Pierluigi Longo, l’alchimista contemporaneo
Illustratore luminoso e al tempo stesso ipnotico, Pierluigi Longo riesce a mescolare in un entusiasmante melange suggestioni e immagini che tutti abbiamo visto ma nessuno aveva mai pensato usare (e riprodurre) così bene. Siamo sicuri che da qualche parte siete incappati in qualcosa di suo, non volevate, non lo immaginavate, ma eccole lì. Abbiamo semplicemente pensato che rendervele palesi potesse essere il passo successivo per riuscire ad apprezzarle a pieno. Potete giudicarci?
Giunto a Milano dalla natìa Tripoli, dopo aver frequentato il liceo artistico ed essersi diplomato allo IED inizia a lavorare come assistente di Piero Ventura, finché nel 1993 inizia l’attività d’illustratore sia in editoria che in pubblicità, “con una tecnica molto diversa da quella attuale, basata su china e acquarelli”, come ricorda lui stesso: “erano presenti però anche allora ampi riferimenti a stili del passato che permangono tutt’oggi”.
Amante dei collage fin da bambino, con l’avvento del digitale può esplorare ampiamente questa tecnica con cui elabora uno stile personalissimo che regala emozioni ora inquietanti, ora estranianti, comunque brillanti. Collabora da anni con quotidiani come Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, riviste come Abitare, Internazionale, oltre a realizzare copertine di libri Einaudi e Rizzoli, il Saggiatore e Salani… e all’estero con New Scientists, HarperCollins, The Quarterly.
Lo sguardo internazionale gli permette anche di notare le differenze di approccio (anche per lettori e spettatori) nella sua professione nell’ultimo quarto di secolo: “Quando ho iniziato io tutto verteva in gran parte sulle capacità tecniche dell’illustratore, mentre l’immagine come espressione dell’identità dell’autore era poco richiesta e poco praticata. Oggi è l’esatto contrario”.
Non sono poche le sensazioni suscitate dalle sue immagini, che nonostante certi colori sgargianti sembrano a volte scrutare il lettore e farsi quasi inquietanti: ma forse è solo un’impressione, perché sono talmente penetranti che sembrano vive.
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