Una corona per l’amore: Edoardo II di Marlowe

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Una corona per l’amore: Edoardo II di Marlowe

“Se questo non vi soddisfa ancora, spezzate questa monarchia in vari regni, e dividetela fra di voi in parti uguali, ma che io abbia almeno un cantuccio, o un angolino, dove mi possa godere il mio diletto Gaveston.”

 

C’è stato un re che ha gettato via la sua corona per amore.

Molti l’hanno fatto, ma pochi hanno ottenuto la felicità compiendo questo gesto. Tutti gli altri hanno avuto solo sventura e morte. Ma se quei re potessero ritornare indietro nel tempo, sicuramente prenderebbero esattamente le stesse identiche decisioni. Sceglierebbero ancora quell’amore, affronterebbero ancora quella morte crudele pur di poter vivere di nuovo un fugace momento con la persona che Eros ha scelto per loro, per sempre. Anche se quell’amore è proibito, anche se quel rapporto è immorale agli occhi di una nobiltà ben più abietta e perversa, che si nasconde dietro una maschera di perbenismo.

Questo è quello che ha conquistato Edoardo II d’Inghilterra, gettando via la sua corona per il suo amato Gaveston.

Composta e rappresentata a Londra nel 1592 dal drammaturgo inglese Christopher Marlowe, Edoardo II è una tragedia in versi di straordinaria beltà e struggente passione, una delle prime a trattare dell’amore omosessuale del famoso regnante inglese, conosciuto nella cultura di massa come un re effeminato e spregevole (il film di Mel Gibson,Braveheart, ha fortemente influenzato tutto ciò.), ma che in realtà fu un uomo generoso e sincero, forse troppo debole e accondiscendente per poter governare e, di fatto, trascinato nel baratro proprio dall’amore che nutriva per Pietro Gaveston ,consigliere di corte, che se ne servì per appagare la sua sete di potere.

La romanzata storia di Marlowe segue le vicende storiche sinora conosciute, con Edoardo che, non appena asceso al trono del padre, fa ritornare dall’esilio il suo amato, scatenando  una piccola scissione all’interno della corte dell’amante come vendetta per esser stato esiliato dal primo conte di March, Roger Mortimer, e la regina Isabella di Francia, moglie di Edoardo e amante di Mortimer. I due, rappresentanti dei Pari d’Inghilterra, per togliere di mezzo Gaveston e ristabilire la loro supremazia a corte, tendono un’imboscata al consigliere, catturandolo e tenendolo prigioniero. Edoardo, disperato per la sua sorte, smuove mari e monti e sconfigge i Pari sul campo di battaglia, bandendo il fratello Kent dal territorio inglese, loro rappresentate ufficiale. Purtroppo quest’ultimo, insieme a Mortimer e Isabella, tende una trappola a Edoardo, riuscendo a detronizzarlo e ad arrestarlo, costringendolo ad abdicare in favore del figlio, Edoardo III.

Kent si pentirà del suo gesto, supplicando Mortimer e Isabella di risparmiare la vita del fratello. Ma a nulla valgono le sue suppliche: Edoardo viene condannato ad una morte orrenda, mediante l’impalamento con un ferro rovente, grottesco metodo simbolico a rappresentazione della sua “devianza”. Alla fine della pièce, il figlio di Edoardo,nonostante la giovane età, non si piega al volere di Mortimer, e lo condanna a morte per vendicare il padre, mentre per sua madre Isabella riserverà il carcere, in attesa di ricevere la stessa pena dell’amante.

Ben 23 anni di vita del regnante inglese vengono compressi in soli 5 atti da Marlowe, che ne accentua il lento declino, colmo di un amore che è per lui linfa vitale ma per gli altri è soltanto un sordido strumento di tortura con cui fare a pezzi il suo debole spirito. Un amore considerato folle e indegno di un titolo così importante, ma che invece fa risaltare la sua umanità e la sua rinuncia a uno status che non gli appartiene, che non ha mai voluto per sé. Di tutti i personaggi dell’opera,soltanto Edoardo amerà davvero, senza pregiudizi ne secondi fini e senza volersi nascondere di fronte ad una corte che lo considera solo un debole effeminato e che non si farà scrupolo nel tradirlo. Perfino il suo amato Gaveston userà i sentimenti del re per poter attuare le sue vendette e la sua scalata al successo, prosciugando l’animo del suo amante e portandolo verso una morte atroce.

Eppure, a Edoardo non importa di tutto ciò: accetta la sua morte, accetta il suo declino senza alcun rimpianto,  sbarazzandosi di una corona intrisa d’oro e veleno per cingersi di quella che lui ha creato solo per se stesso, dal suo cuore immenso. Una corona fatta di dolcezze e teneri abbracci consumati nell’intimità del proprio animo, di sincerità e pienezza di spirito, senza rinnegare ciò che è sempre stato: un uomo buono, troppo per il mondo in cui è nato.

C’è un re che ha gettato via la sua corona per amore…si chiamava Edoardo e questa è la sua storia.

 

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