Bruce Campbell e l’orgoglio dei B-Movies
Se i Menti potessero uccidere è il titolo dell’autobiografia che l’attore Bruce Campbell ha scritto e pubblicato nell’ormai lontano 2001. Basterebbe solo questa scelta per invocare un applauso spontaneo nei confronti di un personaggio che è entrato nella leggenda anche in virtù di quel mento pronunciato. Eppure, è il sottotitolo del volume ad avermi spinto con maggiore interesse alla lettura e che, al termine dell’ultima pagina, mi ha suggerito di provare a parlarvene per Niente da Dire. Il sottotitolo in questione è: Confessioni di un attore di Serie B.
Che Bruce Campbell non sia mai stato un attore dotato di Star-Power, capace di spingere il grande pubblico a recarsi al Cinema solo in virtù del suo nome è una cosa risaputa. Nato e cresciuto nel freddo Michigan, ha ereditato da quei luoghi il pragmatismo e la consapevolezza su quanto il dorato mondo hollywoodiano fosse lontano anni luce da uno come lui e, forse, persino irraggiungibile. Non a caso, quando Campbell si ritroverà sul set del western Pronti a Morire, diretto dall’amico Sam Raimi, andrà in brodo di giuggiole assistendo a un brillante battibecco fra una superstar come Gene Hackman e il suo vecchio compagno di liceo. Per Bruce, entrare in quel mondo è particolarmente ostico e, nei primi anni, la sua ostinazione è più legata alla volontà di emergere come attore professionista in un ambiente a lui totalmente estraneo anche dal punto di vista culturale piuttosto che ai red carpet e alle Cerimonie degli Oscar.
L’incontro con il caustico ma dotato Raimi e il più ponderato Robert Tapert (futuro produttore), i primi cortometraggi proiettati, la decisione di girare un film horror da indipendenti assoluti occupano capitoli interi. Le riprese di quello che diventerà La Casa sono una odissea incredibile che solo un manipolo di ventenni saprebbe affrontare senza cadere preda dello sconforto. Un’avventura capace di galvanizzare chiunque ami il lato più tecnico del Cinema e che viene raccontata da Campbell con ampie dosi di ironia e cattiveria nei confronti di se stesso e di tutti i partner. Nottate a inzaccherarsi di sangue finto per poi tornare a casa in macchina suscitando il terrore degli automobilisti si alternano a riflessioni più complesse sul budget in costante aumento e la paura di fallire. Poi le prime incoraggianti proiezioni, le lodi sperticate di Stephen King e l’inizio di una carriera del tutto insperata..
Tutto meraviglioso, certo. Io stesso, da grande amante del personaggio Campbell ed estimatore della filmografia di Raimi dall’età di dodici anni non potevo sperare di meglio da un libro biografico. Solo che, mentre proseguivo nella lettura, mi sono reso conto di non avere compreso appieno l’importanza di quel sottotitolo del quale abbiamo parlato a inizio pezzo, Confessioni di un Attore di Serie B. Il buon Campbell passa da annate spese sul set di serie TV di grande successo come Hercules e Burn Notice ad altre nelle quali riesce a sopravvivere affibbiando l’ipoteca della propria casa a qualcun altro per trasferirsi altrove! L’uomo che io ho sempre ritenuto immortale con il suo iconico look a base di motosega e camicia strappata, in realtà, si è ritrovato a lavorare al carico e scarico merci per una ditta di trasporti subito dopo La Casa 2, trascorrendo le notti con un collega che gli chiedeva di ripetere le battute iconiche del suo personaggio, Ash.
Mi sono reso conto, insomma, di non avere mai capito davvero Bruce Campbell e, di riflesso, di non avere mai affrontato un’autobiografia come quella.
Quando leggiamo le vite degli attori finiamo sempre per ritrovarle incasellate in due distinte categorie: la storia del personaggio umile che, con talento e caparbietà, riesce a concretizzare i suoi sogni di gloria e/o la storia della superstar che cade nel baratro, fallendo miseramente, per poi tentare una lenta e salvifica risalita. Quella del buon Bruce, invece, è la storia di un personaggio umile che, con talento e caparbietà, riesce a costruirsi una dignitosa carriera nel mondo della Serie B, senza mai riuscire ad arrivare in cima alle liste di Hollywood… e questa cosa gli va benissimo. Un attore consapevole dei propri mezzi, certo di non poter mai diventare il nuovo Tom Cruise o il nuovo Tom Hanks ma ferocemente determinato a restare il solo e unico Bruce Campbell.
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