Appuntamento spaziale – The Outer Worlds
Questo racconto è liberamente ispirato ad una missione del videogioco The Outer Worlds, prodotto da Obsidian Entertainment ed edito da Private Division.
Quella sera la vedevo preoccupata, non a suo agio. Intuivo che fosse successo qualcosa, un buon capitano capisce sempre quando un membro del suo equipaggio ha qualcosa che non va. Non per vantarmi, ma io sono un buon capitano. O meglio un buon capitano contando che mi sono improvvisato nel mestiere, ma questa è un’altra storia.
Parvati era l’ufficiale tecnico della mia nave, una donna intelligente e responsabile. Ogni giorno la mia vita e quella dell’equipaggio erano nelle sue mani. Le dicevo sempre: “Se questa lattina andasse in avaria nello spazio profondo molto probabilmente moriremmo tutti senza di te”. Da qualche giorno però la vedevo strana, poco reattiva e triste. Si notava che stava pensando ad altro mentre controllava i fusibili e i motori.
Da quando siamo atterrati sulla stazione spaziale Groundbreaker e abbiamo parlato con il capotecnico della stazione lei non sembra più la stessa. Oddio sembrava di conoscerla da dieci anni e invece era da neanche un mese che viaggiavamo assieme. Quindi non è che non mi sembrava più se stessa, ma sembrava non avesse ancora esposto parte della sua personalità. La sua continua curiosità e voglia di imparare cose nuove c’erano, ma sotto c’era dell’altro: qualcosa di cui non c’era stato il tempo di parlare.
Parvati era agitata, sudava e farfugliava mentre parlavamo al capotecnico della stazione Junlei. Le due sembravano intendersi a pieno su molte cose e non posso negare di aver visto gli sguardi incrociarsi quando stavamo lasciando la sala macchine.
Dovevo fare qualcosa, come capitano era mio dovere. Credo? Quella sera le ho detto di uscire con me e Felix per andare a bere qualcosa. Almeno si distraeva un po’. Ero sicuro che Felix sarebbe riuscito a tirarla su di morale. Quel ragazzo è un gran chiacchierone di cose a cui nessuno realmente importa, ma gli vogliamo bene per questo. Lui e quel suo stupido sport, il Tossball. Ne parla in continuazione ma non riesco mai a capire che tipo di sport sia. Mi ero messo d’accordo con lui, dovevamo far distrarre e aiutare Parvati allo stesso tempo. Non era una missione facile.
Una volta entrati in quel bar tutto ha iniziato ad essere ancora più strano. Lei non sembrava riprendersi e non aveva molta voglia di parlare di se stessa. Avevo già visto quella scena, la classica scena di chi non parla delle sue emozioni. Nulla di male, ma volevo farle capire che si stava sbagliando e che doveva parlarne. Dopo un paio di birre ha cominciato a vuotare il sacco, finalmente avevo trovato una persona che reggeva l’alcol meno di me! E io che pensavo di essere l’unico caso in tutto l’universo. Ma, come al solito, non si è mai soli in niente.
Parvati e Junlei si sentivano via messaggio ormai da qualche giorno, le due si piacevano. Quello fu sicuramente un passo avanti ma Parvati non sembrava fosse intenzionata a proseguire. Aveva paura ed era invasa da un tornado di emozioni che non era mai riuscita a provare prima. Il primo amore è sempre il più devastante ed è a quel punto che intervenne Felix con un altro dei suoi aneddoti sul Tossball, ma questa volta, forse, ero riuscito a capirlo anche io. Quello che doveva fare non era scappare per paura, ma affrontare il problema e andare avanti. Erano fatte l’una per l’altra, si vedeva lontano un click.
Felix si alza dal tavolo ubriaco e lancia la sua proposta: aiutare Parvati nel suo primo appuntamento con Junlei. Idea grandiosa, in fondo a cosa servono gli amici se non a questo? Lei subito disse di no, ma non puoi dire di no a Felix, soprattutto da ubriaco. Alla fine cedette, buon segno. Non poteva continuare a sopprimere i suoi sentimenti, se avesse ancora continuato sarebbe esplosa.
Nei giorni successivi organizzammo tutto nei minimi dettagli: dal vestito elegante preso in una sfarzosa boutique di Byzantium fino alle decorazioni nella nostra nave. Tutto era stato programmato meticolosamente, sia io che Felix eravamo soddisfatti. Non ricordo quanto spesi per tutto quanto, ma non era il prezzo che mi importava. I crediti in fondo li rubavo.
Vedere Parvati finalmente tornare a splendere non aveva prezzo. All’inizio era titubante sulla scelta del vestito, ma alla fine si è decisa. Il completo che ha scelto era di un verde smeraldo incantevole e lei, in aggiunta, era bellissima. Felix non fece nessun commento che contenesse un aneddoto sul suo sport del cuore. Ottimo segno pure questo, anche lui evidentemente era rimasto senza parole.
L’appuntamento, ovviamente, andò alla grande e l’equipaggio non riuscì a trattenere la gioia. Anche se questo ci ha fatti scoprire: le stavamo osservando e origliando, scambiandoci informazioni continue attraverso le nostre radio. In collegamento c’era persino ADA, l’intelligenza artificiale della nave. Eravamo felici che Parvati fosse felice: più che un equipaggio eravamo una famiglia.
Ora non so dove sia Parvati, ma spero che con Junlei stia andando tutto bene. Certo ora come ora mi farebbe comodo avere il suo aiuto. La peggiore delle mie paure si è purtroppo avverata: la mia nave è in avaria nello spazio profondo. Che cosa posso dire? La vita ha un gran senso dell’umorismo. Sottile e indelicato, ma ce l’ha. Ora devo chiudere il log che il tempo scorre e sono solo a pagina 10 su 3000 di questo comodo manuale che mi ha passato ADA. “Guida pratica su come salvarsi dall’avaria parte uno”. Sento la sua risata robotica riecheggiare per le sale della Unreliable, è probabile si stia prendendo gioco di me.
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