After Life: la vita dopo il Coronavirus

Reveal more

After Life: la vita dopo il Coronavirus

Mi contatta Netflix, mi manda una mail.
Lo fa sempre più spesso ultimamente, penso sia una buona cosa.
Di solito mi manda anteprime di alcune serie che non seguo molto, ad esempio la Casa di Carta. L’ho sbolognata a Furibonda e diciamo che è andata bene così.
Ne abbiamo parlato, scambio finito non ne voglio parlare.
Però qualche giorno fa la Signorina Netflix, la chiamerò così, mi ha proposto alcune puntate di Afterlife, la seconda stagione della serie di Ricky Gervais.

Gervais è una persona che adoro, estremamente intelligente e mi è sempre parso (perché solo fare quello può fare, “apparirmi”) di buon cuore. Soprattutto per i contenuti delle sue opere. C’è una serie in particolare sua che dovete guardare, si chiama Derek. Quella si è veramente di buon cuore, scritta ed interpretata da lui, come spesso accade, infatti è così anche con Afterlife.
Derek è incentrata su un personaggio con delle disabilità mentali all’interno di una casa di cura, interpretato dallo stesso Gervais. È un’anima semplice che vede il bene ovunque. Gli attori sono gli stessi che ritroveremo anche in Afterlife.
Ma torniamo a noi: sono momenti delicati, lo sappiamo tutti anche troppo bene. Ciascuno a modo suo sta cercando di vivere il suo momento “Afterlife”, cioè tutto ciò che accade dopo la nostra vita. Una vita che da un mese non possiamo più vivere.
Alcuni ci provano lo stesso, facendo solo danni, ma di loro ne abbiamo parlato anche troppo.
Un “dopo vita” che stiamo cercando di alleggerire guardando le avventure di altri, in streaming.


Certo, lo facciamo sempre con Netflix e le altre piattaforme, ma in questo periodo un pochino di più. Ed è qui che vorrei consigliarvi di riprendere o cominciare a vedere la serie “Afterlife”, perché ci mostra benissimo quello che sentiamo dentro.
Tutto l’odio, tutta la rabbia, il fatto che non riusciamo e non possiamo esternarla, ma vorremmo farlo e che comunque, alla fine, siamo persone prevalentemente buone.
Perché nel dolore degli altri vediamo lo stesso dolore che potrebbe afferrare noi e non vogliamo causarne. Poi, certo, ci sono alcuni che riescono ad andare oltre questo, riescono a non tendere neanche quel filo di empatia che ci unisce tutti, riescono a tagliarlo e ad allontanarsi.
Ma per la maggior parte di noi, per fortuna, quel filo esiste e ogni volta che ci muoviamo riusciamo a tirare tutto il gomitolo delle persone che ci stanno intorno.
Cerchiamo di non tirare troppo perché appunto potremmo fare del male. Afterlife è così: tra le mille serie piene di esplosioni che magari ci aiuteranno a passare questo periodo staccando la mente da quello che sta accadendo, Afterlife invece ci prende per il bavero, ci solleva da terra e ci butta in faccia esattamente quello che sta accadendo. Lo fa anche se il protagonista, Ricky Gervais, sta affrontando il lutto della moglie, morta di cancro, ma il dolore è dolore, almeno per me e possiamo capirlo se lo abbiamo provato.

In particolare ora che sicuramente ne abbiamo un po’ tutti da spartire, forse riusciremo a comprenderci meglio e magari a capire meglio l’opera di Ricky Gervais

A voi come sta andando questo “Dopo Vita?”

Lascia un commento

Previous post Playrino: quando la tua ex ti vuole far conoscere il suo nuovo ragazzo in un Neko Cafè