Il mistero della meditazione in movimento

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Il mistero della meditazione in movimento

Generalmente associamo la meditazione a mistici monaci tibetani eremiti, al silenzio assoluto in un luogo tranquillo ed ameno in cui si possa tranquillamente stare seduti a gambe incrociate a meditare. Nella pratica la meditazione è uno stato mentale rilassato, ma vigile, che interrompe il flusso ininterrotto dei pensieri e permette di focalizzarsi su di sé. Molte sono le discipline che utilizzano questo stato mentale, dallo yoga al theta healing, fino alla più moderna mindfulness.

Se praticata con costanza ha innumerevoli benefici: maggior capacità di concentrazione, riduzione dell’ansia e dello stress, rallentamento della frequenza cardiaca, rinforzo del sistema immunitario, insomma, cosette del genere.

Il segreto è che non dovete per forza rimanere incastrati con le gambe sopra un cuscino per poi scoprire con fastidio che non vi viene (se ve lo state chiedendo: sì, quella sono io), si può fare meditazione anche stando in movimento, come? Ma con il Tai Chi!

Se quando ho pronunciato questa parola, vi siete immaginati schiere di vecchietti cinesi al parco che fanno cose sincronizzate ci avete azzeccato, ma vi assicuro per esperienza che è tutto tranne che una semplice ginnastica per anziani. Il Tai Chi è un’arte marziale cinese con una storia lunghissima, il cui scopo principale è mettere in connessione corpo e mente ed essere presenti a sé stessi nel “qui ed ora“. Non ci sono mantra né induzioni di stati mentali, differisce quindi dalle meditazioni “classiche” perché è il movimento stesso a indurre la mente in uno stato di quiete e di presenza, se così la vogliamo chiamare.

Intesa solo come ginnastica, questa pratica aumenta la coordinazione e l’agilità, migliora la postura e allena i muscoli e la loro flessibilità, fa bene sia al sistema nervoso che alla circolazione. È anche riconosciuto a livello mondiale che la pratica del Tai Chi aiuti a rallentare l’avanzare della malattia nei pazienti affetti da Parkinson. Attraverso gli stati meditativi intessuti nell’esecuzione delle forme, è possibile ritrovare la propria calma interiore, a ridurre lo stress, l’ansia e la tensione psicofisica, migliora, quindi, anche la qualità del sonno. Ecco perché i cinesi campano tanto.

Innanzitutto, la regola d’oro è la connessione con la terra, non intendo niente di astrale se non la percezione della completa adesione dei piedi al suolo e l’allineamento di tutta la colonna vertebrale. La ricerca dell’equilibrio fisico è fondamentale perché porta anche a quello mentale. La lentezza è poi la chiave per sentirsi padroni di sé, attraverso la concentrazione e lo svuotamento della mente è possibile entrare in contatto con tutto il nostro corpo, trovare e mantenere l’equilibrio, percepire il movimento come l’insieme di testa, busto, braccia e gambe dove niente è scollegato, tutto è sincronizzato, tutto è armonioso.

È l’ascolto la magia che ci permette di meditare svolgendo qualsiasi attività nella nostra quotidianità. Entrando in contatto con ogni fibra del nostro corpo, si pone maggiore attenzione ai cambiamenti fisici ed emotivi. È questo che ci permette di relazionarci con noi stessi, di affrontare le situazioni più stressanti con maggiore serenità e ad essere più rilassati nella vita di tutti i giorni. Muoverci con lentezza (nella vita e nella pratica) ci permette di assaporare le piccole cose nella loro immensità, la serenità che ne deriva è sconfinata.

La pratica del Tai Chi ci porta a scoprire un’energia che fluisce in noi e al di fuori di noi, a lasciarci andare ma allo stesso tempo a controllarci, come Yin e Yang, dove finisce uno inizia l’altro in un ciclo eterno. Lo so, sono concetti contrastanti, eppure sono la stessa cosa. Credo fermamente che questa sia un’arte marziale impossibile da eseguire con superficialità, ogni passo ci porta ad ascoltarci, a lavorare per raggiungere uno stato di rilassamento attivo in cui si aspira al raggiungimento di qualcosa che è insito in noi: l’armonia della mente col corpo, che magari un giorno porterà anche all’allineamento delle nostre parole con le nostre azioni.

Come vedete non si tratta solo di ginnastica, il Tai Chi, come anche il Kung Fu, possono essere intesi come stili di vita atti al rispetto e alla preservazione della vita, sia essa nostra o degli altri. Come può un’arte marziale insegnare questo? Un giorno il mio Maestro mi disse una cosa che non scorderò mai: ” il miglior combattimento che farai in vita tua, sarà quello che eviterai“.

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