Una goccia che sale e due bottoni per occhi

Reveal more

Una goccia che sale e due bottoni per occhi

Durante la scrittura del mio ultimo racconto, ho dovuto interrogarmi molto su cosa significasse la paura tra le pagine di un libro. Ho sempre evitato di leggere horror e persino thriller, perché non credo di poter reggere le emozioni forti della paura che scaturiscono da questo tipo di letture. Ma so di dover recuperare almeno i classici per motivi di studio, semplicemente perché non posso non saperne nulla. Nella scrittura infatti serve essere ottimi lettori, e in qualsiasi storia possono ritornare utili procedimenti stilistici e narrativi derivanti dai diversi generi letterari. Anche se stai scrivendo un horror è utile sapere come scrivere un buon dialogo tra innamorati: così se scrivi libri per bambini è essenziale sapere come far venire i brividi durante la lettura. 

Durante la stesura dei capitoli finali sapevo quindi di dover trovare una lettura che mi aiutasse a calarmi meglio in atmosfere di paura: non avendo mai letto nulla di specificatamente “horror”, ho deciso di rileggere un paio di racconti di Dino Buzzati, raccolti ne La boutique del mistero, che mi sembravano rispecchiare bene l’idea di paura che volevo trasmettere anche io.

La paura di Buzzati non è sicuramente una paura comune: sono misteri sottili e angoscianti, attese di sovrannaturali presenze, indizi di qualcosa che va oltre la superficie delle cose. Il rumore di una goccia che sale le scale, che non si sa cosa rappresenti, che non si può scoprire. Oppure i suoi topi famelici, i fantasmi dei soldati. Buzzati mi ha insegnato la tensione, l’attimo prima del terrore-

Meglio sentirlo, il rumore, piuttosto che passare le notti nel dubbio se ci sia o meno. Chi abita in quelle camere riposte talora non riesce a resistere, sguscia in silenzio nei corridoi e se ne sta in anticamera al gelo, dietro la porta, col respiro sospeso, ascoltando. Se la sente, non osa più allontanarsi, schiavo di indecifrabili paure. Peggio ancora però se tutto è tranquillo: in questo caso come escludere che, appena tornati a coricarsi, proprio allora non cominci il rumore?

Un altro libro che mi ha fortemente impressionato e che ho usato come ispirazione è stato Il signore delle mosche, una storia distopica che narra di un gruppo di bambini su un’isola deserta e delle conseguenze di una vita di sopravvivenza, autogoverno e paure. Qui ad avermi spaventato è stato il climax ascendente di violenza, immagini crude, la foga della follia. Dopo aver letto la scena della testa della scrofa ho avuto incubi per giorni. Il signore delle mosche divenne uno dei miei libri preferiti.

Simone si accorse d’aver parlato ad alta voce. Aprì subito gli occhi, ed ecco la testa che ghignava divertita nella luce strana, ignara delle mosche, delle budella ammucchiate, ignara persino dell’oltraggio di essere infilata su un bastone. Un dono per la bestia. E la bestia, sarebbe venuta a prenderselo? Pareva che la testa dicesse di sì.

Mentre scrivo però ricordo un’altra lettura che devo per forza citare. Il primissimo approccio con la paura è stato con Coraline, di Neil Gaiman: un libro per bambini. Avevo visto il film d’animazione parecchi anni fa e ne ero rimasta inquietata, ma avevo deciso di affrontare la lettura del libro di Neil Gaiman proprio perché curiosa di provare quelle emozioni. Coraline trova una porta, e oltre quella porta un mondo quasi uguale al suo, con una casa quasi uguale alla sua, e persino dei genitori quasi uguali ai suoi… Ma cosa succede quando il mondo al di là della porta vuole diventare l’unico mondo? Anche la paura che ritroviamo in Coraline non è una paura diretta, ma una sottile inquietudine che sguscia negli interstizi.

Coraline si rese conto che era semplicemente il rumore dell’acqua; in quella stanza non c’era che lei. Rabbrividì. Preferiva che l’altra madre fosse in un posto preciso: se non era da nessuna parte, allora poteva essere dovunque. Ed era sempre più facile avere paura di qualcosa che non si poteva vedere.

La mia ricerca però non si può fermare qui, per cui ho deciso di mettere in lista dei veri libri di paura. Sto affrontando la lettura di Storie di fantasmi, raccolta di racconti selezionati da Roald Dahl. La vicenda editoriale è davvero interessante: Dahl aveva in mente di proporre una serie tv ispirata ai migliori racconti di fantasmi della storia della letteratura, perciò cominciò un lungo lavoro di lettura e selezione. L’episodio pilota che proposero non fu però accettato, e Dahl rimase con centinaia di racconti letti e analizzati. Decise quindi di raccogliere i migliori in un unico volume. 

In lista ho I racconti del mistero e del terrore di Poe, un classico della letteratura che non posso perdermi; e ovviamente anche Stephen King, maestro di scrittura che sento di dover recuperare, nonostante l’ansia. Sono curiosa poi di leggere qualche libro di Piccoli brividi, per scoprire come il genere viene affrontato in una collana specifica per bambini.

Insomma, sono una fifona, ma sto cercando di migliorare.

Lascia un commento

Previous post Nightfell RPG – il gioco di ruolo horror fantasy
Next post Buchi Neri: l’origine del male