Cominciare il viaggio… con l’introduzione
Quando vado da qualche parte amo studiare prima la mia destinazione, sfogliare qualche guida, vedermi dei video documentari sui luoghi e le architetture di interesse. Ma non sempre c’è il tempo, così per certi viaggi improvviso una volta arrivata… rimpiangendo spesso, una volta tornata, di non essermi concentrata su cose che ignoravo, come qualche vicolo fiabesco, qualche dettaglio in una chiesa, o solo una storia che non ho ascoltato al momento opportuno.
Anche leggendo può avvenire qualcosa di simile. Si può cominciare il viaggio alla cieca. Partendo dal primo capitolo e lasciandosi travolgere dalla lettura. Oppure, si può ascoltare qualche riflessione di un amico che il libro l’ha amato, si può cercare l’intervista all’autore, si può leggere l’introduzione del libro.
Recentemente ho cominciato a leggere sempre l’introduzione dei libri. Talvolta è fondamentale per comprendere quello che stai leggendo. Ad esempio, quanti di voi conoscono Flatlandia di Abbott? Io ne avevo sentito parlare molto, e quando l’ho preso in mano ho letto l’introduzione per scrupolo, anche perché il libro era asciutto e qualche pagina in più non mi avrebbe pesato. Nelle prime pagine mi aspettavo riflessioni sulla geometria, sulla percezione spaziale, sapevo della fantasia del passaggio dal mondo a una dimensione, a quello a due a quello a tre… fino all’ipotesi della quarta dimensione. Mi aspettavo quindi una introduzione su concetti matematici.
Invece D’Amico, che introduce la mia edizione, spiega che nelle intenzioni dell’autore non c’era l’ipotizzare una quarta dimensione a livello fisico, quanto lo spiegare la dimensione divina, troppo alta e incomprensibile per noi che ci troviamo ad un livello percettivo inferiore.
Senza l’introduzione non ci avrei pensato. È inevitabile sovrapporre la nostra realtà, la nostra percezione, alle opere che leggiamo, ma è anche vero che chi le ha scritte spesso aveva chiavi di lettura diverse, altre culture, altre credenze e conoscenze. Le introduzioni ci aiutano a capire un po’ meglio questi aspetti, che per chi non studia la materia potrebbero essere sconosciuti.
È un po’ come una guida turistica che ti dice come comprendere la città che stai per visitare, perché le strade che percorrerai hanno quella forma, perché i palazzi quel colore. Ti mostra cose che magari ti scapperebbero allo sguardo disattento del visitatore inconsapevole.
Uno dei miei rimpianti è di non aver chiesto consiglio prima di una delle mie ultime, lunghe e impegnative letture. Anche perché sapevo a chi chiedere.
Ho recuperato, in biblioteca fortunatamente, quel gran librone che è Viaggio in Occidente. Chi segue da un po’ queste pagine sa che avrei potuto chiedere consiglio alla nostra Furibionda, ma, stolta, ho sorvolato sulla cosa e mi sono presa l’unica versione disponibile in biblioteca, supponendo che fosse la versione integrale. Una volta finito ho contattato la succitata Furi, entusiasta per la lettura, ancora provata dalla lunga esperienza. Lei non perde tempo, mi domanda per prima cosa quale traduzione avessi letto, sento un brivido corrermi lungo la schiena fino al collo, rispondendo. Ride, un po’ rammaricata, era un versione stagliuzzata. Non ho potuto che sospirare con gli occhi lucidi, tutte quelle ore e avevo letto una versione incompleta.
In uno scatto di orgoglio, tentando di nascondere il tremore nella voce, mi sono fatta dire quale fosse l’edizione più fedele, e al primo compleanno l’ho chiesta in regalo, non essendo proprio economica, vista la mole del libro e la qualità della stampa. Così ho scoperto parti tagliate, lunghi componimenti poetici di intermezzo completamente sconosciuti, dettagli tralasciati nella precedente edizione. Una ricchezza che non solo avevo perduto, ma della quale non sapevo l’esistenza.
Ieri ho avuto un’altra spiacevole esperienza dettata dall’introduzione. Ho pescato dalla libreria Le Mille e una notte. Alla fine, è un insieme di racconti, poteva andare bene come lettura serale, sulla copertina campeggia una frase che cerco sempre nei miei acquisti “Edizione integrale”. Ci sono poche pagine di prefazione, le leggo prima di cominciare… e subito scopro che in realtà è una traduzione dal testo francese, senza i pezzi poetici ed epurata dei passi troppo scabrosi, riveduta dal traduttore degli anni trenta… sigh. Non ho speso poi tanto per questa edizione, ma ammetto che un po’ mi rode.
Non vi pare ingiusto mettere “edizione integrale” e poi dire nell’introduzione che non è proprio integrale integrale? Uffa… vabbè. Diciamo che per i miei futuri acquisti cercherò di stare più attenta, di chiedere consiglio alle persone giuste, quando le conosco, e di sfogliare l’introduzione del libro prima di sganciare le cocuzze per l’acquisto.
Voi avete qualche rimpianto relativo ai vostri acquisti librari? O avete scoperto notizie inaspettate dalle introduzioni delle vostre letture?
Baci
G.
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