Modest Heroes: tutti possiamo essere eroi

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Modest Heroes: tutti possiamo essere eroi

Durante una delle ultime live su Twitch, dove diciamo per lo più tante cose buffe e sciocche, è saltato fuori uno spunto molto interessante e profondo, cosa che devo dire non mi ha stupito poi così tanto, perché tra una sciocchezzuola e l’altra, sono molti i momenti riflessivi insieme a voi. Dopo questa sviolinata passiamo al dunque: sono stata molto ispirata da un principio uscito per caso ma che si sposa perfettamente con quel che penso e con la tematica di questo mese.

Stiamo vivendo e vedendo una situazione incredibile, dove eroi della vita quotidiana stanno facendo la differenza, stanno sacrificando la loro sicurezza prima di tutto, e mettendo al primo posto il benessere di un Paese che non sempre è così riconoscente. Basti pensare al caso della Dottoressa i cui condomini hanno lasciato un biglietto sul portone di “Fare attenzione ché qui abitano neonati e ultraottantenni”.
Ma non voglio far polemica oggi, dopo aver bacchettato nello scorso articolo, questa volta voglio essere più positiva, cosa che nonostante la mia fama, in realtà sono.
Ebbene ci sono scienziati, virologi, medici, infermieri che stanno lavorando strenuamente per dare risposte, risolvere, salvare; economisti, esperti che cercano soluzioni per il dopo… E poi ci siamo noi.

Quello che ho sentito da parte di molti, è la sensazione di impotenza. Quel maledetto senso di essere del tutto inutili e di dover aspettare con le mani in mano che tutto questo passi, cercando di continuare nel nostro a fare quel che possiamo, che sia lavorare, studiare o altro. L’impotenza è qualcosa di terribile, perché non sapere a cosa si va incontro, non averne il possesso, il controllo, non solo per una control freak come me, è davvero frustrante. Se aggiungiamo preoccupazioni interiori ed esteriori più che lecite da una parte, sensazionalismo informativo catastrofico un po’ meno lecito dall’altra, il risultato è devastante.

Nel mio piccolo, pur pensando poco al dopo, perché purtroppo non si possono fare previsioni eccessive, data la situazione troppo in divenire, posso solo occuparmi di me stessa e di chi mi circonda. E con un po’ di vergogna, ammetto che non sto male in questo periodo. Sono in una rinascita creativa, sono emotivamente più stabile, mi sento a posto con me stessa; ovvio se penso che non sto venendo pagata o non avrò quasi nessuno dei miei lavori lasciati in sospeso quando questo periodo finirà, dovrei disperarmi, eppure no.
Non è cieco ottimismo, non è fiducia in qualcosa che non esiste.
È che non serve disperarsi.
Posso cercare di fare tutti i miei piani A B C fino alla Z ma se poi viene mandato tutto all’aria da qualcosa di imprevedibile come una pandemia, che senso ha preoccuparsi troppo?
Attenzione, io sono una persona molto organizzata e calcolatrice quindi in realtà ho pronti piani dalla A alla Z, ma appunto, sono pronti, sono lì, non un qualcosa di obbligatorio.
E l’unica cosa che ha senso in questo momento è esser pronti.

Immaginate di avere delle bellissime barchette, una a testa: tutta carina di legno, o di marmo come piacerebbe all’imperatrice Cixi, o del materiale che preferite. A un piano, due piani, tre alberi, cinque ponti, un galeone dei pirati, quello che vi pare.
Immaginate che vi dicano che non potete salpare per non si sa quanto tempo. Cosa fate?
Lasciate lì la barca a marcire, a riempirsi di alghe, senza badare a cosa le accada perché tanto non sapete cosa succederà?
Oppure la curate ugualmente, la tenete lustrata a lucido, anzi ne approfittate per curarla come mai avete fatto prima, è vero, non avete la ciurma che di solito vi aiuta ed è più faticoso, ma è la vostra barca e la sentite vostra come mai prima. E preparate le rotte future, e anche se sapete se e quando potrete salpare, anche se dovrete convertire la barca in una casa, in una aeronave, in un qualcosa di inaspettato.
E se a qualcuno si è rotta la barca nel frattempo, potete dargli rifugio; o se la vostra barca è già perfetta, potete aiutare qualcun altro a sistemare la sua barchetta. In ogni caso, quando tutto sarà finito, la vostra barca, e di chi vi circonda, sarà bella e splendente, come mai lo è stata prima, pronta ad approdare a nuovi lidi, a scoprire un nuovo futuro.

Immaginate di essere voi queste bellissime barchette; a maggior ragione le abbandonereste?

Se vi è difficile immaginare questo allora vi consiglio una piccola serie di corti giapponesi dello studio Ponoc su Netflix dal titolo Modest Heroes, dove tre situazioni del tutto differenti mostrano come si possa essere importanti e coraggiosi anche nel piccolo, per noi stessi e per chi amiamo.

Si può essere modesti, piccoli e in apparenza inutili sotto varie forme, come una famiglia di mini-persone della grandezza di un granchio che vive sott’acqua. Basterà una corrente impetuosa e il padre verrà strappato via da un fratello e una sorellina.

Oppure si può essere un bambino allergico alle uova, con una mamma che cerca di tenerlo lontano dai pericoli, ma la vita è inaspettata e nonostante tutte le infinite accortezze, basta un ingrediente diverso dal solito per mettere a rischio la sua vita.

O ancora si può essere un uomo così ignorato dalla società da non esistere se non indossa degli abiti e da non rimanere a terra senza un peso che lo tenga attaccato al suolo.

Eppure sono in grado portare in salvo un padre, un figlio o il passeggino di qualcun altro.

Non importa che tu sia un piccolo uomo granchio, un bambino allergico alle uova o un uomo invisibile alla società: non siamo tutti eroi e non dobbiamo sentirci male se non lo siamo.

Tuttavia, possiamo essere pronti.

Possiamo essere la miglior versione di noi stessi.

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