Maria Augusta Cavalieri, la grazia spumeggiante
Nata a Firenze nel 1900, Maria Augusta Cavalieri è un’illustratrice misconosciuta ma soave, coinvolta giovanissima dal padre Luigi per Le avventure di Pinocchio nel 1924 e poi copertinista sempre insieme al suo… augusto genitore per le collane Grandi Romanzi (poi ribattezzata Biblioteca delle Signorine), La popolarissima (edizioni economiche di titoli da diverse collane Salani, come Le novelle delle fate nel 1928 e Sussi e Biribissi nel 1935) e soprattutto la Biblioteca dei Miei Ragazzi, “dove dal 1931 al 1938 con il suo limpido déco allestisce una comédie enfantine al femminile, di grazia spumeggiante, sintetizzando i contenuti in perentorie e fiabesche scene complessive che raccordano i piatti dei volumi” (cioè le copertine davanti e dietro, in termini tecnici), come ha ben sintetizzato la storica Paola Pallottino nel catalogo della emozionante mostra sui 150 anni Salani al Castello Sforzesco di Milano di quasi dieci anni fa. Qui sotto, un esempio: Raccontami una novella del 1931, tra i molti originali presenti nell’esposizione (che speriamo di rivedere presto, oltretutto meritoriamente gratuita).
Purtroppo la perdita dei genitori (in particolare nel 1940 quella del padre, unico a riconoscerla legalmente) porta l’autrice ad abbandonare il forte legame con la casa editrice fondata da Adriano Salani e a un continuo peggioramento delle condizioni mentali, che la condurranno a finire i suoi giorni in casa di cura. Ma la bellezza smagliante del suo lavoro rimane intatta, testimoniata da segnalazioni tuttora visibili su spazi web italiani e internazionali.
Oltre al benemerito archivio storico Salani, vi invitiamo a cercare su Internet il lavoro della prima donna che ha illustrato il burattino di Collodi (e che in realtà è una marionetta senza fili…), oltre che sul nuovissimo volume della stessa studiosa Paola Pallottino Le figure per dirlo – Storia delle illustrartici italiane (Treccani, 2019) che sana il grande silenzio delle autrici negli ultimi secoli… tante e brave, eppure quasi sempre sconosciute o volutamente dimenticate.
Anche queste nostre poche righe vogliono essere un doveroso omaggio e un affettuoso ricordo a una delle tante figure nascoste che hanno accompagnato le generazioni non ancora a continuo rischio d’annegare nel diluvio di immagini della modernità. Per (ri)apprezzarle con gratitudine.
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