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Se fossi maschilista

Se fossi maschilista il mio odio, per quando dettato da un forma mentis incastrato all’età della pietra, sarebbe in qualche modo giustificato. Se fossi così poco progredito da non vedere oltre il modello “uomo nel corpo di uomo” e “donna nel corpo di donna”, penso che non ci sarebbe storia e la mia avversione sarebbe un po’ come la montagna che non va a Maometto, ma con la differenza che Maometto non ha poi tutta questa voglia di fare Free Climbing.
Se fossi una qualunque di queste cose, avrei una scusa incoerente, quanto inamovibile, per odiare un Dottore donna.

E invece no. Sono in grado di fornire carriolate di motivazioni per giustificare il mio odio e che non hanno niente a che vedere con la ristrettezza di vedute.
Questo mese vi scrivo di una storia che non sembra davvero capace di trovare un lieto fine.
La storia di una pessima idea caduta sulla terra.
Il Tredicesimo Dottore.
Da qui in poi possibili spolier.

La cosa era nell’aria da tempo.
Un Dottore donna.
Non era la prima volta. Lo avevamo già visto nel 1999 in The Curse Of Fatal Death un episodio parodia con Rowan Atkinson nei panni del Dottore e Jonathan Pryce in quelli del Maestro. Parodia scritta dallo stesso Moffat anni prima del suo esordio come autore della serie. In quanto tale, la parodia faceva ridere perché adagiata su solide basi, soprattutto l’epilogo. Non tanto per via del Dottore che continua a morire e rigenerarsi finché non diventa donna, quanto per come questo appiani immediatamente la rivalità tra lui/lei e il Maestro che poi se ne vanno insieme.

Negli ultimi anni, specie nel fumetto, abbiamo assistito alla nascita della versione femminile di qualunque personaggio concepibile e immaginabile. Già solo su questo ci sarebbe da fare qualche riflessione; sempre da maschio a femmina e mai il contrario.
Quando la BBC approda a questa decisione lo fa un po’ in ritardo, ma in maniera eccellente. Michelle Gomez si impone subito e si rivela uno dei migliori Maestri di sempre. Se da una parte un Maestro donna è un po’ l’inizio della fine, per la serie, dall’altra ci dà la possibilità di vederla esplorare un universo di cattiveria tutto nuovo.

Missy non è un cattivo eccellente perché da donna ha accesso a strumenti di persuasione e di sottigliezze sconosciute ai “maschi”. Funziona perché usa la sua nuova incarnazione per celare identità e intenzioni come mai aveva potuto fare prima. Il cambio di sesso è solo una conseguenza, per di più inaspettata. Anche se in effetti Missy poi ne approfitta per spiazzare la sua nemesi. Lei è pur sempre il Maestro.

Conclusosi con un epilogo assolutamente inaspettato, l’unico vero momento in cui l’esser diventato donna acquista rilievo, è proprio quello che tanto l’avvicina a Orlando di Virginia Woolf. Entrambi immortali, passano attraverso esistenze diverse e una trasformazione da uomo a donna. Anche se la vita del Maestro non si conclude con una maternità, la domanda “Nel futuro saranno tutte ragazze?” ci dice molto su quanto sia stata articolata la sua trasformazione.
Inoltre la Gomez è una caratterista eccellente e anche se vestita come una tata magica dei primi del ‘900, sfodera un’ampia gamma di strati e di follie espressive e vocali che vorresti vederla in ogni episodio.

La stessa cosa non riesce a Jodie Whittaker, tanto che lei invece non vorresti vederla mai.
Fin dal 2005, con il rilancio della serie, la stessa ha avuto alti e bassi e proprio verso la fine si appesantisce un po’. Peter Capaldi è il mio secondo dottore preferito (Tom Baker non si batte) e ha dato forma ad uno dei più significativi monologhi sulla guerra mai scritti, giusto per dirne una. Purtroppo, anche se da una parte l’idea di tornare ad un dottore più “attempato”, sembrava buona, sul lungo termine esaurisce il suo appeal e quindi la BBC decide di cambiare strategia.

Ci vuole esperienza per realizzare una serie di successo, ma per riuscire a sbagliare tutto devi avere un talento davvero unico. Nuovo showrunner, nuovo staff, nuovo Dottore, nuovi companion, nuovo TARDIS e anche nuovo cacciavite sonico.
Nessuna di queste cose funziona. Il solo pensiero di come ha costruito il nuovo cacciavite mi va venire da piangere. Spero apprezziate il contributo video che segue.
Inizierete a capire cosa intendo dal ventesimo secondo.

Un soft reboot, che mantiene solo il titolo di Doctor Who, perché è subito chiaro che non lo è più.
Chris Chibnall sembra che abbia solo sentito parlare della serie senza averla mai vista, anche se sappiamo che non è così. Egli afferma che nel suo Doctor Who non ci sarebbe stato nessun avversario storico e tutto lascia intendere che l’abbia detto perché non era in grado di gestirli. Infatti, quando inevitabilmente comincia a inserire Dalek, Cybermen e perfino il Maestro, quest’ultimo senza nemmeno degnarsi di farci sapere da dove se ne è uscito (vedi finale stagione dieci), lo fa talmente male che da bugiardo si proclama definitivamente anche come peggior autore della serie.

Jodie Whittaker è un Dottore terribile, ma anche una pessima attrice.
Dotata di due sole espressioni, stupita e stupita con gente al seguito, sembra voler imitare a tutti i costi la precedente interpretazione di Matt Smith. Purtroppo il risultato è più simile a quello causato da un colpo alla testa, solo che la Whittaker non ha nemmeno il beneficio del trauma cranico.

Chibnall ci mette del suo ignorando arbitrariamente chi sia il Dottore. Questo Tredicesimo, al pari dei precedenti, rifiuta qualunque tipo di violenza e di arma. Poi però sostiene che sparare a dei robot cecchini con un fucile è sbagliato, ma li si può tranquillamente disattivare (uccidere) con un impulso elettromagnetico. Non è bello ammazzare un ragno gigante che comunque sta già soffocando, in compenso intrappolarne alcune decine in una stanza senza cibo è moralmente accettabile.

Ad un episodio decente (Rosa) il cui merito va al personaggio storico e non certo al Dottore e famiglia, se ne affiancano troppi altri che sfruttando una narrazione orizzontale si perdono per strada senza lasciarci niente. Non ci sono più gli speciali di Natale, ma episodi del primo dell’anno. Il Dalek che si fabbrica la corazza, nello stesso modo in cui il Tredicesimo si è fabbricato il cacciavite, apre (o chiude) la stagione e poi viene dimenticato. Nella dodicesima stagione torna uno sfavillante Capitan Jack Harkness. Poi sparisce subito anche lui lasciandoci tutti un po’ confusi circa l’effettiva utilità di questo gradito cameo.

Tutto questo, senz’altro pensato per avvicinare un altro tipo di pubblico, allontana però di svariati anni luce tutti gli altri.
Se fossi maschilista, e quindi persona avversa al concetto di uguaglianza, il mio odio per il Tredicesimo Dottore forse avrebbe perfino senso.
Temo invece di avere delle ottime ragioni.

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