Sergio Toppi, l’incisore dalla potenza gentile
Uno dei maggiori illustratori italiani di tutti i tempi, e non soltanto a livello europeo: la definizione può sembrare esagerata, ma è a tutti gli effetti veritiera, per un (incredibile) autodidatta ex studente di medicina che grazie al cielo preferisce “ripiegare” prima come illustratore per UTET e Mondadori, poi come animatore allo Studio Pagot per gli spot di Carosello, infine a pubblicare disegni e fumetti su riviste italiane e straniere.
Nato a Milano nel 1932 e scomparso nel 2012, Sergio Toppi è stato rispettato, premiato ed esposto in tutto il mondo, ispirando visibilmente con il suo stile inconfondibile autori di grido come Frank Miller, Howard Chaykin e Walter Simonson, soprattutto negli ultimi anni della sua vita si è visto quasi sommerso da mostre, convegni e riconoscimenti che, seppur meritatissimi, accettava con umiltà inusuale per artisti della sua levatura.
Basta vedere ogni sua immagine, in particolare dagli anni Settanta a oggi, per rimanere colpiti e ammirati dalla potenza e la profondità capace di sprigionare da un uomo in realtà minuscolo e gentile, incantando giovani e adulti di ogni età e provenienza, ma anche di colleghi ed operatori del settore come l’amico e coetaneo Sergio Bonelli, che lo definì “Maestro dei Maestri” (e raccontò l’orgoglio di quando poteva presentarsi all’estero come suo principale editore italiano) per il rispetto che il suo lavoro imponeva a chiunque ne venisse in contatto.
Nei numerosi racconti di cui si occupa in prima persona anche dei testi raffinati oltre ai disegni mirabolanti, il lettore viene catapultato in un mondo fantastico e a volte perfino onirico, non privo di componenti magiche o irrazionali, in cui il tempo e lo spazio sembrano assumere connotazioni del tutto relative, tanto da farci dire come Leopardi “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Non a caso, uno dei suoi rari personaggi seriali è Sharaz-de, protagonista di un’ardita trasposizione della raccolta di racconti orientali Le mille e una notte (di origine egiziana, mesopotamica, indiana e persiana), ammaliante affabulatrice di narrazioni in cui è sempre piacevole perdersi.
Tra le sue numerose illustrazioni non è raro imbattersi in alcune realizzate per puro diletto e ricerca personale e senza committenti specifici: in omaggio a grandi autori, ispirandosi al mondo dei samurai, a vicende bibliche o dedicandosi al tema magico della mutazione donna-animale. Forse anche per questo, nonostante le sue ceneri sono state sparse sui monti dell’Alto Adige, le straordinarie opere di Toppi continuano a volare in ogni parte del mondo (e lo faranno per molto tempo ancora), così come il suo ricordo e il suo esempio umano e professionale rimangono ogni giorno con noi insieme alle sue splendide tavole.
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