Non solo panda in Cina!

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Non solo panda in Cina!

 

Quando si parla di Cina, viene in mente Pechino, la Muraglia, la Città Proibita, l’Esercito di Terracotta a Xi’an, Shanghai e i suoi scorci incredibili… eppure surprise surprise, la Cina non è “soltanto” questo. Allora mi direte che ci sono panda, riso e contraffazione di plastica.

Ebbene, oggi voglio farvi esplorare tutto (no, in realtà, solo in minima parte) ciò che la Cina sembra non essere.

La Cina è tanto cibo di strada, lo streetfood che adesso da noi fa moda ma che da millenni fa parte della cultura culinaria della terra di mezzo. Si possono assaporare passeggiando spiedini di carne, crepes vegetariane a base di erba cipollina e cavolo cinese, panini di carne di maiale stufata immersa nelle spezie… ma il piacere di sedersi a tavola e condividere è un fatto che in quanto italiani dovremmo ben comprendere e sentire vicino a noi.

Una delle esperienze (perché molto spesso non si tratta di un semplice piatto ma di una vera e propria esperienza) da provare assolutamente è quella dell’hotpot, o huoguo, in cinese. Ci si siede attorno al tavolo e al centro viene posto un pentolone pieno di brodo, spesso diviso in piccante e non piccante (oppure piccante e piccante-mortale, in alcune zone), dopodiché tutti insieme si decide che tipi di carne, verdure e pesce si voglia cuocere al suo interno. Si tratta di un momento molto conviviale, e non importa sia inverno o estate, in Cina mangiare caldo è sinonimo di salute e quindi anche se fuori ci sono 30 gradi, è sempre la stagione giusta per mangiare la pentola di fuoco.

Potremmo stare qui a parlare di cibo per sempre, ma la Cina è molto altro, per esempio differenziazione e integrazione. Esiste una piccola antica città alle porte di Guiyang nel sud della Cina, che si chiama Qingyan, che è stata costruita nel 1378 come base strategica militare, con la sua “muraglia” ed edifici in pietra. Già il materiale di costruzione lo fa sembrare un qualcosa di atipico in un Paese dove il legno è l’elemento principale dei monumenti più famosi come Città Proibita, Palazzo d’Estate eccetera. Però la Cina ha sempre avuto un forte legame con la sua terra e per questa ragione, in una regione montuosa come quella del Guizhou, le costruzioni in pietra non sono rare. In Qingyan sembra che il tempo si sia fermato: per quanto turistica, tutto ciò che si vede è reale, in una contraddizione molto cinese, difficile da spiegare e concepire senza averci mai messo piede. Le persone che la abitano e che vi lavorano sono di etnie e religioni diverse, ci sono templi buddhisti e taoisti, chiese cristiane e cattoliche. Negozietti, turisti e souvenir convivono pacificamente come fin dalla sua edificazione, rendendola un luogo di arte e quasi magico, dove ci si può immergere in esperienze ancora più coinvolgenti come fare taichi.

 

Sì, perché come sicuramente saprete, Cina è anche arti marziali. Il taijiquan (così si chiama in cinese) è una pratica ormai molto nota anche in occidente, ma vederla e viverla nel suo Paese di origine è tutt’altra cosa. Avete mai provato a respirare profondamente, muovendo lentamente ogni parte del vostro corpo, lasciando che tutto scorra in voi e attraverso voi? Non è così semplice naturalmente, ma in un posto come Qingyan, indugiare in queste movenze può farci vivere ancora più a pieno la sensazione che questo piccolo villaggio emana.

Ma soprattutto, la Cina è natura.

Il doppio legame che unisce l’uomo alla sua terra è molto complicato, basti pensare al problema dell’inquinamento che da qualche decennio sferza quella parte di mondo. Eppure se andate in un parco cinese, vedrete tanti ma davvero tanti ettari di verde rigoglioso curato e sano, così tanto che è inevitabile chiedersi, ma come fa a essere così bella la natura in un posto così inquinato dall’uomo? La risposta è lunga e variabile, ma in breve, sempre la stessa: la Cina è grande e grandi sono anche le differenze ambientali. L’area della regione Guizhou è poco inquinata, perché fino a pochissimi anni fa era troppo impervia per svilupparsi economicamente, e quando l’evoluzione è arrivata lì, la tecnologia era già sufficientemente avanzata da non andare a fare troppi danni all’ambiente. Proprio in questa regione sorge una delle zone più incontaminate e meravigliose del mondo, la riserva naturale della montagna di Fanjing.

Si tratta di una montagna sacra buddhista, con quasi 9000 scalini per raggiungere la vetta dei due templi uniti da un ponte sospeso a 2500m, ma è anche una riserva della biosfera e unico ecosistema pressoché vergine al mondo a quella latitudine, con specie endemiche di fauna e flora:  oltre a tutto ciò è un luogo mozzafiato.

Nella zona limitrofa (attenzione che una cosa limitrofa in Cina è sempre almeno a qualche centinaio di chilometri!) dei parchi del Sichuan nella riserva naturale nazionale di Wolong, la natura è altrettanto magnificente. Questa è invece la parte centrale dei Santuari del Panda gigante del Sichuan, un altro dei patrimoni naturali del mondo in Cina. Completata nel 1963, la Riserva naturale nazionale di Wolong è la prima, la più grande e la più famosa riserva di panda in Cina. È stato inserito nella rete della Riserva dell’Uomo e della Biosfera dall’UNESCO nel 1980. Con il clima caldo e umido favorevole ai bambù, il cibo preferito dai panda, è un luogo ideale per la vita e la riproduzione di panda giganti. Al termine tempo a disposizione per pranzo libero. Nelle riserve intorno, come quella di Dujiangyan, sono in atto programmi di volontariato per salvaguardare questa specie, e le attività nel rispetto ed educazione nei confronti della natura sono sempre più in crescita. Ovviamente ci sono ancora tanti passi da fare nel progresso, ma sicuramente la via è quella giusta.

Quindi sì, la Cina è anche panda, ma solo alla fine, dopo aver visto tutto il resto.

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