La quarantena ha ucciso un mio libro.
Sono 730 giorni che lavoro a un progetto, un fumetto dai toni fiabeschi, avevo trovato una casa editrice e poi la pandemia.
Non sono mai stato particolarmente fortunato con questo progetto, ho cambiato ben tre disegnatori per i motivi più insensati, ma va beh.
Alla fine avevo trovato quello giusto.
730 giorni a lavorarci, l’ultima mail mesi fa e poi silenzio, come la sigla di Hokuto No Ken.
E poi, silenzio.
Poi, pochi giorni, all’improvviso un aggiornamento. Pochi giorni fa ho ricevuto una mail dalla ccasa editrice del mio fumetto, mi diceva che il progetto al quale stavo lavorando da due anni non vedrà la luce, non potranno pubblicarlo per colpa della situazione dell’editoria.
Molti editori sono con le spalle al muro, devono stare accorti e muoversi cautamente. Non posso spendere “tutto insieme” come quando la nonna ti dà la mancia.
Morale: il mio progetto non andrà più avanti, riunioni, rincorse, lavoro sui disegni e telefonate perse al vento, uccise dal virus e dai danni che ha creato.
Capitano queste cose, non la pandemia, quella no, intendo i progetti che sfumano. Quando fai questo lavoro devi metterlo in conto. Ho cartelle su cartelle di idee usate un po’, mai usate e scartate da altri.
Ma questo fa un po’ più male, perchè fondamentalmente sono viziato. Sono abituato al fatto che i miei progetti vengano accettati e stampati senza troppo sforzo, con pochi cambiamenti e in fretta.
Non ho mai lavorato così a lungo su un progetto, due anni, due anni e un po’, mi fa strano che ora mi ritrovi a cercare un’altra casa editrice.
La quarantena ha ucciso un mio libro, ma quando capitano queste cose è inutile lamentarsi.
“Eh, ma stai scrivendo questo pezzo.” Vociferano dagli ultimi banchi.
Si, ma non per lamentarmi, ma perchè quasi giornalmente un sacco di scrittori mi fanno domande, mi chiedono come si fa in questo lavoro. Vogliono sapere come funziona.
Ecco come funziona, funziona che non basta avere una idea, non è sufficiente il libro giusto, il video giusto, il fumetto giusto. Devi dimostrare costantemente chi sei, ad ogni livello.
Fin dal più basso, come il mio, fino al più alto, come Martin Scorsese che ha dovuto insistere per anni per fare il suo ultimo film.
Quindi non rattristatevi per un progetto ucciso dal Coronavirus, ma voltate pagina e inventatene altri due.
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