Letture e trazioni: Metodi inusuali di rilassarsi a teatro.
Ogni attore ha il proprio modo di rilassarsi prima di uno spettacolo. Non ne esiste uno solo ma possono essercene tanti, alcuni uguali. Ma tutti con il proprio tocco personale per poterlo rendere “proprio”, unico e inimitabile: c’è chi mangia quintali di gelato, chi balla sul palcoscenico con le cuffie nelle orecchie, chi addirittura si mette a correre intorno alla platea imitando Pietro Mennea e c’è chi si mette a cantare a squarciagola sfogando tutta la sua tensione con uno scacciapensieri canoro. (metodo che io sconsiglio sempre, visto che puoi ritrovarti in palcoscenico senza voce e lì sì che son dolori!)
Io invece, per rilassare la mente prima di uno spettacolo, leggo.
In teatro ho letto di tutto, dai fumetti ai libri classici, dai testi teatrali ai manga giapponesi. E’ diventato una specie di rito, per me, una sorta di portafortuna a cui non posso rinunciare. A volte, quando ne ho la disponibilità economica, mi capita di comprare direttamente il giorno stesso un libro nuovo o un fumetto appena uscito. E’, nel silenzio avvolgente e conciliatore del palcoscenico, lo inizio immergendomi tra le sue pagine, trovando serenità e calma. Proprio quello che mi serve per affrontare l’imminente spettacolo.
Anche nei miei ingaggi alla lirica trovo sollievo in questa mia pratica, ed nei camerini dei teatri lirici che ho incontrato un nuovo metodo di rilassamento pre-spettacolo: le trazioni alla sbarra.
Qualche anno fa ero stato scelto come mimo nell’opera “Tosca”,niente di particolarmente eclatante ma abbastanza divertente da ottenere un posto speciale nella mia memoria. Con me, assieme alle decine di giovani comparse che condividevano con me i camerini, c’era questo omone forzuto dalla pelle d’ebano che avrebbe potuto spezzare in due la colonna vertebrale di un essere umano con un semplice abbraccio amichevole. Nella mia mente, avevo ribattezzato l’erculeo titano Memnone, in onore del fiero e indomabile condottiero semidio, re di Persia e d’Etiopia, che giunse in aiuto dei Troiani durante l’Iliade e, ahimè, perì per mano di Achille. Memnone era stato scelto per un ruolo molto più grande e presente del mio: Il torturatore di Cavaradossi, uno dei protagonisti dell’opera. Ruolo molto visibile per un mimo, degno di essere segnato nel proprio curriculum. Lui questo lo sapeva e il pensiero non faceva che aumentare la sua ansia. Così, per ogni giorno di replica, lui veniva in camerino e nell’ora che precedeva la sua entrata in scena, il gigante si aggrappava ad una sbarra posta nell’arcata dell’entrata del camerino e cominciava a fare trazioni su trazioni, con un ritmo forsennato, esponendo il suo fisico scultoreo alla vista delle coriste, che non mancavano di apprezzarne la veduta.
Ho sempre avuto paura che quella sbarra venisse giù da un momento all’altro, data la mole di Memnone e la sua foga nel fare trazioni.
Io e lui ci eravamo conosciuti quel tanto che basta per salutarci e darci una pacca sulla spalla ogni volta che ci si incontrava alle prove. Notavo il suo sguardo perplesso nel vedermi leggere libri su libri durante le prove e, poi, prima di ogni spettacolo. Con la coda dell’occhio lo vedevo scuotere la testa deluso e aggrapparsi alla sbarra per fare nuove trazioni, come per scacciare una visione che lui considerava qualcosa di impensabile. Alla terza replica, mentre io ero rapito dalle pagine di uno splendido romanzo su Giovanni Dalle Bande Nere, Memnone non c’è la fece più: si avvicinò a me e mi tolse il libro dalle mani, non con fare rude, ma con energia sufficiente da farmi temere il peggio. Mi guardò con uno sguardo duro e mi rivolse una frase con uno spiccato accento francese.
“Guarda che se leggi troppo, poi ti cascano gli occhi!”
Io l’osservai, con attenzione e un particolare timore, data la sua mole e il fatto che una qualsiasi mia risposta proferita con un accenno di sfida poteva significare la mia prematura dipartita. Notai però con stupore che lui, nel togliermi il libro dalle mani, aveva fatto particolare attenzione nell’infilare il dito nella pagina che stavo leggendo, per tenermi il segno. In quel gesto, capì che non c’era pericolo e risposi guardando nei suoi occhi da guerriero.
“Guarda che se continui a fare trazioni, quella sbarra lì vien giù e allora saranno dolori per te.”
Rimanemmo a squadrarci per cinque, lunghissimi secondi. Pronti ad affrontarci con armi bianche sulla piana d’Ilio. Poi pian piano, Memnone cominciò a sogghignare, fino scoppiare in una risata fragorosa. Io rido con lui, ridiamo per ben cinque minuti, come due emeriti cretini, mentre le altre comparse ci guardano come fossimo impazziti all’improvviso. In quella risata spontanea, trovammo un nuovo modo di sfogarci, di tirar fuori la tensione del momento e di rilassare le nostre menti in vista della nostra entrata in scena, nel miglior modo possibile.
Memnone mi restituì educatamente il libro e incominciò a farmi tante domande sulla sua storia, poi m’insegnò a fare le trazioni sulla sbarra: a malapena ne feci tre, ma lui disse che era un buon inizio per uno studioso come me. Nei giorni successivi, lo vidi portare con sé un libro di poesie di Rimbaud, e dopo la solita dose di trazioni, si prendeva un momento per leggerle alcune, mostrandomi il tomo tutto fiero.
Ogni attore ha il suo metodo per rilassarsi prima di uno spettacolo: c’è chi mangia gelato, chi corre, chi balla, chi legge, chi fa trazioni sulla sbarra…
E poi c’è chi ride di gusto con un amico.
Attore Novizio al vostro servizio!
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