Onigiri Calibro 38

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Volevo essere come Sailor Moon

Avete mai notato come in manga e anime spesso i protagonisti siano quelli che non si fila nessuno?
Il ragazzino dalla corporatura esile che fa fatica ad interagire con i suoi compagni ed è spesso vittima di bullismo.
Oppure quella persona su cui nessuno avrebbe scommesso, o quella che nessuno prende mai in considerazione.
In un modo o nell’altro, sebbene abbiano vissuto fino a quel momento tra le ombre, hanno la possibilità di fare una scelta, di agire per il bene comune, sacrificando molto e decidono che, no, non si tireranno indietro nonostante tutto.
Che sia abnegazione, che sia empatia, solidarietà, gentilezza innata o semplicemente il trovarsi in una situazione senza uscita, non credo abbia molta importanza.
Hanno la possibilità di scegliere e optano per sacrificare loro stessi per gli altri.
E attenzione sacrificare non vuol dire solamente che andranno a morire, ma che correranno rischi, che soffriranno e che non potranno stare tranquilli fino a che tutto non sarà finito.

Sono sempre i più “dimenticati”

Usagi è una studentessa pigra, non particolarmente brillante, solare ma nella norma. È una piagnucolona e cerca di evitare le responsabilità, ma quando si trova a dover combattere contro nemici fortissimi tira fuori un coraggio che neanche lei sapeva di avere.

E va bene, sono personaggi fittizi, creati apposta per ricoprire un determinato ruolo.
Non possono scegliere.
Spesso però la realtà ci offre esempi migliori, che nessuno sarebbe in grado di immaginare o inventare. Persone che nel momento del bisogno dimostrano una forza d’animo e un’abnegazione commovente.
Magari fino al giorno prima erano stati insultati, disprezzati, tenuti in poco conto, dimenticati.
E poi quando viene il momento, invece che voltarsi dall’altra parte si fanno avanti e combattono per il genere umano, per la Terra. Infondono speranza e coraggio a chi prima li aveva bistrattati.

Spesso la nostra visuale è molto ridotta, presi dalla nostra vita e dai nostri problemi non ci rendiamo conto del quadro più grande che si apre davanti a noi.
Comprensibile. Ma una volta che ci si sono aperti gli occhi non possiamo più permetterci di chiuderli e fare finta di niente.

Chi può essere un eroe?

Nella serie di Netflix “100 humans” chiedono quale siano i requisiti per essere un eroe e quanti di noi, come umanità, ha dentro di sé quel qualcosa che ti porta a salvare una vita.
C’è sicuramente chi è più portato di altri.
Non per poteri particolari o per capacità, è tutta una questione di ciò che si ha dentro, nelle profondità delle nostre viscere.
In superficie possiamo essere tutti un po’ Usagi oppure possiamo fingere di essere come All Might al massimo dei suoi poteri.

Ma dentro, nel buio, nella parte più recondita e nascosta del nostro essere chi siamo?
Tutti vorremmo essere Deku, o Sailor Moon, ma non tutti ne abbiamo la forza emotiva e mentale.
Non è colpa di nessuno.
Possiamo però riconoscere gli sforzi di chi ce la fa, di chi si fa avanti, volente o nolente.
E sono molti più di quanti ci si aspetti.
Possiamo applicare la pratica del “Panda rosso” , come mi piace chiamarla.
Quando abbiamo voglia di lamentarci oppure di prendercela gratuitamente con il prossimo perché siamo frustrati, spaventati o semplicemente arrabbiati perché non ce la facciamo più, fermiamoci un attimo, guardiamo una foto di un panda rosso e lasciamo andare via tutto.
L’odio non aiuta nessuno, l’odio distrugge solamente e soprattutto consuma tutte le energie che potremmo utilizzare per finire una nuova serie di anime, o per imparare il jujitsu.
E possiamo dire “Grazie!” una volta in più.

Love, Monigiri

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