L’amore ai tempi del Coronavirus
“Noi uomini siamo poveri schiavi dei pregiudizi.”
Ho sempre odiato quegli scritti che partono dalla definizione di ciò di cui si parla. Mi viene in mente ogni volta la mia insegnante di Lettere del liceo, che scuote la testa aprendo un tema random, desolata dalla mancanza di idee di chi pensa che cominciare dal dizionario sia una buona idea. La prof Leonardi è stata una figura che ha segnato la mia adolescenza, come molti profi, ma se scrivo lo devo anche a lei.
Mente acuta nonostante notevoli divergenze di pensiero, l’ho sempre stimata tanto. Moglie di un filosofo e sorella di un prete, anche lui mio insegnante, di quei preti che fanno religione senza paura. Di quelli che ti fanno vedere un film sull’omosessualità e non ha paura di commentarlo con quindicenni per lo più atei andando a mostrare tutto quello che non funziona nella chiesa.
Perché inizio così?
Perché questa persona brillante, letterata, scrittrice, che mi ha spronato a migliorare e mi ha insegnato a continuare a farlo sempre, all’improvviso è stata colpita da una malattia orribile e chissà se e quando si riprenderà. Questa notizia mi ha fatto soffrire molto, mi ha fatto pensare a quanto non sia giusto, a quanto nonostante non la vedessi dai tempi del liceo in qualche modo le fossi ancora affezionata.
E allora mi sono chiesta, in un momento storico in cui tante persone, migliaia, sono colpite da una malattia orribile che non si sa se li farà riprendere, perché non vedo la stessa reazione dispiaciuta che probabilmente c’è stata leggendo la prima parte dell’articolo?
Nemmeno voi la conoscevate la mia prof, però sono sicura che per lei c’è stato un moto, anche piccolo, un sussulto di dispiacere.
Invece, se parlo o scrivo di chi viene colpito dal virus nCoV-2019 c’è un distacco totale.
Perché non si conoscono tutti quelli che sono stati colpiti? Non credo sia questa la motivazione. Allora arrivo al mio punto. Penso che nella nostra vita, così frenetica, così portata all’estremo del lavoro, così votata al denaro e al raggiungimento del successo, ebbene, c’è poco spazio per l’amore.
Ah ah. Frase banalissima vero?
Ma lasciatemi spiegare, esistono tanti tipi di amore. Ce l’hanno insegnato i greci, noi siamo riusciti a dimenticarcelo per bene, così la filosofia e la psicologia cercano di rammentarcelo ogni tanto.Siamo convinti di sapere cos’è l’amore perché ognuno di noi ne ha un po’ nella vita, in qualche forma, ma siamo sicuri di conoscerlo?
Esiste l’amore incondizionato, quello che se anche non è ricambiato non ci fa male ma ci aiuta a guardare in alto e in avanti, quello del coraggio dell’Iliade o quello religioso, la famosa caritas cristiana, o Agape, sempre usato dai cristiani per indicare l’amore divino.
Un po’ troppo?
C’è la Philia, allora, che ormai usiamo anche come suffisso negativo per le ossessioni o le perversioni, ma l’amore di questo genere è quello amichevole, e no, non vale meno di Eros, non pensatelo nemmeno. Eros è l’amore sessuale, il desiderio ardente, e anche lui non è ciò che sembra: non riguarda solo la sfera erotica , ma più che altro ciò che si brama con tutti se stessi, e so che vale per pochissimi, ma per esempio vale anche per la conoscenza, pensate un po’. Poi c’è Anteros, l’amore corrisposto o non corrisposto, quello legato da un filo, per così dire, che intreccia due elementi ma non necessariamente nella stessa direzione.
L’elenco va avanti ma non è questo il punto, se siamo colti da Imeros, la passione del momento o il Pothos dei nostri sogni.
Esistono tante sfumature dell’amore, e nessuna definizione potrà mai darci una vera rappresentazione di ciò che sentiamo. E non solo verso la persona amata, mi riferisco a tutte le persone con cui interagiamo, verso chiunque c’è sempre un sentimento, una sensazione, derivata dall’interazione. Così ci proviamo anche con le arti, pittoriche, letterarie, musicali… a dare un senso più completo, ma ugualmente sappiamo che dentro di noi proviamo certe cose, e queste certe cose sono tanto identiche quanto dissimili da quelle di chiunque altro.
Allora, tutto questo insieme di definizioni, tentativi di rappresentazione, sentimenti reali… non è troppo? Come fa tutta questa complessità ad andare d’accordo, a convivere, a coesistere, con tutto il resto che occupa la nostra vita?
Come facciamo ad avere il tempo per dedicarci a pensare ai nostri sentimenti?
E così, io credo, che ci siamo dimenticati dell’amore.
Non in tutte le sue sfumature, certo, ma l’abbiamo appiattito e ridotto al nostro circondario. Tuttavia, l’amore, la compassione, l’empatia, sono tutte parti dello stesso insieme e io credo nel fatto che se ci fermassimo anche solo dieci minuti al giorno, chiudendo gli occhi e respirando a fondo, riusciremmo a pensare e tenere conto delle nostre sensazioni, e a trovare un po’ di amore, compassione ed empatia tra tutti i nostri impegni e tutti i nostri doveri.
Perché il nostro dovere numero uno, è essere degli esseri umani decenti.
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