzo dei Papi è l’incantevole fine di una passeggiata che si snoda tra i localini, motivo per cui vi consiglio di venir qui il pomeriggio e cenare in uno dei numerosi ristoranti all’aperto – se siete fortunati e c’è ancora l’ultimo caldo estivo ad accogliervi.
La visita al Palazzo dei Papi non mi ha entusiasmata (il biglietto d’ingresso è forse caro rispetto a ciò che c’è da vedere), per cui la consiglio solamente agli appassionati. La vista dall’esterno può saziare tutti gli altri, vi assicuro. Due visite a Viterbo che invece consiglio sono: la Viterbo sotterranea e Villa Lante. Quest’ultima si trova fuori dal centro storico, a cinque minuti d’auto. Un giardino splendido con statue e fontane studiate nei minimi dettagli, una piccola Villa d’Este del Viterbese che risale al XVI secolo.

Villa Lante
Spostandoci da Viterbo, arriviamo al Lago di Bolsena, lago vulcanico più grande d’Europa (i laghi vulcanici sono i miei preferiti!). Qui sono numerosi i borghi affacciati sul lago in cui passeggiare per godersi la vista: Bolsena, Marta, Capodimonte.

Parco di Bomarzo
Ma è stato il parco dei mostri di Bomarzo il motivo principale per cui ho scelto il Lazio come destinazione di questa estate. Un parco eccentrico, diverso dai giardini eleganti rinascimentali a cui siamo abituati. Bomarzo, voluto dal principe Vicino Orsini, è un percorso di apparizioni, allegorie e mitologici riferimenti. In estate la confusione non ci ha permesso di vivere come desideravamo la visita (anche se abbiamo fatto il percorso due volte proprio per osservare meglio ogni cosa), e il caldo non è stato d’aiuto. Ma Bomarzo è perfetto secondo me per l’autunno e l’inverno, stagioni che possono dare molte suggestioni!
Già che ero da quelle parti… sono stata a Orvieto. Va bene, non siamo in Lazio. Ma vogliamo non fermarci a Orvieto? Piccolo gioiello umbro, Orvieto sorge su una rupe di tufo e la sua posizione panoramica offre scorci incantevoli. Ma la città stessa offre passeggiate affascinanti. Arrivare al Duomo è un’emozione (una delle cattedrali più belle che io abbia mai visto, sicuramente), ma anche le viette laterali sono bellissime. Per non parlare della bottega del mago di Oz, un negozio di un curioso fabbricante di giocattoli, socievole e bonario, che raccoglie in quattro strette mura migliaia di oggetti vintage e giocattoli fabbricati a mano, ingegnosi sistemi di musica e movimento, riproduzioni originali di tempi e luoghi passati…
Ma addentriamoci ancora un po’ nelle colline laziali. Inerpicarsi un po’ ne vale la pena, per arrivare a Caprarola. Qui ci aspetta il Palazzo Farnese, capolavoro d’architettura e di affreschi. Animali fantastici in tutte le stanze, dettagli floreali, un gusto che preannuncia il barocco in una cornice architettonica davvero bella. Una visita che vale la pena di fare.
Ma arriviamo a lei, divenuta famosa soprattutto negli ultimi anni: Civita di Bagnoregio.
Chiamata “La città che muore“, Civita di Bagnoregio, arrocata su una collina, è stata abbandonata negli anni a causa della condizione precaria del terreno su cui poggia. Si erge nella Valle dei Calanchi, un’area morfologicamente soggetta a continue erosioni e frane. Un paesaggio suggestivo che mostra lo scorrere del tempo: i calanchi sono ciò che rimane dall’erosione del tempo, forme appuntigliate, tagli. Ora per raggiungerla c’è solo uno stretto ponte pedonale (costruito nel 1965), e ormai non è quasi più un centro abitato. Quasi: fino a qualche anno fa erano 11 gli abitanti di Civita di Bagnoregio. Qualcuno, insomma, c’è: e con il turismo hanno aperto alcune attività nel borgo: ristoranti, b&b, negozietti di artigianato.

Civita di Bagnoregio
L’origine etrusca lo rende uno dei borghi più antichi d’Italia, mentre lo sviluppo durante il medioevo e il rinascimento l’hanno reso uno dei nostri borghi più belli. Forse di Civita ciò che conquista è davvero la fragilità, il senso concreto del tempo che non solo scorre, ma trasforma. Consigli tecnici: se è estate, andateci verso sera. Vi godete il tramonto ed evitate il caldo, che con la salita da fare non è il massimo. Se volete cenare nel borgo, prenotate con anticipo o non troverete posto (noi non l’abbiamo trovato nemmeno fuori dal borgo). Per entrare a Civita durante il giorno si paga un ticket di 5 euro, ma ne vale la pena.
Insomma, credo di aver scritto già abbastanza. Continuerò a parlarvi del Lazio nei prossimi mesi, ma intanto spero di avervi dato buoni consigli e soprattutto di avervi fatto venir voglia di esplorare.
Siete mai stati in Tuscia? Avete qualche altro consiglio da dare agli altri lettori?
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