Laurearsi con Coronavirus
In questo periodo di distanziamento sociale la scuola si è trasferita dai banchi alla rete: gli studenti si sono ritrovati con la maggior parte delle lezioni convertite in videoconferenze pressoché quotidiane.
Il nostro lettore Elia, pochi giorni fa, ha conseguito la laurea magistrale discutendola su Skype davanti ad una virtuale tavolata di professori e relatori. Ha voluto condividere con noi la sua esperienza, che qui vi riportiamo.
Driiiiiin.
Ore 7.00: suona la sveglia. Devo fare la doccia, fare colazione, vestirmi, e ricontrollare per l’ennesima volta che tutte le cose che mi servono per la giornata siano a posto.
Prendo il latte e, come ogni mattina, lo verso non troppo al di sopra dell’attaccatura alta del manico della tazza: quella so che è la quantità perfetta. Lo scaldo: 1 minuto ed è pronto. Pochi cereali, 2 biscotti e via verso la doccia. Come al solito sono in ritardo.
Ore 7.30. Mi vesto: camicia, giacca, cravatta; prendo il computer che è rimasto acceso da ieri sera, come sempre, controllo quindi che sia rimasta abbastanza batteria da tenerlo in vita e che i file che mi serviranno da lì a poco siano ancora dove li ho lasciati la sera prima, in ordine e funzionanti. Ora manca solo il tocco finale: le pantofole. Sì perchè, oggi non è un giorno come sempre: è il giorno della mia laurea, online, nell’era del Coronavirus.
Ora sono quasi le 8, tra poco, alle 8.30, entreremo tutti in una stanza virtuale appositamente costruita per l’occasione, per trovarci coi professori della commissione, insegnanti che in questi anni abbiamo visto, ascoltato, amato e odiato (soprattutto). Verrà fatto l’appello per identificare ufficialmente i candidati, a volte totalmente irriconoscibili dalla spietata risoluzione dell’immagine che li costringe in un ammasso deforme di qualche pixel sullo schermo.
Alle 9 finalmente si comincia. Come ad una sessione di laurea non pandemica, la stanza virtuale si comincia ad affollare: parenti, amici, curiosi e delatori possono unirsi tutti tramite un link pubblico condiviso sul sito web dell’Università. Tra questi vi è anche la mia famiglia. Ma non la mia famiglia intesa come parenti lontani che non potrebbero venire a vedermi a causa dell’emergenza (anch’essi presenti ovviamente), intendo la famiglia con cui correntemente vivo: padre, madre, sorella e gatto. A loro non basta vedermi discutere la tesi sedendosi semplicemente in un punto cieco della webcam, devono vedermi anche nel video per essere sicuri che sia effettivamente reale.
Dopo aver quindi sistemato l’accesso alla stanza anche sul loro computer che useranno per seguirmi in parallelo, torno alla mia postazione di laurea solitaria, accanto a me a farmi compagnia solo una bottiglia d’acqua. Nel frattempo sullo schermo passano i miei compagni di corso, che uno dopo l’altro presentano i propri lavori. Io sono verso la fine, mancano ancora 3 o 4 persone prima del mio turno, nel frattempo dò un’occhiata allo smartphone: è invaso da una infinità di messaggi che incitano e incoraggiano per quando sarà il mio momento. Sono a centinaia. Centinaia di voci che si sovrappongono, centinaia di emoji del bicipite, centinaia di “Forza!”, “Daje!!” e “Spacca tuttoooo” che danno una carica quasi violenta ad un momento che tuttavia si rivela modesto nella sua manifestazione: un individuo, solo, che siede in casa davanti al proprio computer.
Finalmente arriva il mio momento, 10 minuti di sospensione in cui tutto sparisce e siamo solo io e il mio schermo condiviso con altre 150 persone invisibili e anonime che stanno seguendo la seduta. Parlo di cose di cui la maggioranza non capirà assolutamente nulla, ma va bene così, le sedute di laurea sono fatte anche per questo, raccogliere amici e parenti tutti assieme senza che questi ne capiscano necessariamente il motivo. Ora è il momento delle domande della commissione, per fortuna nulla di particolarmente difficile, tutto passa liscio. Dopo di me seguono altri due compagni di corso e poi la sessione sarà terminata, ma ora non faccio già più attenzione, ho ripreso in mano lo smartphone e le centinaia di voci di prima ora dicono “Grandee!!”, “Bravissimo, anche se non ho capito nulla XD” e l’emoji del bicipite è stata sostituita dallo smile con gli occhiali da sole, simbolo contemporaneo della persona realizzata.
Finalmente la sessione è terminata, veniamo tutti fatti uscire dalla stanza, si potrà rientrare tra qualche decina di minuti quando la commissione avrà deciso i voti. Minuti lunghissimi in cui ne approfitto per ringraziare tutte le persone che mi hanno scritto sulle più svariate chat, da Telegram a MSN 2004.
Ora la stanza si riapre, tutti di nuovo al proprio posto, la presidente della commissione prende la parola annuncia i voti: “106 su 110, bravo”, “110 su 110, complimenti”, “110 su 110 e lode”, “104 su 110”….e giù fino al mio turno: “110 su 110 e lode, complimenti anch..” a quel punto non seguo più, giubilo, godimento e gioia in attesa dell’ultima fatale frase conclusiva: “Con i poteri conferitimi dal Magnifico rettore, vi nomino ufficialmente dottori in … casa!”.
Ringraziandolo per aver condiviso con noi la testimonianza di una tanto insolita sessione di laurea, facciamo le nostre più sentite congratulazioni ad Elia. Excelsior!
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